Deromedis: «Lo ski cross italiano è partito dal nulla. Milano-Cortina e Coppa del mondo, ora si può»

Con il botto. È iniziata così la nuova stagione di Coppa del mondo per l’Italia dello ski cross. Sulle nevi francesi della Val Thorens, Simone Deromedis ed Edoardo Zorzi hanno chiuso gara-1 rispettivamente al primo e secondo posto, siglando una storica doppietta. Mai prima d’ora due azzurri si erano ritrovati fianco a fianco in una big final del massimo circuito della disciplina, che fa parte dello sci freestyle. Deromedis ha poi replicato il giorno successivo, terminando gara-2 in seconda posizione. «Sono partito bene, ho sempre sciato al meglio e sono davvero contento di quello che sono riuscito a fare»: il 25enne cresciuto in Val di Non ha commentato così il suo debutto, che fa ben sperare per il nuovo anno e allontana un po’ i ricordi della passata stagione, caratterizzata dal sesto posto ai Mondiali in Engadina e da un titolo di Coppa del mondo sfumato nelle ultime quattro gare. Il rammarico gli scorre ancora in corpo, ma Deromedis guarda avanti. Perché quella che è cominciata, tra Giochi olimpici e un’altra caccia alla Sfera di Cristallo, può essere l’annata della svolta definitiva. Mattia Gaspari in volo sulla sua Cortina: «Lo skeleton? Come un caccia» Doppio podio al debutto. Complimenti. Inizio di stagione più che positivo. È stato ottimo, soprattutto per la vittoria della prima gara. Ho condiviso il podio con Edoardo Zorzi, che lo cercava da un po’. Il successo è di tutta la squadra. Da Val Thorens a Val Thorens. Anche l’anno scorso debuttò subito con una vittoria, aprendo poi una stagione complessiva molto positiva. Che voto si darebbe? L’anno scorso ho vissuto sicuramente la miglior stagione. Sono mancati solo i grandi eventi. Io mi darei quasi un 9, perché alla fine è andata veramente bene. In più della metà delle gare ho fatto podio. Peccato che con la caduta in Canada ho subito un leggero infortunio che mi sono trascinato fino a fine stagione. Al Mondiale, la settimana dopo, ero tutt’altro che in forma. Ma in generale è andata in maniera stupenda. epa11868253 The winner Simone Deromedis of Italy in action during the men's big final of the Ski Cross event at the FIS Ski Cross, SX, World Cup, in Veysonnaz, Switzerland, 01 February 2025. EPA/JEAN-CHRISTOPHE BOTTEPA Nel penultimo weekend della scorsa Coppa del mondo a Craigleith fa 26 punti, Howden ne fa 180 e la scavalca in classifica generale. Il titolo si decide lì. Le è rimasto un po’ di rammarico? Il weekend in Canada, con la mia caduta, è stato quello che ha un po’ rovinato la stagione. Fino a lì era andato tutto perfetto. Purtroppo è capitata, fa parte del gioco, sappiamo che il rischio c'è nel nostro sport. Da lì ho cercato di guardare il lato positivo: almeno non ho rimediato infortuni gravi. Però sicuramente mi ha tolto dai giochi per la vittoria. Sci, De Chiesa e l’urgenza sicurezza: «Troppa omertà su Matilde Lorenzi» Quali sono i suoi obiettivi per questa stagione e cosa manca a Deromedis per vincere la Sfera di Cristallo? Gli obiettivi principali restano la Coppa del mondo e tenere la costanza. Questa è stata la grande cosa positiva dell'anno scorso, che in passato mi mancava. In quasi tutte le piste sono riuscito a concludere. Cosa mi manca? Sarebbe bello avere un po’ di fortuna. Non che non l’abbia avuta, ma a volte non mi è girata benissimo. Per il resto niente. Penso di avere tutto, devo stare lì con la testa e crederci. È emozionato per l’Olimpiade di Milano-Cortina 2026? I Giochi olimpici sono già di per sé un evento molto importante. Averli in casa può capitare solo una volta nella vita. L’emozione c’è, ma bisogna cercare di gestirla per non farsi sopraffare. Alla fine resta una gara come le altre. La pista è quella, gli avversari sono quelli. Bisogna solo cercare di creare le condizioni per vivere la giornata giusta. epa11783027 Simone Deromedis of Italy celebrates his second place on the podium after the final of the men's Ski Cross at the FIS Ski Cross World Cup in Arosa, Switzerland, 17 December 2024. EPA/JEAN-CHRISTOPHE BOTTEPA A Pechino, nel 2022, è arrivato quinto. Quest’anno sente di poter competere per una