Da Guardiola ai signori della guerra, la doppia vita dello sceicco al-Nahyan

Cargo segreti e mercenari stranieri. La guerra civile in Sudan non è solo una delle peggiori crisi umanitarie in corso, ma nasconde anche un legame tra la famiglia regnante emiratina degli al-Nahyan e le Rapid support forces (Rsf) sudanesi. La mano invisibile che tesse le fila di queste relazioni sarebbe Mansour bin Zayed al-Nahyan, lo sceicco ombra, meglio noto al mondo come proprietario del Manchester City. La guerra civile in Sudan è in corso dal 2023 e ha già causato 150mila morti e 13 milioni di sfollati. Le Rsf controllano ampie zone nella regione del Darfur, usando armi e droni all’avanguardia. Dall’inizio del confitto, trapelano voci su un possibile coinvolgimento diretto degli Emirati arabi uniti (Eau) che però hanno sempre smentito ogni accusa. Almeno mille persone sono morte in una frana nella regione sudanese del Darfur Lo sceicco ombra della famiglia al-Nahyan Gli al-Nahyan regnano negli Emirati dal 1971. Il potere è nelle mani dei «fratelli Bani Fatima», ovvero i sei figli della moglie prediletta del capostipite, lo sceicco Zayed bin Sultan al-Nahyan. Tre di loro governano il paese: al vertice Mohammed bin Zayed, sotto di lui Tahnoon, e infine Mansour. Suo il compito di rimodellare l’immagine internazionale del paese, investendo nella cultura e nello sport. Mansour, 54 anni, è vicepresidente e vice primo ministro degli Eau, nonché ministro della Corte presidenziale. Presiede la Banca centrale degli Emirati e possiede la Mubadala Investment Company, fondo sovrano da 330 miliardi di dollari. Oltre a essere un amante degli yacht, Mansour, con il City football group, è proprietario di diverse squadre in tutto il mondo. La più famosa è il Manchester city, ma ci sono anche i club di Melbourne, Mumbai, Yokohama, New York e Palermo. Si aggiunge anche un impero mediatico alle spalle, grazie a diverse partnership con la British broadcasting e la Cnn. Nel 2023 ha concluso un accordo da 600 milioni di dollari per acquistare il quotidiano inglese Daily Telegraph. Il tentativo venne bloccato sei mesi dopo dal governo britannico con una legge che limita la proprietà straniera dei giornali. Sudan, il terzo anno di una guerra senza speranza I signori della guerra Il ruolo di Mansour però non si limita a questo. Descritto come un uomo dalla personalità camaleontica, lo sceicco è sempre rimasto lontano dai riflettori, scomparendo dietro i due fratelli maggiori. «È il faccendiere, il gestore, colui che viene inviato in luoghi senza molto glamour o pubblicità, ma che sono importanti per gli Emirati», ha detto al New York Times Andrew P. Miller, ex diplomatico statunitense. Nel 2011 le primavere arabe fanno tremare gli al-Nahyan. I governi cadevano e gli sceicchi iniziarono a intervenire per reprimere le insurrezioni popolari che avrebbero potuto coinvolgere anche gli Emirati. Ai gruppi ribelli di Egitto e Libia arrivarono grossi finanziamenti dagli Eau, che intanto stringevano alleanze con i signori della guerra locali. Erano uomini sgradevoli ma importanti per Abu Dhabi e il compito di gestirli era affidato a Mansour. Per la Libia «l’eletto» fu Khalifa Haftar, a cui arrivarono carichi di armi e finanziamenti, violando tra l’altro gli embarghi internazionali. Gli Eau aprirono così una via diplomatica, militare ed economica verso l’Africa, continente ricco di porti e materiali preziosi. Negli anni gli sceicchi hanno investito miliardi nelle miniere africane e solo nel Darfur ci sono cinque punti importanti per l’estrazione di oro. In Sudan l’uomo che di fatto le sfrutta è il comandante delle Rsf, il generale Mohamed Hamdan Dagalo. Il fratello, è il presidente