Penalizzazioni e “uomini ombra”: l’anno all’inferno del Rimini calcio

Altri acquirenti all’orizzonte. Le ultime notizie sul futuro del Rimini Football Club parlano di tre nuovi gruppi interessati. Di nomi non ne circolano, ma non è certo l’alone di mistero a peggiorare le prospettive di una stagione calcistica già ricca di ombre. Che vede il club romagnolo al centro di troppe trame e impossibilitato a vivere una vita normale. Per il momento la situazione è appesa alle decisioni del legale rappresentante della società, Antonio Buscemi, nominato dal tribunale di Milano. La sua nomina è stata causata dal sequestro giudiziario, disposto dallo stesso tribunale milanese, per un debito verso una delle precedenti proprietà (che cominciano a essere parecchie): la VR Trasporti, creditrice di 170mila euro. L’emergenza finanziaria e le inadempienze pregresse hanno già fatto cumulare 12 punti di penalizzazione. La squadra, che milita nel Girone B di Serie C, ne ha recuperati 10 in 10 gare, nonostante sia stata costruita in estrema economia. E davvero è difficile chiederle più di tanto. Anche perché, intorno ai giocatori, si è acceso l’allarme sull’identità della proprietà cui il Rimini era stato ceduto in agosto (nonostante il sequestro giudiziario delle azioni): la Building Company. Contro l’arrivo della Building, i tifosi della Curva Est si sono schierati immediatamente. Per motivi che le istituzioni locali hanno colto con qualche ritardo. L’antimafia chiama i calciatori della Lazio. Ecco l’indagine segreta sul tifo organizzato Dalla Brianza con furore La Building Company srl ha sede a Carate Brianza e opera nel settore delle energie rinnovabili. La proprietaria e amministratrice unica è Giusy Anna Scarcella. Si tratta di una società che ha avuto una traiettoria particolare. Da un esercizio di bilancio all’altro il suo fatturato annuo è balzato da 200mila euro a oltre 7,3 milioni di euro, con utile da poco più di 420mila euro (dati del bilancio al 31/12/2023). Cifre comunque inadeguate per finanziare una società di Serie C. Ancor più esigue sono quelle certificate dall’ultimo esercizio, al 31/12/2024: fatturato di 5.431.100 euro, utile di 84.333 euro. Scarcella ha dichiarato a più riprese di aver preso il Rimini perché in cerca di visibilità per il suo business. Invero, fin qui la visibilità è stata soltanto negativa. Compresa una conferenza stampa di presentazione alla città, nel mese di agosto, avvenuta in un luogo pressoché blindato. Durante questa estate infuocata, Scarcella ha anche smentito sé stessa. A un dato momento aveva dichiarato di voler mollare tutto, durante i giorni in cui respingeva le insinuazioni sul fatto che la Building sia «una lavatrice di panni sporchi»; ma poi si è rimangiata l’intenzione. Si è rimangiata anche la versione sulla figura di Giuseppe Vitaglione, che è il vero motivo dell’opposizione mostrata dagli ultras della Curva Est. Scarcella ha prima affermato di non averlo mai conosciuto, ma poi ha ammesso che sì. E nel corso di un’intervista ha aggiunto sul suo conto che «nella vita è un attimo essere omonimi e avere scambi di persona». Da culla a periferia: la crisi dell’Europa spiegata dal calcio Nomen omen Già, l’omonimia. Probabile che vi si appellasse lo stesso Vitaglione, il giorno dello scorso agosto in cui ha inviato al giornalista riminese Beppe Indino una copia di estratto dal casellario giudiziale da cui risulta nulla a suo carico. In quel documento spiccano un luogo e una data di nascita, identici a quelli di un Giuseppe Vitaglione menzionato nelle carte di un provvedimento del tribunale di Roma per reati associativi (nel quale, peraltro, il Vitaglione citato non risulta indagato), firmato nell’ottobre 2024. In quelle carte, si parla di un soggetto «contiguo al clan camorristico D’Alessandro di Castellamare di Stabia». Se davvero «nella vita è un attimo essere omonimi», certi attimi sono davvero micidiali. Ma al di là di questo dettaglio, c’è che la figura di Vitaglione è rilevante anche per altri motivi. Legati