Da quando esiste, Facebook si accompagna a un interrogativo: che cos’è veramente? Ora a questa domanda si può dare una risposta un po’ più certa: è una piccola parte di un metaverso. Il problema è semmai capire cosa significhi davvero e cosa si nasconda dietro a una definizione uscita da un libro di fantascienza e poi prestata alla tecnologia.

La notizia è stata riportata da The Verge: la società omonima che sta dietro Facebook cambierà nome. La modifica riguarderà solo l’azienda e non i suoi prodotti.

Il nuovo nome potrebbe essere comunicato la prossima settimana, il 28 ottobre, quando è previsto un evento per gli sviluppatori e un discorso di Mark Zuckerberg. Un cambiamento del genere non può essere una scelta neutrale: Facebook vuole gettare la maschera e mostrare in modo più chiaro quello che ha sempre immaginato di essere.

Non più un insieme di prodotti costruito nel tempo con un atteggiamento da monopolisti, ma un mondo virtuale, un’infrastruttura; non un pezzo fra gli altri del web ma una realtà fatta di tanti nodi connessi fra loro.

Il metaverso

Si tratta di una sorta di nuova internet che ha però un unico padrone. Ecco il senso di definirsi un metaverso, parola suggestiva che inquieta meno di tutti i sinonimi a disposizione. L’inventore del metaverso è lo scrittore di fantascienza Neal Stephenson. In un libro del 1992, Snow crash, ha immaginato un’evoluzione futuristica di internet. Il metaverso è popolato dagli avatar 3d degli utenti che frequentano negozi, uffici e locali virtuali.

Una realtà parallela dove ogni persona può costruirsi una vita migliore, come fa il protagonista che nella vita reale è il fattorino di una pizzeria gestita dalla mafia. Nei primi anni Duemila il libro ha ispirato la creazione di Second life, un mondo virtuale che nel 2013 era popolato da quasi un milione di utenti regolari. La possibilità di creare realtà parallele è stata sfruttata da molti videogiochi. A partire da Fortnite, dove sono stati organizzati concerti di artisti come Travis Scott e Ariana Grande.

Il Covid ha però cambiato radicalmente la concezione di metaverso. Con le persone costrette a rimanere chiuse in casa e la diffusione dello smart working, le piattaforme digitali hanno iniziato a immaginare realtà virtuali che non fossero soltanto ludiche. Facebook era già un passo avanti rispetto agli altri, perché qualcosa di simile lo stava costruendo da tempo. Almeno da quando ha iniziato a investire nell’attrezzatura per la realtà virtuale, apparentemente con non troppo successo.

Il vero disegno

Il cambiamento del nome aziendale non è dunque probabilmente un tentativo di cercare di prendere le distanze dal recente passato di Facebook, alla luce dei vari scandali riportati dai media e come hanno scritto ieri alcuni commentatori. Indica piuttosto la convinzione che i tempi siano ormai maturi per un’evoluzione e per rendere evidente quale disegno ci sia dietro Facebook.

Infatti la notizia si accompagna all’annuncio di un investimento in Europa che porterà alla creazione di 10mila posti di lavoro, una parte dei quali in Italia. I due vicepresidenti Nick Clegg e Javier Olivan hanno detto che questo è un passo verso la costruzione della piattaforma informatica del futuro: «Una nuova esperienza virtuale costruita utilizzando tecnologie come la realtà virtuale e la realtà aumentata». Dove ognuno di noi potrà diventare la pedina nel nuovo mondo di Zuckerberg.

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