L’11 dicembre è scomparso Massimo Scalia (1942), fisico, tra i fondatori di Legambiente, tra i promotori della nascita dei Verdi e con loro parlamentare dal 1987 al 2001, e soprattutto tra gli iniziatori della battaglia antinuclearista in Italia da metà degli anni Settanta, e per questo tra i fondatori dell’ambientalismo nel nostro paese.

Allora non vi erano dubbi sull’impiego del nucleare civile, né da parte degli scienziati, né da parte della politica, ma quando si cominciò a individuare i siti dove costruire le centrali nucleari le popolazioni di quei luoghi iniziarono a documentarsi con gli studi che si stavano compiendo negli Stati Uniti e a mobilitarsi contro.

Scalia fu tra i primi fisici italiani a nutrire dubbi e a dare ascolto a quei cittadini, creando con altri all’Università La Sapienza di Roma un gruppo di scienziati che si denominò Comitato per il controllo popolare sulle opzioni energetiche.

Il gruppo fu il perno, insieme all’organizzazione degli abitanti dell’area, delle due lunghe mobilitazioni contro la centrale di Montalto di Castro degli anni Settanta e poi degli anni Ottanta. Insieme all’amico di una vita, il collega fisico e poi collega parlamentare Gianni Mattioli, in seguito raccontò dettagliatamente quel periodo nel volume Mito & ragione. Indagine sul nucleare (Pagus, 1987).

La commissione sui rifiuti

La battaglia contro il nucleare civile in Italia ha rappresentato una straordinaria stagione di lotte dal basso autorganizzate e contrastate dai gruppi dirigenti di tutti i partiti (eccetto dei piccoli Democrazia proletaria a cui Scalia era iscritto, Partito radicale e Partito di unità proletaria), di cui oggi dobbiamo tenere viva memoria non soltanto per la sua importanza nella storia del paese, ma anche contro i tentativi di alcuni circoli economici, alcuni gruppi ingegneristici e alcune componenti politiche, di riaprire spazi all’atomo in Italia invece di concentrarci sull’espansione delle energie rinnovabili.

Del suo lavoro in parlamento va ricordato in particolare il ruolo svolto dal 1995 come presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, che fece emergere il tessuto di discariche abusive tra il Casertano e il Napoletano gestito dalla criminalità, e fece sì che diverse di queste aree fossero inserite tra i siti d’interesse nazionale da bonificare.

Litigiosità interne

Terminati i suoi anni da parlamentare tornò al lavoro di fisico, tenendosi a distanza dalle difficoltà e litigiosità interne dei Verdi, che evidentemente non gli appartenevano. Dopo essere stato a lungo un instancabile divulgatore delle conoscenze sul tema delle energie, negli ultimi anni era intervenuto meno sulla stampa e in dibattiti, ma nel 2016 aveva pubblicato Energia e cambiamenti climatici. I retroscena del difficile percorso verso l’”Accordo di Parigi” (Andromeda, 2016).

Nei giorni scorsi è stata data molta visibilità alla morte di Toni Negri, meno alla sua. Eppure con il suo lungo impegno civile e politico ha contribuito a costruire una delle nostre radici culturali e politiche più significative, i cui frutti si raccolgono oggi nella mobilitazione ecologista delle nuove generazioni e nell’attenzione alla questione ambientale anche da parte di quell’opinione pubblica più moderata che fino a vent’anni fa guardava con supponenza/indifferenza alle denunce degli ecologisti. Massimo Scalia è stato per tutti noi sicuramente un “bravo maestro”.

© Riproduzione riservata