a quel circuito di caccia grossa che è diventata la Serie C, dove la compravendita dei club avviene a ritmi vertiginosi e per motivi che il mondo del calcio, per carità di patria, non si dà briga di conoscere. Vitaglione aveva già fatto capolino a Lucca nel gennaio scorso, con un ruolo mai chiarito, per poi sparire altrettanto rapidamente. In quei giorni, fra i possibili acquirenti del club toscano si era fatto anche il nome di ABC Assevera Srl. Una società con sede a Calabritto (provincia di Avellino), indirizzo Zona Industriale Lotto 8, come rilevato da Fabrizio Vincenti per Gazzetta Lucchese. Più avanti si scoprirà che quell’indirizzo è lo stesso di una delle unità periferiche della Building. Il cui nome sbuca per la prima volta a giugno, quando si presenta la possibilità di acquisire il Foggia. In questo caso, tutto si consuma nel giro di circa un mese. La storia si chiude quando il patron del club pugliese, Nicola Canonico, dichiara decaduta la trattativa perché la società di Carate Brianza non avrebbe avanzato proposte adeguate. Serie B, Juve Stabia in amministrazione giudiziaria per le infiltrazioni della camorra Quel viavai nello spogliatoio Nel caso della trattativa sul Foggia non c’è traccia di Vitaglione, che invece torna sullo sfondo a Rimini. Piuttosto, è un altro l’anello di congiunzione sull’asse Lucca-Foggia-Rimini: il (mancato) direttore sportivo Luca Nember. Che invece dice di conoscere Vitaglione, ma soprattutto inanella un record mondiale: essere stato, nel giro di otto mesi, il non-direttore sportivo di tre club. Da Rimini va via dopo un confronto coi tifosi della Curva Est. Al suo posto giunge Stefano Giammarioli, che afferma di lavorare praticamente gratis e, a proposito del rapporto fra Scarcella e Vitaglione, afferma: «Io so che è parente della presidente, non so che rapporti abbiano». E dire che lei spergiurava di non conoscerlo. Giammarioli si è fatto piacere di tutto. Compresa una squadra privata dei suoi calciatori più quotati, molti dei quali ceduti nell’ultimo giorno di calciomercato, prima che lui arrivasse (e pare che qualcuno fra questi abbia subìto convincenti pressioni per rinunciare alle mensilità di stipendio inevase). Da lì in poi è partita la caccia agli svincolati. Compreso un tal Alessandro Brancato, attaccante classe 2004 che, tra Coppa Italia di Serie C e campionato di Serie D, risulta aver giocato in carriera la bellezza di 42 minuti. Ma non è questo il punto. Il punto è che, in quanto direttore sportivo, avrebbe dovuto essere Giammarioli a prenderlo. E invece non ne sapeva nulla. Chi mai lo avrà portato a Rimini? Riciclaggio e clan: il calcio malato che l’Italia non vede Un estraneo fra noi Con l’arrivo di Buscemi come legale rappresentante, la giostra degli svincolati è stata stoppata. L’amministratore nominato da Building, Valerio Perini, è stato messo fuori gioco. Ha anche fatto in tempo a collezionare un nuovo deferimento della procura Figc, per «aver sottoscritto e depositato presso la Co.Vi.So.C. una dichiarazione attestante circostanze non veritiere». Di lui non c’è più traccia a Rimini, così come non si è più fatta vedere Scarcella. Buscemi sta mettendo ordine nei conti, ma le notizie più fresche dicono che le risorse finanziarie rischiano di esaurirsi. C’è la prospettiva di non arrivare a concludere il campionato. La situazione può essere salvata soltanto da un nuovo finanziatore. Con l’ipotesi che si ripresenti la Building, forte degli 85mila euro scarsi dell’ultimo attivo di bilancio. Insomma, la situazione non smette di essere drammatica. Senza che ciò risparmi la presenza di un dettaglio grottesco. Riguarda lo spogliatoio, che pare ospiti una strana presenza. Un calciatore che si allena con la squadra benché non sia tesserato. La leggenda narra che abbia svernato pure a Lucca, a partire da gennaio. Magari è uno che ci tiene a mantenersi in forma. O informa, fate voi. Limiti alle trasferte aggirati e controlli sempre più stretti sui tifosi: anche la fidelity card ha fallito