Uno dei meme più diffusi su Instagram è tratto da un episodio dei Simpson. Raffigura Helen Lovejoy, la moglie del reverendo di Springfield, che urla disperata: «Qualcuno pensi ai bambini» (nell’originale inglese: «Won’t somebody please think of the children»).

Mark Zuckerberg sembra averlo preso alla lettera. Ha iniziato a pensare molto seriamente ai bambini, immaginando una versione di Instagram dedicata esclusivamente a loro. L’obiettivo è di renderla accessibile a chi ha meno di 13 anni, ovvero a coloro che non potrebbero iscriversi alla versione originale del social network. Lunedì una quarantina di procuratori generali degli Stati Uniti hanno scritto una lettera a Zuckerberg per esprimere la loro preoccupazione: «Vi chiediamo di abbandonare questo progetto».

«L’uso dei social media può essere dannoso per la salute e per il benessere dei bambini che non sono attrezzati per affrontare i rischi di avere un account sui social». «Inoltre – continua la lettera – storicamente Facebook ha mancato di proteggere i bambini sulle sue piattaforme». Letitia James, procuratrice generale di New York, in un comunicato ha scritto «che ci sono troppi elementi di preoccupazione. Non possiamo permettere che Facebook prosegua indisturbata sulla strada di un’idea concepita così male».

(AP Photo/Jenny Kane)

Iperconnessi

Nel 2017 la psicologa americana Jean M. Twenge ha scritto un libro che è ormai un classico per chi si interessa di questi temi (in Italia è intitolato Iperconnessi ed è edito da Einaudi). «I nati dal 1995 in poi sono praticamente cresciuti con il cellulare in mano», scrive Twenge. «Sono su Instagram da quando andavano alle scuole medie e non hanno ricordi di un mondo senza internet».

Analizzando i dati su sondaggi e ricerche che riguardano gli adolescenti americani, Twenge teorizza che in loro siano in aumento l’insicurezza sociale, la vulnerabilità e il vittimismo. I bambini crescono meno ribelli, sono più a rischio di malattie mentali e, nei casi peggiori, di suicidio. L’unica soluzione possibile, secondo la psicologa, è di insegnare ai bambini che si può vivere anche senza cellulare.

L’idea di un Instagram junior sembra andare esattamente nella direzione opposta. Secondo Andy Stone, portavoce di Facebook, il punto è un altro: «I genitori lo sanno, i nostri bambini hanno già una vita online», dice. «Vogliamo semplicemente intervenire su questa situazione, dando ai genitori visibilità e controllo su quello che i loro figli fanno su Instagram».

Rubarli a TikTok

Al momento non si hanno ulteriori dettagli su come sarà il nuovo social network, né si sa quando sarà disponibile. Ma non è una novità assoluta, visto che esistono già delle versioni “per bambini” di YouTube e di messenger, l’app di messaggistica di Facebook. Il social network preferito in questa fascia d’età è però TikTok, anche se ufficialmente è accessibile solo a chi ha più di 13 anni.

Secondo i dati di SensorTower, nel 2020 TikTok è stata di gran lunga l’app più scaricata sugli smartphone al mondo. Da giugno a settembre dell’anno scorso, i download sono stati quasi 200 milioni. Per Facebook, il vero obiettivo potrebbe essere di catturare questi potenziali utenti e la relativa fascia di mercato. Abituandoli a Instagram fin da quando sono bambini. Secondo i procuratori generali degli Stati Uniti: «È un’idea pericolosa per una miriade di ragioni».

 

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