Italia-Polonia, eterno déjà-vu. Quel sano antagonismo tra due scuole di pallavolo

In questo mondo di scambi, schiacciate, muri, tie-break, alzate e bagher, c’è una rivalità che è già diventata un classico. Ecco Italia-Polonia, la partita della verità. La squadra di Fefé De Giorgi sabato affronterà i polacchi per la rivincita della rivincita della rivincita. Questa volta a Manila, nelle Filippine. È la semifinale mondiale. Il ct azzurro mette su il sorriso buono: «Siamo contenti di giocarci le medaglie. Non è facile rimanere nell’eccellenza, ma ora vogliamo goderci tutto questo». Per molti Italia-Polonia è una finale anticipata. Per altri è l’espressione delle due massime potenze della pallavolo mondiale, una specie di resa dei conti ogni volta che si sfidano (e non serve una finale per scoprirlo). Dopo aver battuto il Belgio, Giannelli & co. hanno capito qualcosa in più delle loro anime. Ma niente misticismi: per giocare bene bisogna martellare e l’Italia sa come farlo. La Polonia, invece, ha liquidato la Turchia in tre set quasi senza storia e ora vuole fare lo stesso con l’Italia. Due anni fa, dopo la finale dell’Europeo, i due ct De Giorgi e Grbic si presentarono davanti alle tv e si strinsero in un abbraccio. Fu un momento di sport purissimo e commovente. E De Giorgi, che aveva perso, disse: «Avremo altre occasioni». Era vero. La storia di questa rivalità è ormai un contemporaneo déjà-vu. Simone Anzani, leggerezza e responsabilità: «Siamo ai Mondiali per arrivare in fondo» Botte e risposte Da quando la Polonia è entrata nell’Unione europea, l’Italia è diventata una delle mete principali per i lavoratori. Oggi vivono qui quasi centomila polacchi residenti stabilmente soprattutto al Nord e al Centro. Sono due nazioni che nella storia hanno condiviso destini e fragilità: emigrazione, ricostruzione, volontà. E il bisogno di sentirsi orgogliose attraverso lo sport. Era stato un altro Mondiale di pallavolo, quello del 2022, a scatenare l’agonismo tra queste due nazionali. Si giocava a Katowice, a casa loro. Gli azzurri persero il primo set, poi la ribaltarono. Il titolo di campioni del mondo mancava all’Italia da 24 anni, un’eternità. «È un trionfo speciale, i miei ragazzi sono straordinari». Quel ricambio generazionale che De Giorgi aveva iniziato un anno prima sbocciò lì, in quella notte fatata. Quel che è venuto dopo è stato solo una conferma della forza italiana. In Italia, il volley non è una religione. È di più, se possibile. L’espressione di un movimento giovane, fiero, entusiasmante. Capace di lanciare i talenti, per davvero. In questi anni, parlando dei suoi giocatori De Giorgi ha sempre rimarcato la faccia pulita e quel senso di attaccamento che serve per vincere. Anche se poi, a dire il vero, qualche delusione c’è stata. A Roma, per esempio, quando la Polonia chiuse 3-0 la finale dell’Europeo in quello che era stato un replay del mondiale. O in Nations League, a Ningbo, Cina, con i polacchi che erano riusciti a battere di nuovo gli azzurri. Nessuno l’ha mai vista come una tragedia. Ma certo quella di sabato è una partita che serve per ristabilire l’equilibrio di risultati. C’è un sottotesto che rende Italia-Polonia qualcosa di più di una semplice partita. In nessun altro sport c’è questo (sano) antagonismo. Zibì Boniek (bandiera della Juve e della Roma) è stato lo sportivo polacco più celebre in Italia, tanto da essere ancora oggi un ponte tra i due paesi. Nel basket ci fu un Italia-Polonia per il pass Mondiale 2019: vinsero loro, azzurri travolti. Se nel calcio è rimasta una pagina degli anni ’80 (ve la ricordate la semifinale del Mundial1982? Doppietta di Paolo Rossi per volare in finale), nel volley di oggi è un romanzo a ogni torneo. De Giorgi, schiacciate e umanità: «Il rancore non porta nulla di buono» Le differenze Italia e Polonia giocano pallavolo diverse. Ma entrambe ammantate di una forza e di un coraggio che nessun’altra nazione possiede. Gli azzurri basano il proprio stile su un gioco aggressivo a rete e una ricezione solida: l’ultimo quarto di finale ha fatto vedere come gli azzurri servano ad altissimo livello (8 ace a fronte di soli 7 errori nel 3-0 al Belgio) e mostrino un muro e una difesa molto efficaci. Per imporre il ritmo dello scambio, De Giorgi punta inoltre sulla continuità tecnica: intensità in battuta, efficacia a muro, copertura in difesa. Ma in attacco si alternano soluzioni con Michieletto e Bottolo supportati dai colpi di Romanò. L’intelligenza di Giannelli è rapida e varia. Insomma, il collettivo è la vera forza. Volley, Italia campione del mondo dopo 23 anni. E Mattarella invita le azzurre al Quirinale L’acuto dei singoli, soprattutto in terminali offensivi, è invece la vera forza della Polonia. Wilfredo León è la principale bocca da fuoco («Il più grande pallavolista al mondo», lo aveva definito il New York Times), mentre Semeniuk e Kurek garantiscono efficacia. Polonia e Italia non sono le stesse del 2022. La squadra di Grbic è cresciuta, si è fatta più tenace. E vanta un gioco più fisico e diretto rispetto al passato, in cui viene privilegiata la pressione a rete sia con la battuta che con il muro. Tutto a scapito di un’organizzazione iniziale meno ragionata rispetto all’Italia. Giannelli, con quel suo pizzetto da vecchio cowboy, ha sempre detto che «la Polonia ha tantissime soluzioni offensive». Un plus che ha permesso ai polacchi di guadagnarsi la scena mondiale e di restare lì, sotto i riflettori. Italia permettendo.