Qualche dubbio sul fatto che l’affrontare la pandemia ci avrebbe resi tutti migliori, era venuto osservando le delazioni dei vicini di casa. Quelli pronti a denunciare il condomino per aver portato a spasso una volta di troppo il cane, aver abbassato un attimo la mascherina per sistemarla o per un’eccessiva produzione di rifiuti finalizzata alla gita al cassonetto.

Per non parlare dell’astio verso gli untori per antonomasia: i runner. Non una bella pagina per la società civile; ma il virus ha semplicemente esasperato comportamenti già esistenti. Delatori e ficcanaso sono sempre esistiti. Oggi però il fenomeno, soprattutto negli Stati Uniti, sta assumendo contorni preoccupanti, grazie a una serie di ausili tecnologici che rendono la sorveglianza dal basso quanto mai efficace.

SORVEGLIANZA DIFFUSA

Il più celebre, o forse sarebbe meglio dire famigerato, di essi è Ring, il campanello intelligente di Amazon. Al pari di prodotti concorrenti come Google Nest Hello o Arlo, Ring è dotato di videocamera (anche per la visione in notturna) e microfono, è connesso al cloud e collegato a un’apposita app. Il proprietario quindi, ovunque si trovi, è in grado di interagire a distanza con chi è sulla porta e di controllare chi entra ed esce, oltre a ricevere una notifica nel caso di movimenti “sospetti” sull’uscio di casa.

Quest’ultima funzione è particolarmente utile nel caso si verifichi un tentativo di furto. Per prevenire il reato, ma anche, a posteriori, per condividere il video con le forze dell’ordine e aiutare le indagini. Negli Stati Uniti, Ring ha stretto una partnership con più di 2,000 dipartimenti di polizia e vigili del fuoco. Nel caso si verifichi un evento sospetto in una certa zona, poliziotti e pompieri possono richiedere ai residenti di accedere online ai filmati registrati dai loro campanelli. Filmati che possono essere visualizzati grazie a un una backdoor nel software, senza necessità di richiedere un mandato.

Già questo è abbastanza preoccupante, perché permette alle forze dell’ordine di bypassare alcune garanzie legali e di creare una rete di sorveglianza che può essere usata per scopi discutibili. Per esempio, nel 2020 la polizia di Los Angeles chiese l’accesso ai filmati di Ring per identificare i partecipanti alle marce di Black Lives Matter.

Il BUSINESS DELLA PAURA

Secondo un reportage dell’emittente americana Nbc news, raramente questo supplemento di sorveglianza si traduce in una maggiore efficacia dell’azione di polizia. Quello che certamente fa, è cambiare la natura dei legami di vicinato: si interagisce meno di persona, ma, al riparo di uno schermo, si commentano e condividono post e video sui piccoli accadimenti del quartiere (ripresi, naturalmente, dagli onnipresenti campanelli).

Esistono app come Neighbors (sempre di Amazon) o Nextdoor dove viene caricato e ci si lamenta di tutto: dal cane che fa i suoi bisogni sul marciapiede di fronte, ai ragazzini che schiamazzano andando a scuola. C’è perfino un account satirico su Twitter con più di 440.000 follower, Best of Nextdoor, che raccoglie le interazioni più bizzarre del sito. Per lo più si tratta di commenti innocui, involontariamente ridicoli e roboanti (tipo: “chi di voi, bastardi, ha lasciato un hot-dog sul mio portico?”).

C’è tuttavia un sottofondo inquietante di questo teatro dell’assurdo, ed è quello legato al business della paura. La paura del diverso, che fa sì che alcuni post su Nextdoor abbiano toni razzisti o discriminatori: basta che qualcuno abbia il colore della pelle “sbagliato” o un aspetto non proprio azzimato per far scattare l’allarme di quelli che ben pensano. La stessa paura che è alla base di app come Citizen; un’app che è stata accusata di incoraggiare e trarre profitto dalla paranoia dei cittadini. Non a caso, all’inizio, si chiamava Vigilante. Il software avvisa di tutti gli incidenti, dai crimini veri e propri ai cani scomparsi, che avvengono nei dintorni dell’utente, la cui posizione viene geolocalizzata.

L’azienda si presenta come una forza al servizio del bene mettendo in vetrina storie di uomini salvati da incendi, cani restituiti ai loro padroni, minorenni scomparsi ritrovati e riuniti alle famiglie. L‘idea che trasmette del mondo però è quella di un luogo in cui ad ogni angolo si nascondono pericoli. Un mondo in cui bisogna stare sempre all’erta o meglio, tenere sempre aperta la app, in modo da essere avvisati per tempo di qualsiasi minaccia si appropinqui. E poco importa se i dati ufficiali dicono che, in realtà, negli ultimi tre anni i crimini violenti negli Usa sono in costante diminuzione.

CITTADINI VIGILANTES

Tale approccio diventa ancora più discutibile quando, per coinvolgere maggiormente gli utenti, l’azienda ricorre ai meccanismi della spettacolarizzazione e della gamification, rendendo sempre più labile la differenza fra reality show, vita e finzione pura. Come quando, per promuovere il servizio di livestreaming “On Air” di Citizen, l’amministratore delegato Andrew Frame lancia una caccia all’uomo nei confronti di una persona sospettata di aver innescato un incendio.

Citizen mette online una foto del presunto colpevole e una taglia sulla sua testa. L’ammontare aumenta di ora in ora, fino ad arrivare a 30.000 dollari. I moderatori del sito istigano gli utenti a trasformarsi in vigilantes e a individuare il ricercato con frasi come “quest’uomo è il diavolo. Lo odiamo!”. Quarantamila persone si collegano alla diretta e, alla fine della nottata, la polizia effettua un arresto. Solo che non si tratta dell’uomo segnalato da Citizen, con tanto di foto, ma di un altro.

Figuraccia, direte voi. Certo, ma quello che conta sono le metriche, i dati di engagement e gli abbonamenti sottoscritti, che in quelle ore sono schizzati in alto. Già, perché alla fin fine lo scopo ultimo è vendere dei prodotti. Per venti dollari al mese si ha diritto a “Protect”: la posizione dell’utente e un stream video generato dal suo telefonino vengono trasmessi a un impiegato di Citizen, che fornirà consigli e informazioni e chiamerà il numero di emergenza in caso di brutti incontri.

L’azienda, secondo il sito Motherboard, sta inoltre sperimentando un programma pilota di fornitura on demand di guardie del corpo per gli utenti più esigenti (e terrorizzati). L’equazione è semplice: maggiore è la paura, maggiore la necessità di protezione, maggiori i guadagni.

DA VICINI A GUARDONI

Difficile dire quali saranno le conseguenze a medio-lungo termine di questa rivisitazione tecnologica dei rapporti di vicinato promossa da app come Neighbor, Nextdoor, Citizen e altre.

Quello che certo è che queste app colmano a modo loro un vuoto di relazioni che si è sviluppato negli ultimi anni. Le stime variano molto da studio a studio, ma fra un terzo e un quinto degli americani non ha mai interagito coi propri vicini; strutture pubbliche di aggregazione (per esempio le piscine pubbliche) sono state privatizzate, si viaggia spesso in auto da soli e alle serate in compagnia si preferisce guardare la televisione. D’altra parte, la crisi dei giornali locali ha reso più difficile sapere quello che succede nel vicinato, lacuna a cui app come Nextdoor e Citizen cercano di sopperire. Col rischio però, di trasformarci tutti in ansiosi guardoni.

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