Elias Canetti, il saggista di Massa e potere, sostiene che gli stadi assorbono le emozioni di cui sono stati casa. Abbatterne uno è in qualche modo abbattere la memoria. E da ora a quando Milano avrà un nuovo stadio ogni derby, ogni concerto, ogni partita altro non saranno che una puntata di una lunga e dolorosa last dance. È inevitabile domandarsi che ne sarà di quella memoria
In fondo è una questione di memoria. E non è che di questi tempi la memoria goda di buona pubblicità. Sempre più spesso è considerata alla stregua di un peso cui non vale la pena dedicare tempo e neuroni. Molto meglio dedicarsi all’oggi, al super-oggi, al momento singolo. Eppure, la memoria la sua importanza ce l’ha anche se per molti, al massimo, non è altro che spazio da occupare all’interno degli hardware digitali. Prendete Beppe Viola. Era un giornalista, uno del Derby di Milano (il locale,


