la decisione di giacarta di vietare il visto ai ginnasti israeliani

Da Israele all’Indonesia, la chimera della neutralità sportiva

Il governo di Giacarta ha negato i visti agli atleti israeliani iscritti ai Mondiali di ginnastica artistica 2025. La contraddizione tra neutralità proclamata e militarizzazione praticata rivela un paradosso strutturale: lo sport pretende di essere apolitico, ma si regge su dispositivi profondamente politici. La governance sportiva internazionale deve reagire. Può farlo responsabilizzando sé stessa, le atlete e gli atleti. In primis abolendo la regola 50 della Carta olimpica che silenzia il legittimo dissenso, relegando i protagonisti della scena agonistica a complici di una narrazione imposta

La neutralità sportiva è un principio tanto nobile quanto fragile: non una condizione naturale, bensì una promessa, spesso disattesa. Ogni evento sportivo è ospitato da uno stato e ciascun atleta che vi partecipa porta con sé la sua storia personale e un passaporto, con la storia di un popolo. Qualsiasi scelta relativa a chi può gareggiare, chi può varcare il confine del paese ospitante, è già una forma di schieramento. Nell’annoso scontro sul doppio standard tra il trattamento riservato a Russi

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