A volte le crisi possono alimentare l’immaginazione sociale. Le nostre istituzioni democratiche, inclusi i parlamenti, stanno affrontando una crisi di fiducia, con una crescente polarizzazione politica e un’incapacità strutturale di sviluppare e realizzare obiettivi a lungo termine.

Ma c’è anche un lato positivo nella pandemia: ha accelerato nuovi approcci ibridi per coinvolgere in modo significativo i cittadini nell’elaborazione delle politiche e nel processo decisionale con modalità sia digitali che faccia a faccia di deliberazione e consultazione popolare.

I social network e Internet sono i nuovi veicoli per l’espressione e la partecipazione politica, ma sono necessarie regole e controllo democratico, mitigando i rischi che rappresentano per i valori democratici e i diritti fondamentali, e limitandone le conseguenze indesiderate.

Le Big Tech non sono in grado di gestire tutta la potenza che hanno accumulato. Questa forma di privatizzazione del processo decisionale operata da giganti del digitale sfrutta la crisi della rappresentanza democratica, presentando le proprie infrastrutture e soluzioni tecnologiche come modi più efficienti e adeguati a condurre le deliberazioni pubbliche. Il luogo della sovranità rischia di spostarsi dai parlamenti alle server farm e ai consigli di amministrazione dei colossi di questo settore.

Dobbiamo essere fermi e audaci nel fornire alternative reali alla democrazia digitale che rafforzino le nostre istituzioni democratiche esistenti come i parlamenti e le assemblee locali, utilizzando tecnologie digitali progettate e governate democraticamente per estendere il concetto di sovranità e del processo decisionale e sperimentando un approccio più partecipativo alla democrazia.

I governi di tutto il mondo si rivolgono sempre più ai cittadini per chiedere aiuto nel processo decisionale, recuperando la fiducia delle persone attraverso processi deliberativi come le assemblee dei cittadini, la deliberazione collettiva e le giurie, sfruttando al contempo il potere delle tecnologie digitali.

A livello di governo locale, quando ero assessore della città di Barcellona, abbiamo promosso processi di partecipazione democratica su larga scala. Oltre 400mila cittadini hanno partecipato alla definizione del programma del governo di Barcellona, con un processo ibrido di partecipazione online – attraverso la piattaforma digitale Decidim Barcelona – e coinvolgimento offline con assemblee di cittadini in diversi quartieri. Il 70 per cento delle azioni di governo attuate dal comune di Barcellona proveniva direttamente dalle proposte dei cittadini.

Nel 2019 e nel 2020, in risposta alle proteste dei gilet gialli contro la tassa sul carburante, il presidente Macron ha istituito la Citizens Convention for Climate. I 150 membri dell’assemblea dei cittadini hanno discusso di ridurre le emissioni di carbonio della Francia del 40 per cento entro il 2030 in uno spirito di giustizia sociale.

Negli ultimi anni, l’Assemblea dei cittadini irlandesi ha contribuito a realizzare referendum di successo sul matrimonio con pari diritti e sull’introduzione del diritto all’aborto. Lo scorso aprile l’ultima assemblea si è conclusa con una serie di forti raccomandazioni sull’uguaglianza di genere.

Nel febbraio 2019, il parlamento della Comunità tedesca ha votato per l’istituzione di un Consiglio dei cittadini, una nuova istituzione democratica sviluppata per completare la camera parlamentare eletta. Mentre il parlamento francofono di Bruxelles ha appena votato per istituire un Comitato parlamentare deliberativo misto per sviluppare proposte per strutture di partecipazione dei cittadini in tempi di crisi.

L’Assemblea globale dei cittadini sull’editing genomico si svolgerà nel 2021-22 per rafforzare il rapporto fra cittadini, scienza e governance globale, così come l’Assemblea globale dei cittadini per la Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici.

A livello europeo: lo scorso ottobre, la Bertelsmann Stiftung tedesca e la Commissione europea hanno organizzato un dialogo con i cittadini con 100 cittadini selezionati a caso di Danimarca, Germania, Irlanda, Italia e Lituania. Hanno trascorso tre giorni a discutere del futuro democratico, digitale e verde dell’Europa.

L’approccio europeo

L’Ue incoraggia da anni la cittadinanza attiva, con l’utilizzo della European Citizen Initiative, un meccanismo che conferisce ai cittadini il diritto di partecipare direttamente alla definizione dell’agenda legislativa dell’Ue. Una volta che una proposta politica è stata sostenuta da un milione di cittadini, la Commissione europea ha l’obbligo di prenderla in considerazione. Questo strumento può essere ulteriormente rafforzato per ottenere più fiducia da parte dei cittadini e per mantenere la sua promessa di democrazia partecipativa.

In occasione della Giornata dell’Europa, l’Ue ha lanciato la conferenza sul futuro dell’Europa, promossa dal presidente del parlamento europeo, dal presidente del Consiglio e dal presidente della Commissione europea. Darà ai cittadini l’opportunità di esprimere le proprie aspettative e di discutere le proprie idee sulle politiche europee fino alla primavera del 2022. I temi includono la lotta al cambiamento climatico, la trasformazione digitale dell’Europa e la promozione dei valori europei. La partecipazione avviene attraverso una piattaforma digitale multilingue, basata sulla piattaforma partecipativa digitale open source della città di Barcellona, ora utilizzata in più di 80 città e 20 paesi in tutto il mondo. Utilizza una tecnologia “made in Europe” e progettata mettendo al centro i diritti fondamentali – privacy, etica, sovranità dei dati e sicurezza. L’Europa è ben posizionata per guidare sulla scena internazionale questo dialogo etico e democratico sulla digitalizzazione e sulle trasformazioni della sfera pubblica. L’Ue ha una forte leadership nella definizione di standard globali per proteggere la democrazia e i diritti digitali e la presidente della Commissione europea sta esortando il governo degli Stati Uniti a estendere ulteriormente la cooperazione internazionale seguendo il tentativo europeo di regolamentare le Big Tech, mettendo la democrazia al primo posto.


Questo testo è adattato dall’intervento di Francesca Bria che è intervenuta come keynote speaker alla Conference of Speakers of the European Union Parliaments (EUSC), Berlino 10 Maggio 2021

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