I soldi dei richiedenti asilo sono finiti nelle tasche dei familiari del deputato Aboubakar Soumahoro che le hanno utilizzate per il cosiddetto "diritto all’eleganza”, come con una battuta infelice lo aveva definito l’onorevole eletto con la lista Verdi-Sinistra e, oggi, nel gruppo misto. Il diritto della moglie di distrarre fondi pubblici dalla destinazione naturale per alimentare sfarzo e lusso oltre che per contribuire alle attività nel settore della ristorazione del fratello. Una condotta che ha avuto un costo sociale, oltre che economico: tenere in condizioni indecenti i richiedenti asilo stipati nei centri di accoglienza gestiti dalla cooperativa Karibu. Per questo il giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Molfese, ha disposto i domiciliari per Liliane Murekatete e Marie Terese Mukamitsindo, moglie e suocera del deputato e il divieto di dimora per Michel Rukundo, cognato di Soumahoro.

Richard Mutangana si presentava come direttore dei progetti della Karibu, coop specializzata in progetti per l’accoglienza dei richiedenti asilo sul territorio pontino. Quello del fratello della moglie del deputato è un nome che ricorre spesso nelle carte della Gdf di Latina, che ha analizzato i conti della Karibu ed enti satelliti. Scoprendo che denari pubblici finivano anche su un conto in Ruanda, riferibile a Mutangana (che ad oggi non risulta indagato), e che oltre a lavorare nella cooperativa aveva messo in piedi in Africa altre attività come un ristorante: Gusto Italiano. «Mio figlio ha aperto quel ristorante con la moglie chiedendo un prestito in banca. È tutto tracciabile», dice Marie Terese Mukamitsindo, la madre di Mutangana

Nell’ordinanza di custodia cautelare vengono ricostruite le spese folli sostenute con le carte di credito intestate alla cooperativa, un centinaio di pagine dedicate ai fondi pubblici volatilizzati per il diritto all’eleganza con buona pace dei diritti dei migranti. Proprio Domani aveva raccontato le condizioni di quei centri pubblicando un’intervista a Elena Fattori, ex deputata di Sinistra Italiana, che aveva chiosato la sua visita nei cas di famiglia con una frase inequivocabile: «Sono andata a visitare questo centro ad Aprilia nel 2019 dopo che mi erano arrivate diverse segnalazioni, c’erano problemi economici con i dipendenti, ma quello che ho visto era una struttura indecente dove non ospiterei manco i cani. Ricordo ancora i paramenti sconnessi, la muffa, condizioni invivibili».

Le ricostruzioni della guardia di Finanza, della procura, accolte dal giudice, confermano quel quadro: «mancanza di acqua calda, alloggi fatiscenti, insufficienza del cibo o di scarsa qualità, riscaldamenti ridotti nelle ore notturne o assenti», si legge nelle carte. Non solo. Un’altra vicenda, che Domani aveva sollevato, riguardava i soldi all’estero in particolare in Rwanda dove  Richard Mutangana, fratello della moglie del deputato, ha gestito un ristorante italiano, Gusto.

Mutangana (per il quale è stata rigettata la richiesta cautelare): avendo la disponibilità delle credenziali di accesso al conto corrente principale della Karibu e della Jambo, ha potuto disporre -a suo piacimento-delle risorse pubbliche erogate per la gestione dei migranti, trasferendo ingenti risorse di denaro pubblico a favore di se stesso oltreché verso l'estero ed in particolare in Rwanda ove lo stesso ha avviato dapprima l'apertura di un Supermercato e, successivamente, di un Ristorante sotto l'insegna "Gusto italiano" come in atti dichiarato dalla moglie», si legge nell’ordinanza. Ma di quali cifre parliamo? Uno dei capi d’imputazione indica in quasi due milioni di euro i soldi sottratti a Karibu, cooperativa mandata sul lastrico a spese dei dipendenti e degli ospiti delle strutture, che venivano utilizzati per esigenze personali dagli indagati. I finanzieri hanno ricostruito che un milione di euro è stato dissipato da Liliane Murekatete e novecento mila euro Rukundo anche tramite l’associazione Jambo Africa. 

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