Incontri in vista di Cop28 usati per discutere di nuovi progetti di sviluppo di petrolio e gas: è questo il contenuto dei memo riservati diffusi lunedì dalla Bbc e dal Centre for climate reporting. I documenti sono le note preparate dagli staff sugli incontri bilaterali della presidenza del vertice Onu sul clima con i rappresentanti di 15 paesi.

La guida diplomatica del vertice è affidata agli Emirati Arabi, perché la conferenza Onu si svolgerà tra il 30 novembre e il 12 dicembre a Dubai. Gli Emirati stanno però usando lo spazio politico offerto nell'ultimo anno dall'organizzazione di Cop28 per rafforzare i propri affari.

Lo scoop è arrivato come una deflagrazione a quattro giorni dall'inizio: le note mostrano cosa comporta il conflitto di interessi che aleggia sull'evento, ospitato da uno dei principali produttori mondiali di petrolio e gas, due delle tre fonti più nocive per la stabilità del clima, e presieduto da Sultan al-Jaber, che tra i suoi tanti ruoli è soprattutto amministratore delegato di Adnoc, l'azienda petrolifera di stato.

Le Cop, conferenze delle parti, sono i vertici multilaterali organizzati dalle Nazioni Unite per mettere allo stesso tavolo tutti paesi del mondo e trovare soluzioni congiunte e concordate contro i cambiamenti climatici. Si tengono dal 1995, quando la questione climatica era ancora lontana e astratta, un problema futuro da prevenire.

Quasi trent'anni dopo, quella climatica è diventata un'emergenza da risolvere al presente, ma le Cop sono ancora l'unica infrastruttura politica internazionale dove trovare soluzioni che rispecchino i problemi e le visioni di tutta la comunità mondiale. Il livello di sensibilità alla questione climatica e di attenzione sulle Cop è cresciuto.

Quello che era un evento tecnico e diplomatico dalle lentezze un po' bizantine si è trasformato, nella percezione globale, nelle «Olimpiadi politiche del clima». Le aspettative hanno però fatto perdere credibilità alle Cop, che dopo il grande successo dell'accordo di Parigi sul clima (Cop21, 2015) hanno fatto fatica a portare risultati concreti.

I precedenti

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La notizia tirata fuori da BBC e Centre for Climate Reporting difficilmente può essere considerata una sorpresa: l'Egitto, che aveva ospitato Cop27, aveva firmato diversi nuovi accordi di esportazione di gas mentre guidava il summit. È una prassi che il paese ospitante usi la posizione per rafforzare i propri interessi.

Per il Regno Unito, a Cop26 nel 2021, l'obiettivo era dimostrare che il paese era ancora politicamente rilevante nonostante la Brexit e per questo aveva puntato su accordi a margine del negoziato, che negli anni si sono rivelati inutili ma in quel momento avevano aiutato la reputazione del paese. Il gioco delle rotazioni tra continenti ha portato la nuova Cop a Dubai, paese in top ten globale sia per le esportazioni di gas che per le riserve di petrolio. Non aiuta che da anni le Cop siano sempre più frequentate da rappresentati dell'industria dei combustibili fossili: oltre 600 in Egitto.

Da mesi, il presidente al-Jaber gira il mondo per sostenere la sua lettura di questo conflitto di interessi, dicendo per altro cose vere: gli Emirati sono un paese che investe parecchio in rinnovabili e per la decarbonizzazione serve una partecipazione delle aziende fossili.

La notizia dell'attivismo commerciale degli Emirati per vendere più gas e petrolio però mette sul piatto un altro lato della storia, quello che agli organizzatori emiratini non piace raccontare. Le industrie oil&gas non stanno partecipando alla transizione. Secondo l'ultimo report dell'Agenzia internazionale dell'energia solo l'1% dei loro investimenti è in energia pulita, il resto sono solo grandi fusioni interne al settore (come quelle di Exxon e Chevron degli ultimi mesi) e nuovi progetti di espansione upstream: nuove perforazioni, nuovi buchi, nuovi giacimenti.

Finché c'è domanda, loro provvederanno con l'offerta, il che ha un senso dal punto di vista industriale: il problema sorge quando il giocatore diventa anche arbitro, ed è quello che succederà da giovedì. Negli appunti per i meeting, c'è una discussione con la delegazione cinese su opportunità nuove per il gas liquefatto in Mozambico, Canada e Australia.

C'è un riferimento a un ministro colombiano sul tenersi pronto a nuovi progetti petroliferi. C'è la richiesta al ministro dell'ambiente del Brasile di sostenere la partecipazione degli Emirati arabi a un grande giacimento sudamericano. C'è la promessa alla Germania di continuare ad aumentare le forniture di gas.

La risposta del team emiratino è stata piuttosto blanda, non hanno negato di aver parlato di affari in questi incontri bilaterali e hanno ribadito che «gli incontri privati sono privati». Alla luce di queste informazioni, viene difficile immaginare come le stesse persone e lo stesso presidente useranno lo spazio politico di Cop28 per arrivare al risultato più atteso, un accordo per il phase-out, cioè la terminazione, di tutti i combustibili fossili.

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