In questi giorni si sta parlando molto della possibilità che Twitter introduca un’opzione per modificare i tweet: una richiesta fatta da molti utenti – compreso Elon Musk – ma per la quale l’azienda in passato ha fatto grosse resistenze. Il motivo è semplice: una modifica può portare a incomprensioni o falsificazioni.

Facebook ha da tempo questa opzione attiva sul suo social network e ha risolto in un modo molto semplice: quando viene modificato un post si può sempre accedere a una cronologia delle modifiche, per capire come uno stesso messaggio sia cambiato nel corso del tempo. Eppure non sempre è sufficiente. È il caso in questi giorni di Davide Petrullo, un 22enne appassionato di illusionismo che sta avendo una certa fama virtuale. Si dice abbia previsto la morte della regina Elisabetta ancora nel 2014, con tanto di giorno preciso: «Elisabetta morirà l’8/09/22.. salvatevi questa data».

La spiegazione

La realtà è molto più semplice: Petrullo ha atteso la morte della regina. Ha poi condiviso un suo messaggio a caso del passato (aveva scritto «Il tempo vola frate, su un jet privato»), modificandolo all’occorrenza. Ma ha ottenuto comunque un certo successo, con quasi 10mila condivisioni in poche ore. E migliaia di utenti che si chiedono come sia riuscito a fare una previsione tanto precisa.

Il problema è poi che lo stesso post sta ora girando anche su WhatsApp e attraverso le altre app di messaggistica. Questa volta con semplici screenshot che non mostrano la cronologia delle modifiche, ma solo la nuova versione del messaggio, con la data del 2014. In questo caso ovviamente è poco più di una goliardata (o un trucco di magia), senza altre conseguenze, che sfrutta lo stupore di chi non ha dimestichezza con la tecnologia. Ma spiega anche bene i motivi per cui a Twitter il dibattito sul tasto “edit” sia così acceso.

Viaggiatori nel tempo

Petrullo ricorda poi una sottocategoria di utenti social che ottiene sempre un certo seguito: quella dei presunti “viaggiatori nel tempo”. Sono utenti apparentemente normali, che però hanno tutti una teoria molto affascinante. Dicono di provenire da un futuro più o meno lontano e di trovarsi qui da noi per un qualche esperimento, o per avvisarci di una sciagura imminente.

Per provarlo, condividono una serie di informazioni colme di pathos, o annunciano un grosso evento che si verificherà entro qualche mese. Quasi nessuno si ricorda poi di verificare se la previsione sarà rispettata. Intanto però quei messaggi ottengono visualizzazioni e condivisioni.

John Titor

Attualmente i “viaggiatori nel tempo” sono molto diffusi su TikTok, dove vengono sempre spinti dall’algoritmo. Ma forse l’esempio più famoso al mondo è quello di John Titor, fra i primi ad avanzare questa teoria sul web.

Tra il 2000 e il 2001, diversi anni prima di Facebook, Titor aveva raccontato la sua storia su alcuni forum ad accesso libero. Aveva detto di essere un soldato statunitense proveniente dal 2036, reclutato appunto per una missione governativa di viaggi nel tempo. Come accade spesso in questi casi, il motivo del suo viaggio era abbastanza curioso: doveva recuperare un vecchio computer.

Il fascino dei post di Titor stava nel fatto che avesse teorie apparentemente molto approfondite su come si viaggia nel tempo, anche con riferimenti tecnici. In realtà, alcuni esperti hanno analizzato le sue dichiarazioni ritenendo che non avessero basi scientifiche: molto probabilmente erano un riciclo di libri di fantascienza e teorie diffuse sul web. Inoltre gli eventi preannunciati da Titor non si sono avverati.

L’ultimo uomo sulla Terra

Tornando a TikTok, l’esempio più curioso è quello di Javier, un utente spagnolo che si identifica come “l’unico sopravvissuto” (@unicosobreviviente). In questo caso la teoria è un po’ diversa: Javier dice di essere intrappolato in un futuro (nel 2027) in cui appunto è l’unico essere vivente rimasto. E per provarlo condivide video inquietanti di posti che dovrebbero essere affollati e che invece sono deserti.

In questo caso la spiegazione più semplice è che Javier per lavoro abbia accesso a posti normalmente inaccessibili. O che abbia sfruttato abilmente immagini girate ai tempi del lockdown per il Covid.

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