Mauro Fabris: «Le partite di pallavolo in onda sui social delle atlete. Lo stato ci aiuti: l’eccellenza si coltiva»

La pallavolo è il simbolo di un’Italia sportiva che vince, emoziona, unisce senza distinzione di sessi. Il doppio titolo mondiale conquistato dalla Nazionale femminile di Velasco e da quella maschile di De Giorgi ha aumentato la percezione del volley nell’opinione generale. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel ricevere le due squadre azzurre al Quirinale, ha esteso il ringraziamento ai grandi club, alle piccole società, ai dirigenti, riconoscendone il ruolo di motore dell’intero movimento. L’appeal mediatico certifica il trend in crescita, nella classifica digitale spicca in particolare l’audience totale della Lega volley femminile (LVF) che arriva dietro solo alla Serie A di calcio. Nella stagione 2024-2025 la fanbase è stata di oltre un milione (1.166.7190). Traduzione: il campionato delle donne del volley è lo sport indoor con il maggior seguito sui social. Mauro Fabris, lei dal 2006 è il presidente della Lega pallavolo Serie A femminile. Come si traduce in termini pratici, all’interno dei palazzetti dello sport italiani, il valore del titolo di neocampionesse del mondo arrivato a un anno di distanza dallo storico oro olimpico? I successi delle azzurre sono figli anche del nostro campionato super competitivo, riconosciuto come il più importante al mondo. È un vaso comunicante, l’uno è figlio dell’altro. Penso per esempio alla battaglia durissima che, come Lega, abbiamo combattuto tre anni fa per non ridurre il numero delle straniere in campo. Una riduzione avrebbe limitato l’agonismo, noi invece abbiamo fortemente voluto mantenere la competitività della Serie A. In Italia arrivano oltre 100 atlete che provengono da 40 paesi in rappresentanza di quattro continenti. I fatti hanno dimostrato che è meglio averle in campo che fuori. Lo abbiamo visto anche all’ultimo Mondiale, le azzurre più giovani non hanno alcun timore reverenziale quando vengono chiamate in causa, perché sono abituate a giocare ogni settimana contro avversarie come la fuoriclasse brasiliana Gabi. Abbiamo dato ai club la possibilità di poter coltivare i talenti del futuro, alcune ragazze sono poi state indirizzate dalla Federazione nel progetto Club Italia (la squadra formata dalle giovani promesse che milita nel campionato A2 per fare esperienza, ndr). I nostri club hanno dominato negli ultimi due anni, vincendo tutti e tre i trofei europei con Conegliano, Novara, Roma, Chieri e anche l’ultimo Mondiale per club sempre con l’Imoco Conegliano. Da qui in poi la nostra missione è mantenere elevata la qualità del nostro campionato. Una Nazionale vincente si costruisce in campionato. E in Italia c’è ancora da fare L’unico vero metro di paragone, in termini di qualità agonistica, è il campionato della Turchia dove i club più vincenti (Fenerbahçe, VakifBank, Eczacıbaşı) offrono ingaggi elevati anche grazie ai finanziamenti delle istituzioni pubbliche. In Italia si registra un pubblico senza precedenti nei palasport con oltre 500mila presenze nel 2024-2025 (+20% in tre stagioni), però il movimento non riesce a generare risorse autonome sufficienti. In Italia Il 90% delle entrate dei club deriva dagli investimenti delle singole proprietà e dagli sponsor, non c’è un euro pubblico. Dobbiamo essere noi ad attrarre risorse. Ecco perché abbiamo deciso di rivoluzionare tutto, scegliendo una nuova strada, affidandoci al fondo di investimento Njf Holding guidato da Nicole Junkermann, con l’obiettivo di sviluppare in modo innovativo la diffusione della pallavolo femminile. È stata costituita una nuova società, “Spike Media”, di proprietà al 60% della Lega e al 40% di Njf. Quali sono questi cambiamenti? Da quest’anno ci occupiamo noi personalmente dei diritti del marketing e della pubblicità, gestendoli tramite la Spike Media. I primi cambiamenti sono frutto dell’applicazione delle nuove tecnologie. Alcuni sponsor, ad esempio, hanno scelto di avere solo spazi e attivazioni digitali al posto di quelli tradizionali, come ad esempio gli adesivi sul campo di gioco