medaglia olimpica? A Milano-Cortina penso di arrivare tra i favoriti. Ne sono consapevole. Rimangono tante incognite, comunque, su tutto quello che può succedere in gara. Nel nostro sport, correndo in quattro insieme, non dipende solo da noi stessi, ma anche da cosa combinano gli altri in batteria. In maniera razionale, sì, sono consapevole che la possibilità di medaglia c’è. Però poi dalla teoria alla pratica… Lo sci e la morte di Matteo Franzoso, Rocca: «Allenamenti solo dove è garantita la sicurezza» Lei è stato il primo italiano a vincere un oro mondiale nello ski cross, a Bakuriani nel 2023. Potrebbe presto diventare anche il primo italiano a prendersi una medaglia olimpica. Ci pensa mai? Finché non ho la medaglia in mano non ci penso. “Non dire gatto finché non l'hai nel sacco” (ride, ndr). Questa la lasciamo da parte. Per quanto riguarda l’oro mondiale, un fattore che mi ha sempre spinto a dare il meglio è stato arrivare da una squadra minore. In passato c'erano i team grossi come Canada, Germania, Svizzera, Austria che avevano tutte le risorse del mondo. Noi ci arrangiavamo. Avere dei risultati essendo consapevoli di possedere meno mezzi degli altri: questo mi dà il doppio della soddisfazione. Torniamo all’oro iridato di due anni fa. Se lo aspettava? Stavo andando bene in quella stagione, ma i risultati stentavano ad arrivare. Non avrei mai scommesso sull’oro. Tra l’altro, il mese prima mi ero rotto la clavicola. Andai a Bakuriani pensando: “Se riesco solo a partire sono contento. Tutto quello che viene in più è guadagnato”. Ero veramente leggero a livello mentale. Poi per fortuna è uscita la giornata perfetta. A tutta velocità sugli sci e in bicicletta, ma la sicurezza nello sport non si compra Lo ha detto lei. Il mese prima si ruppe la clavicola. Come ha fatto a recuperare in tempo? In quel mese mi sono reso conto di quanto è importante avere un’équipe medica preparata. Fortunatamente a livello italiano siamo messi molto bene. Mi ricordo il giorno in cui ho rotto la clavicola. A parte il dolore, nella mia testa c’era questo pensiero: “Vabbè, stagione finita. Andiamo alla prossima”. Il medico della Federazione mi ha chiamato subito. Dalla Svezia ho preso immediatamente un aereo, sono andato a Milano e sono stato operato subito. Il dottore mi ha rassicurato: “Ti ho messo una placca, la più grossa che c’era. E le viti più lunghe che c’erano”. Alla fine il recupero è stato molto più breve di quello che mi aspettavo. epa11868329 Winner Simone Deromedis of Italy celebrates on the podium of the men's Ski Cross event at the FIS Ski Cross, SX, World Cup, in Veysonnaz, Switzerland, 01 February 2025. EPA/JEAN-CHRISTOPHE BOTTEPA Come giudica la crescita del movimento azzurro dello ski cross? Noi abbiamo cominciato che eravamo praticamente ai livelli di uno sci club. Le risorse erano quelle che erano. Credendoci sempre, abbiamo iniziato a crescere. Sono consapevole che i miei risultati abbiano aiutato molto. Far crescere questa disciplina è stata la mia ragione di vita negli ultimi anni. Siamo partiti da zero e ora siamo già in un’altra dimensione. Abbiamo una squadra che non ha niente da invidiare alle altre. Ma si può fare ancora di più e sono fiducioso che si farà. Io son convinto che molti ragazzi giovani abbiano voglia di provare questo sport. Milano-Cortina, ecco i portabandiera italiani: il ritorno di Brignone e la storica seconda volta per Fontana Come si può crescere ulteriormente? La mia opinione è che manca un circuito nazionale che permetta ai giovani di potersi confrontare tra di loro. Non avendo delle gare nazionali, è difficile fare della selezione, creare un giro. Se si facesse un circuito si potrebbero creare comitati e squadre che aiuterebbero a creare movimento sotto di noi. Parlo con molti ragazzi che mi dicono di voler provare. Però le opportunità non sono tante. Adesso deve scegliere. Vince l’oro olimpico in casa, ma perde la prossima Coppa del Mondo all’ultimo weekend. Firma? La Coppa del mondo ci sarebbe anche l’anno dopo, i Giochi olimpici sono ogni quattro. Credo che firmerei. Il titanio nelle ginocchia, ma soprattutto nella testa: a 41 anni Lindsey Vonn vince a St. Moritz