la nazionale matematicamente eliminata dopo due partite

Pregiudizi, poche atlete e fondi zero: l’Italia fuori dai Mondiali femminili di rugby non è un caso

Il pilone della Nazionale Silvia Turani (al centro), da tre anni in Inghilterra, ci racconta il divario tra il nostro sistema e quello britannico (Credits: Gregory Sabin/FIR)
Il pilone della Nazionale Silvia Turani (al centro), da tre anni in Inghilterra, ci racconta il divario tra il nostro sistema e quello britannico (Credits: Gregory Sabin/FIR)

Tre anni fa in Nuova Zelanda le azzurre avevano raggiunto i quarti di finale, miglior risultato della loro storia. La sconfitta decisiva contro il Sudafrica, indietro nella classifica mondiale, non può non sorprendere. Colloquio con Silvia Turani, pilone che da tre anni gioca in Inghilterra e racconta il divario con il nostro sistema: tra luoghi comuni, atlete costrette alla doppia carriera, la Federazione che dà un compenso a chi è nel giro della Nazionale e poche donne che si dedicano a questo sport: «Lavoreremo per tornare più forti»

Un contraccolpo doloroso: l’Italia femminile ha perso le prime due partite ed è fuori dal Mondiale di rugby in Inghilterra. Se una sconfitta contro la Francia al debutto era possibile, quasi prevedibile, quella di domenica a York contro il Sudafrica - dodicesimo nella classifica mondiale, mentre le azzurre sono seste - non può non sorprendere. All’ultimo Mondiale, tre anni fa in Nuova Zelanda, l’Italia aveva ottenuto il miglior risultato della sua storia, raggiungendo i quarti di finale. Questo

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