oppure il giro led dei tabelloni a bordo campo. L’equilibrio tra fiducia e arroganza: la leadership gentile di Velasco La vera rivoluzione sarà sulla trasmissione delle partite. C’è stato un momento, una decina di anni fa, in cui nessuno voleva trasmettere il nostro campionato di volley, per questo motivo siamo stati i primi a finire sull’OTT con una nostra tv in streaming, bypassando i canali tradizionali come il digitale terrestre, il satellite e il cavo. All’epoca vedere una partita sul computer sembrava una follia, poi è arrivata Dazn che adesso è presente in tutte le case, così come il sito Volleyball World Tv. Ora però il mercato è cambiato al ribasso, in tutti gli sport gli introiti dei diritti televisivi si sono ridotti notevolmente. Ecco perché nei prossimi anni ci sarà la rivoluzione di poter seguire le partite su tutti i device delle giocatrici. Per capirci, per il futuro state studiando il progetto di trasmettere le partite del campionato italiano attraverso gli account social delle campionesse, su Instagram, X, TikTok? Il concetto è quello di una piramide dove in cima, attualmente, ci sono tutti coloro che diffondono il segnale tv (Rai, Dazn, Sky...). Noi adesso la piramide la rivoltiamo, mettiamo al centro la Lega, i club e le nostre meravigliose atlete. Invece di far partire tutto dai broadcaster, il nuovo punto di partenza, a cascata, sarà quello dell’ecosistema digitale LVF. Le campionesse della Serie A hanno milioni e milioni di follower in tutto il mondo, a tutti loro noi diamo gratuitamente il prodotto, cioè la partita. In questo modo valorizziamo la possibilità di passare ad almeno 30 milioni certi di follower, parliamo di persone che sono già fidelizzate con il volley, dal Brasile alla Cina. Ci saranno dei fee per le atlete e anche nuove entrate per i club. Spike Media sta sviluppando un meccanismo virtuoso che peraltro è già partito benissimo, perché per la prima volta la Lega quest’anno riuscirà a distribuire soldi ai club. Sottolineo: è la prima volta in un campionato che ha 81 anni di vita. Moki De Gennaro, la campionessa riservata (e testarda). «I miei record? Neanche me li ricordo» In parallelo viaggiano le vostre richieste al governo, dalla defiscalizzazione alla legge sugli impianti. I nove decimi delle nostre entrate derivano dai privati che investono e sponsorizzano. Ecco perché continuiamo a chiedere l’inserimento nella Finanziaria della defiscalizzazione delle sponsorizzazioni sportive. Inoltre, non possiamo pensare di crescere se non avremo a disposizione palazzetti migliori. A maggio noi dobbiamo finire di giocare il campionato, perché nella maggior parte degli impianti manca l’aria condizionata. Ci sono carenze di parcheggi, nei palazzetti non c’è lo spazio per fare le attività collaterali che potrebbero coinvolgere le famiglie. L’ultima Supercoppa femminile giocata a Trieste è stata un successo di pubblico, ma non abbiamo potuto fare nessuno show attrattivo in assenza di luci led. L’Imoco Conegliano, la squadra dei record che tutto il mondo ci invidia, fa sold out giocando in un impianto da 5.000 posti, ma conta i giorni per poter avere a disposizione il nuovo impianto a Venezia da 10.000 posti a sedere. Al governo chiediamo il varo di un piano vero per l’impiantistica sportiva di alto livello. Trattenere le sue migliori giocatrici: la vera sfida dell’Italvolley dei record Le atlete che decidono di diventare mamme. Quest’estate c’è stato il caso di Asia Cogliandro. Appurato in camera di conciliazione che non si è trattato di un vero licenziamento da parte del club di Perugia, è stata comunque una vicenda gestita male, con poco rispetto verso la condizione di maternità della giocatrice. La maternità non può, e non potrà mai, essere un problema. I nostri club versano i contributi come tutti, ma il ritorno dal punto di vista previdenziale non è comparabile con le coperture previdenziali previste per le altre lavoratrici non sportive. Il nostro appello allo stato è che faccia la propria parte per sostenere la maternità delle atlete. Dalla pallavolo al calcio, la faticosa ricerca del diritto alla maternità