Tor Bella Monaca, la periferia che la politica ignora e il Covid emargina

Viaggio nel sobborgo romano tra degrado, pandemia, droga e spazi di resistenza quotidiana. Le voci di chi non si arrende e di chi invece lo ha fatto da tempo, in questo spazio urbano dove la capitale sembra distante anni luce e la politica anche

  • Lo stato fatica ad arrivare a Tor Bella Monaca, un budello di cemento ai margini di Roma. Un territorio vuoto, ma incredibilmente ricco di persone.
  • Il patrimonio residenziale pubblico conta 5.500 alloggi. Circa 4mila di proprietà del Comune di Roma e 1.500 dell’Agenzia Territoriale (Ater) della Regione Lazio. Il quartiere di case popolari più grande d’Italia. Secondo uno studio, il 41 per cento delle famiglie è in povertà assoluta. Tra queste, il 22 per cento ha un reddito pari allo zero.
  • La pandemia ha messo a dura prova i progressi strappati a Tor Bella Monaca. «La didattica a distanza ha finito per creare ulteriori divari sociali, penalizzando chi era già in difficoltà» denuncia Davide, uno dei tanti volontari di Libera.

Tor Bella Monaca è un budello di cemento ai margini di Roma. Qui lo stato fatica a insinuarsi o meglio non ci prova con convinzione. Lo testimoniano molti cittadini e lo certificano i dati. Il quartiere è una delle appendici orientali di una metropoli sfilacciata. Un territorio vuoto, ma incredibilmente ricco di persone. Oggi agonizzante per il Covid-19. Nelle periferie il termine emergenza è una formula retorica vuota e la dicotomia decoro-degrado è un'etichetta che omologa e standardizza il 70

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