Oggi sembra facile pensare che l’azione intrapresa per il clima sia sufficiente. I paesi europei stanno discutendo nuovi obiettivi climatici per il 2030 e parlano di una "ripresa verde” per uscire dalla crisi economica del Covid-19. Quasi tutti i discorsi dei leader europea toccano il tema del clima e i ministeri pubblicano "rapporti sulla sostenibilità". Questo è un problema perché una delle più grandi minacce dell'umanità è proprio la convinzione che si stia facendo abbastanza per il clima, che ce ne stiamo prendendo cura, quando in realtà non è così. Per niente.

In questo preciso momento stiamo assistendo a un mondo che si è riscaldato di circa 1,2 gradi centigradi. E questo mondo è in fiamme mentre interi ecosistemi stanno collassando e le specie si stanno estinguendo. Questo mondo si sta sciogliendo. Le persone stanno fuggendo dalle loro case perché le catastrofi diventano sempre più estreme e colpiscono più frequentemente. È difficile immaginare come sarebbe un mondo che si è riscaldato di 1,5 gradi o anche di 2 gradi. Al momento ci stiamo muovendo verso un mondo che sarà almeno 3 gradi più caldo.

Per questo motivo, oggi portiamo un messaggio chiaro al nostro incontro con il primo ministro Conte: siamo in un'emergenza climatica che sta già influenzando il nostro presente. Il nostro futuro sarà in pericolo finché la crisi climatica non sarà trattata come una crisi. È tempo di agire. Non domani, non l'anno prossimo ma adesso. Far fronte alle conseguenze sanitarie, sociali ed economiche del Covid-19 deve certamente essere una massima priorità in questo momento. Ma la crisi climatica non sparirà: non abbiamo altra scelta se non quella di affrontare più crisi contemporaneamente.

Gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 del 55 per cento, 60 per cento o anche 65 per cento proposti per l'Europa entro il 2030 non sono neanche lontanamente sufficienti per essere in linea con l'obiettivo di 1,5 gradi, per non parlare di quello di "ben al di sotto dei 2 gradi" dell'Accordo di Parigi. Il tempo dei "piccoli passi nella giusta direzione" è scaduto da tempo eppure questo è, nella migliore delle ipotesi, esattamente ciò che i nostri leader stanno cercando di ottenere. Ci stanno rubando il futuro davanti ai nostri occhi.

Gli obiettivi europei hanno molte lacune gravi. Non includono, ad esempio, le emissioni dell'aviazione internazionale, del trasporto marittimo o del consumo di beni prodotti al di fuori dell'Europa. Sono incoerenti con lo scenario di base dell’IPCC del 2010. E, forse cosa più importante, le riduzioni proposte ignorano l'aspetto dell'equità che è assolutamente essenziale per far funzionare l'Accordo di Parigi a livello globale.

Le nazioni d'Europa si sono chiaramente impegnate per fare da guida e per dare ai paesi a basso e medio reddito la possibilità di aumentare il loro tenore di vita e costruire quelle infrastrutture che noi abbiamo già costruito, la maggior parte delle quali utilizzando combustibili fossili nel corso degli ultimi due secoli. Queste comprendono strade, ospedali, acqua potabile, scuole, elettricità e così via. Se fallissimo nel muoverci per primi come abbiamo promesso, come potremmo aspettarci che paesi come la Cina o l'India facciano la loro parte?

Oggi chiediamo al primo ministro Conte le stesse cose che abbiamo chiesto a tutti gli altri leader europei. È ora di smettere di fingere di poter risolvere la crisi climatica senza trattarla come una crisi.

Come primo passo minimo, l'Italia e gli altri paesi devono immediatamente fermare gli investimenti in tutte le attività di esplorazione ed estrazione di combustibili fossili, porre fine a tutti i sussidi ai combustibili fossili e disinvestire da carbone, petrolio e il gas.

In Europa, l'Italia deve garantire che i nuovi obiettivi europei siano in linea con l'obiettivo dell'Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, senza utilizzare scappatoie o una contabilità creativa.

Il prossimo anno come Presidenza del G20 e co-ospitando il vertice sul clima della COP26 l'Italia dovrà assumere un ruolo di leadership. Questo include l'interruzione di tutti gli investimenti nei combustibili fossili sia in Italia che all'estero.

Nel 2019, l'agenzia italiana di credito all’esportazione, Sace, ha fornito oltre 4 miliardi di euro di crediti all'esportazione per investimenti in gas e petrolio. Sta inoltre considerando di finanziare un miliardo di euro per l'esplorazione e l'estrazione di gas nell'Artico. L'Italia sta anche spendendo circa 18 miliardi di euro all'anno in sussidi perversi di cui beneficiano le società dei combustibili fossili, le stesse che hanno avuto il permesso di insegnare i cambiamenti climatici nelle scuole e di spacciare il gas fossile come la soluzione perfetta per fermare l'emergenza. È difficile pensare a un modo migliore per ignorare una crisi.

Analogamente, le trivellazioni per il gas e altri combustibili fossili nel Mar Mediterraneo e nei paesi africani non sono in alcun modo compatibili con gli obiettivi e i principi dell'Accordo di Parigi, che l'Italia e tutti i paesi dell'Unione Europea hanno firmato.

Vogliamo davvero credere che i nostri leader abbiano a cuore il nostro futuro. Crediamo che tutti abbiano una responsabilità. Più forte è la responsabilità nella società, più forte sarà la responsabilità per affrontare l'emergenza climatica. I media devono informarci e i politici e gli imprenditori devono agire secondo la velocità e la dimensione necessarie.

In Italia abbiamo recentemente organizzato una nuova grande azione, con proteste in più di 100 città. Vi possiamo assicurare che non ci fermeremo fino a quando non vedremo un'azione reale per proteggere il nostro futuro.

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