I tagli del Doge di Musk stanno colpendo duramente la National Oceanic and Atmospheric Administration. Meno dati e meno serie storiche possono ridurre la nostra capacità di previsione, in particolare degli eventi estremi. Un bene pubblico e memoria storica che rischiano di essere perduti
Rischiamo di perdere la memoria. Negli ultimi mesi la comunità scientifica internazionale, ma non solo, è in allarme per una serie di licenziamenti voluti dal Dipartimento per l’efficienza del governo (Doge), che stanno colpendo duramente la Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration).
L’agenzia statunitense, responsabile del monitoraggio climatico e meteorologico, ha visto centinaia di scienziati, ricercatori e tecnici venire messi alla porta in un momento storico in cui invece la necessità è diametralmente opposta per la comprensione e la gestione della crisi climatica. Un licenziamento di massa, che porta con sé le inevitabili conseguenze sociali e professionali, ma che rischia anche di compromettere irrimediabilmente la raccolta e l’accesso ai dati climatici a livello globale.
La situazione
La crisi è iniziata già a fine febbraio scorso, quando la rivista di divulgazione scientifica New Scientist, faceva notare come alcuni scienziati sarebbero stati scoraggiati dal collegare direttamente il riscaldamento globale agli eventi meteorologici estremi, dando un segnale di interferenza sulle ricerche climatiche. Tuttavia, come spiega la rivista, durante i precedenti aggiornamenti sul clima i ricercatori hanno sempre discusso apertamente i possibili fattori che determinano temperature insolite, facendo riferimento al ruolo antropico. La situazione è peggiorata con l’annuncio di oltre 1000 possibili licenziamenti in tutta l’agenzia, che hanno già iniziato a colpire reparti chiave. Uno dei casi più emblematici riguarda il National Weather Service (NWS), la divisione della Noaa che si occupa di previsioni e allerte meteo.
«Con i tagli attuali si stanno togliendo infrastrutture e raccolte dati che ci danno le informazioni fondamentali sul meteo in tempo reale», ha detto in una conferenza stampa il presidente della società meteorologica americana Alan Sealls. Un caso emblematico riguarda il centro meteo di Monterey, dove sei dipendenti sono stati licenziati senza preavviso, compromettendo ricerche fondamentali per la gestione delle risorse oceaniche e della pesca.
Ma questo è solo un esempio. Sono decine le testimonianze che si leggono nei siti di informazione e nei social media di biologi, oceanografi, fisici del clima, che stanno raccontando la loro esperienza. Più che un taglio alla spesa pubblica, sembra un attacco al mondo scientifico a tutto tondo.
La scienza del clima sotto attacco
Rick Spinrad, ex direttore della Noaa sotto l’amministrazione Biden, ha denunciato alla CBS che la riduzione del personale non è solo un problema economico, ma un vero e proprio attacco alla capacità dell’agenzia di raccogliere e diffondere dati ambientali fondamentali. «Non si tratta solo di perdere dati, ma di perdere interi dataset che sono pubblici e disposizione di tutti», ha spiegato invece Bernadette Woods Placky capo meteorologo di Climate Central. «Questo metterebbe a rischio lo storico delle proiezioni anche per paesi esteri, non solo per gli Stati Uniti o per enti terzi come l’Ipcc».
A conferma di questa situazione, l’agenzia ha comunicato che le consuete conferenze stampa mensili in cui i suoi scienziati analizzavano i dati climatici globali del mese precedente, sono state sospese a tempo indeterminato. Secondo fonti interne, alcuni scienziati avrebbero evitato di partecipare per timore di irritare l’amministrazione. L’agenzia ha invece giustificato la sospensione delle conferenze con la perdita di personale, dovuta ai tagli e ai prepensionamenti, spiegando che le analisi climatiche continueranno a essere pubblicate regolarmente online.
Il rischio più grande è che con meno dati disponibili, le previsioni sui fenomeni estremi diventino meno precise. La perdita di serie storiche renderebbe difficile identificare tendenze climatiche e progettare strategie di adattamento. Inoltre, la scienza dell’attribuzione, che studia l’impatto del cambiamento climatico sugli eventi estremi, potrebbe subire un duro colpo. A fine 2024, il World Weather Attribution ha infatti pubblicato il suo primo rapporto sugli eventi estremi a livello globale proprio grazie all’analisi di questi dati, confermando che i cambiamenti climatici hanno amplificato quasi tutti gli eventi estremi analizzati, comprese le alluvioni, la siccità e gli uragani.
Resta il fatto che un bene che dovrebbe essere pubblico, e che come tale andrebbe curato e gestito, rischia di finire nel peggiore dei casi in mano privata, con possibilità di manipolazione o riduzione di accesso ai dati.
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