della al-Junaid, compagnia che commercia in miniere, trasporti, ferro e acciaio. La vita spregiudicata del Manchester City: sfida alla Premier per non affondare Mohamed Hamdan Mansour era entrato in Sudan già prima della guerra civile. L’incarico era quello di avvicinarsi al presidente Omar al-Bashir, al tempo troppo allineato all’Iran. Miliardi di aiuti emiratini affluirono in Sudan ottenendo in cambio un aiuto militare dal governo africano nello scontro tra Abu Dhabi e lo Yemen. È qui che entra in gioco Hamdan perché tra le truppe sudanesi inviate c’erano proprio le sue Rsf. Il comandante è oggi considerato uno dei principali responsabili delle atrocità sistematiche commesse in Sudan. L’Unione europea ha anche avviato diverse sanzioni contro la Red rock mining company, istituto di credito in gran parte di proprietà della famiglia Dagalo, di cui il generale si serve per finanziare le Rsf. Il governo emiratino e Mansour sostennero il golpe di Hamdan nel 2021, per poi accoglierlo ufficialmente ad Abu Dhabi in due occasioni. La prima durante una fiera di armamenti negli Eau, mentre la seconda al palazzo reale nel febbraio 2023, a poche settimane dal conflitto sudanese. Gli Emirati hanno sempre negato che il legame persista ancora oggi, ma gli Stati Uniti, come riporta il New York Times, hanno intercettato in questi due anni regolari telefonate tra il generale e Mansour. Social e satelliti, un faro sulla guerra in Sudan: in 10 mesi 108 villaggi sono stati dati alle fiamme Armi e mercenari Le Rsf dal 2023 si scontrano con le Forze armate sudanesi (Saf), le truppe regolari guidate da Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, de facto il presidente. Al-Burhan come Hamdan è stato accusato e sanzionato da diversi enti internazionali per crimini contro la popolazione. Da mesi le Rsf colpiscono con azioni mirate le infrastrutture strategiche delle Saf, usando droni e armamenti sofisticati di produzione estera, nonostante un embargo delle armi penda sul paese. Molte arrivano dagli Eau. Ad aprile il Guardian ha visionato un rapporto del Consiglio di sicurezza Onu che parla di «molteplici» voli partiti dagli Eau verso l’aeroporto di Amdjarras in Ciad, al confine con il Sudan. I voli, che hanno cercato di evitare il tracciamento, arrivano con una frequenza tale per cui nel documento si parla di un «ponte aereo regionale». Non ci sono prove sul contenuto dei cargo, ma proprio lì nel 2023 gli Eau hanno costruito un ospedale da campo per i rifugiati sudanesi. Viene interamente gestito ancora oggi da due fondazioni di Abu Dhabi. «All'inizio erano i russi, la Wagner (compagnia militare legata a Mosca, ndr) e lo stato. Ora mi dicono che sono gli Emirati Arabi Uniti a sostenere le Rsf». Sono le parole di un anonimo ufficiale dell'intelligence del gruppo ribelle, ottenute in esclusiva da Sky News. Non più eserciti, ma mercenari. Chi combatte le guerre oggi Le tratte aeree non vengono usate solo per trasferire armi, ma anche per fornire mercenari alle Rsf. Un’inchiesta di La Silla Vacía, quotidiano colombiano, sostiene che da Bogotà sono partiti circa 400 mercenari verso il Sudan. A guidarli, un colonnello in pensione dell’esercito colombiano, Álvaro Quijano, collaboratore della Global security service group, società di sicurezza privata emiratina e prima appaltatrice della sicurezza armata negli Eau. I voli partono da Abu Dhabi e atterrano a Bosaso, in Somalia, per poi raggiungere via terra il Sudan. Un documento presentato a settembre al consiglio di sicurezza dell’Onu da un delegato sudanese parla di almeno 248 voli partiti dagli Eau con questo scopo. Uno di questi è stato abbattuto ad agosto dalle Saf, uccidendo 40 mercenari.