nel weekend le ultime due gare

Non solo sportwashing: i Mondiali di ciclismo in Ruanda stanno davvero aiutando il movimento africano

Hermionne Ahouissou al Mondiale di ciclismo in Ruanda (FOTO AFP)
Hermionne Ahouissou al Mondiale di ciclismo in Ruanda (FOTO AFP)

Un milione di persone al giorno lungo la strada, scuole e uffici chiusi per permettere a tutti di esserci, 350 milioni di telespettatori da 124 paesi. Uno spettacolo che non basta a nascondere le enormi criticità, dai sospetti di corruzione alla guerra al confine con il Congo, fino ai sospetti di violazione dei diritti umani da parte del regime di Kagame, accusato di usare lo sport per ripulire la sua immagine. Ma i numeri dicono che l’obiettivo dichiarato di accompagnare il ciclismo africano nel suo sviluppo è stato raggiunto. Anche se sulla competitività c’è ancora molta strada da fare

C’è il bianco e nero, c’è il colore, e poi ci sono le immagini del primo Mondiale di ciclismo in Africa, a tinte così violente da sembrare tridimensionali. La prima eredità che Ruanda 2025 lascerà sarà proprio questa bellezza struggente squadernata davanti agli occhi del mondo: un milione di persone al giorno lungo la strada, scuole e uffici chiusi per permettere a tutti di esserci, 350 milioni di telespettatori collegati in diretta da 124 paesi. Che ieri hanno assistito allo show dell’italiano

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