L’eccezione Leonardo Fornaroli: il campione italiano di Formula 2 giunto tra i grandi senza un’Academy

Novembre 2025 è stato un mese che l’automobilismo italiano ricorderà a lungo. Il successo della Ferrari nel WEC (World Endurance Championship) per l’unico titolo - quello piloti - che ancora mancava nella ricca bacheca di Maranello; il secondo posto di Andrea Kimi Antonelli nella gara di Formula 1 in Brasile, che ha riportato il tricolore su quel gradino del podio sedici anni dopo l’ultima volta (nel 2009 toccò a Jarno Trulli su Toyota a Suzuka); la vittoria di Leonardo Fornaroli del campionato di Formula 2, arrivata in Qatar con una gara di anticipo e che ha bissato il successo ottenuto dal pilota piacentino l’anno prima in F3. Invicta Racing's Italian driver Leonardo Fornaroli celebrates his Formula 2 title ahead of the Formula One Qatar Grand Prix at the Lusail International Circuit in Lusail on November 30, 2025. (Photo by Andrej ISAKOVIC / AFP)AFP Unendo i puntini tra Antonio Giovinazzi (uno dei tre piloti dell’equipaggio della Ferrari 499P vittoriosa nel WEC), Antonelli e Fornaroli, si ottiene passato, presente e futuro dell’Italia motoristica. Solo due anni fa, i nostri colori erano una nota a margine all’interno del Circus di F1. Anzi, nemmeno più quella, dopo che a fine 2021 Giovinazzi aveva chiuso la sua esperienza in chiaroscuro con l’Alfa Romeo/Sauber. Come team principal c’era Frederic Vasseur e le cose tra i due non funzionarono, per usare un eufemismo. Quando poi dalla Cina arrivò la moneta sonante portata da Guanyu Zhou, il finale era già scritto. Benvenuto, giovane Kimi: ecco la vita da pilota che ti aspetta La scelta di non pagare un’academy Sono bastate due stagioni per ribaltare tutto, con l’Italia che adesso ritrova un pilota titolare in un team di vertice, la Mercedes, e un bicampione di categoria fresco di ingaggio nel Driver development programme della McLaren. Ma storia e percorso di Antonelli e Fornaroli non avrebbero potuto essere più diversi. Monza 2024, primo weekend di settembre. Mentre Antonelli fa il suo debutto ufficiale sulla Mercedes, guidando nel primo turno di prove libere con la W15 di George Russell, Fornaroli vince il campionato di F3 grazie a un sorpasso sulla Parabolica, all’ultimo giro, che gli vale il secondo posto finale, permettendogli di scavalcare in classifica un altro nastro nascente dell’automobilismo italiano, Gabriele Minì. Il quale sarà successivamente squalificato per irregolarità tecniche della sua monoposto, ma in pista nessuno poteva sapere e quindi è stata gara vera. Fornaroli era l’unico tra i cinque piloti che si giocavano il titolo a non appartenere a nessuna Academy di team di F1. Una difficoltà ulteriore nella già tortuosa strada che porta alla Formula 1, nel cui imbuto in entrata risulta spesso più agevole infilarsi se si appartiene alla scuderia giusta, piuttosto che dai risultati ottenuti in gara. Nella testa di un pilota: la palestra mentale dove si insegna la perfezione Gli esempi si sprecano, ma non si tratta di un giudizio sul valore e sul talento dei piloti, quanto sulle opportunità. Oliver Bearman, Academy Ferrari, ha ottenuto un posto in Haas, motorizzata dalla casa di Maranello, nonostante una F2 vissuta da comprimario. Lo stesso Antonelli, Mercedes, ha mandato qualche lampo nella categoria cadetta, ma non ha fatto sfracelli. Isack Hadjar, Academy Red Bull, si è visto sfilare da Gabriel Bortoleto, McLaren, il titolo di F2, ma è stato promosso lo stesso. Tutte operazioni, con il senno di poi, vincenti, ma che certificano quanto sia importante avere le spalle coperte da un grande team. Nel 2026 in Racing Bulls arriverà Arvid Lindblad, sesto quest’anno nella F2 vinta da Fornaroli. L’italiano invece, rookie campione della categoria come in passato solo Charles Leclerc, George Russell, Oscar Piastri e Bortoleto, dalla sua parte ha potuto contare unicamente sui risultati, visto che ha deliberatamente scelto, in accordo con il proprio manager Gianpaolo Matteucci, di non entrare a far parte di un’Academy, ritenendo ingiusto pagare per indossare i colori di una scuderia di F1. L’imbuto avrebbe tentato di superarlo solo con le proprie forze. Né sdraiati né schiacciati dal Covid. Da Curtis ad Antonelli, i ragazzi che fecero l’impresa Traiettorie opposte Non esiste una via giusta per arrivare in F1, solo una concatenazione di opportunità da cogliere al volo, oltre a tanto duro lavoro. La traiettoria di Fornaroli è stata l’opposto di quella di Antonelli, il bolognese talento precoce intercettato dall’occhio attentissimo di Toto Wolff e inserito nel programma junior Mercedes attraverso un percorso pensato e strutturato passo dopo passo, che lo ha visto conquistare almeno un titolo all’anno tra il 2018 e il 2023, prima del doppio carpiato F4-F2-F1 in due stagioni. Il piacentino invece ha guidato sottotraccia fino alla F4, con tanti piazzamenti, notevole continuità ma poche vittorie. Anche il titolo di F3 lo ha vinto senza mai tagliare per primo il traguardo. In F2, invece, quattro successi e un rendimento di alto livello. Quello che appartiene già ad Antonelli, il cui anno di apprendistato sul campo, in F1, è stato superato a pieni voti, in un percorso di crescita in pubblico che lo ha visto brillare, poi cadere, imparare a rialzarsi e riprendere a correre. La pole nella Sprint di Miami (più giovane poleman di sempre in F1), il podio in Canada, il black out europeo, lo scatto psicologico post-Zandvoort, sino al finale in crescendo, sempre con il ritmo dei primi cinque, spesso davanti al compagno di squadra Russell, una che la Mercedes la guida dal 2022. Si, nell’automobilismo, finalmente, l’Italia s’è desta. Dalla provincia al mondo intero. L’impronta di Andrea Stella sui successi della McLaren