Più persone fuori che dentro allo stadio

La protesta va oltre Italia-Israele: così il calcio popolare si ribella all’élite

Uno scatto della manifestazione dello scorso 4 ottobre a Roma (Credits: Chiara Gioncardi)
Uno scatto della manifestazione dello scorso 4 ottobre a Roma (Credits: Chiara Gioncardi)

Da un lato il business di chi mette tutto a profitto, dall’altro migliaia di appassionati, tifoserie organizzate e società sportive dilettantistiche, che fuori dallo stadio di Udine protesteranno prima e durante la partita chiedendo l’espulsione della Nazionale e dei club israeliani dalle competizioni internazionali. Luca Pisapia: «In Fifa non si può pronunciare la parola Israele». Viaggio tra le realtà che saranno in piazza e che vedono il calcio come collante sociale, combattendo l’idea dello sport come sola industria dell’intrattenimento

«Vogliamo restituire l’idea che il calcio non sia qualcosa di completamente scollegato dalla realtà, ma al contrario debba essere necessariamente ancorato ai territori e ai valori della gente. E la gente oggi vuole la fine del genocidio a Gaza». Ha le idee chiare Gabriele Granato, attivista di Calcio e Rivoluzione, collettivo nato a Napoli quasi 15 anni fa e oggi diventato tessitore di una rete di squadre di calcio popolare che va da nord a sud del paese. Calcio e Rivoluzione è una delle organiz

Per continuare a leggere questo articolo