Allora, quello che stanno dicendo i 250 autori che hanno esaminato e riassunto 14.000 articoli scientifici usciti negli ultimi tre anni, è che nella migliore delle ipotesi, se cioè cominciamo subito a decarbonizzare il pianeta, arrivando a -55 per cento gradi al 2030 e a zero al 2050, l’aumento di temperatura raddoppierà per la fine del secolo. Passeremo, o meglio passerete (cari figli e nipoti), da + 1 a +2 gradi centigradi.

Togliere l’anidride carbonica  (CO2) nella stratosfera infatti è al momento è impossibile, e quindi l’unica cosa da fare è non mandarne più lassù. Mentre l’inquinamento atmosferico conoscerà nei decenni un deciso miglioramento, l’inquinamento stratosferico (chiamiamolo così) scenderà solo molto lentamente, e non del tutto. 

Il messaggio centrale contenuto nel nuovo rapporto dell’Ipcc sta tutto qui: siamo in ritardo, siamo ai supplementari, anzi siamo ai rigori.

E alla fine non avremo nessuna coppa, ma solo un pianeta il doppio più incasinato, più arroventato, più devastato da cicloni e inondazioni, ma anche da terribili siccità, morti per fame e per malattie indotte dal clima, di quanto non sia adesso. E questo se facciamo tutti insieme - dall’Italia alla Polonia, dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Cina agli Emirati Arabi - tutto il possibile da oggi. Domani è già troppo tardi.

Se no? Se no taglieremo il nastro di fine secolo non con 2 ma con 3, forse 4 gradi centigradi in più rispetto al periodo preindustriale. 

Possiamo sperare che questo messaggio venga finalmente preso sul serio? Io credo di no. Penso non basterà un messaggio, non basteranno le 3.000 pagine del rapporto che nessuno leggerà. Servirà una mobilitazione globale come non si è mai vista, servirà una lotta pandemica.

Serviranno milioni di Grete, tonnellate di incazzatissime lotte dappertutto. Servirà decisione, integrità, sacrificio, dedizione assoluta. Ma servirà soprattutto lucidità, capacità politica, alleanze improbabili, cento nuove encicliche, fatwe, proclami, atti dimostrativi.

Servirà insomma la chiave giusta per spiegare che azzerare le emissioni è un dovere ma anche un affare, e alla fine anche un piacere. Il piacere di sopravvivere.

Nessuno scienziato si potrà concedere il lusso di non divulgare le sue ricerche, nessun giornalista, nessun politico, nessun insegnante, nessun medico potrà chiamarsi fuori. Siamo tutti nella stessa pentola con il fornello acceso.

Organizziamoci, pensiamo le mosse giuste e chiudiamo il gas, una volta per tutte.

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