In questo momento la lotta ai cambiamenti climatici ha un aspetto diverso, se vista dagli occhi di uno scienziato o di un ingegnere. Il Guardian ha contattato tutti gli autori degli ultimi report dell’Ipcc sulle scienze del clima, e li ha interrogati sulle prospettive di contenere l’aumento di temperature entro parametri sostenibili. La metà ha risposto.

Il risultato è abbastanza sconfortante. Quasi l’80 per cento degli scienziati prevede un aumento di temperature superiore a 2.5°C, molto al di sopra di quanto stabilito dall’accordo di Parigi (sotto 2°C e il più possibile vicino a 1.5°C). Quasi metà ha previsto un aumento di temperature superiore a 3°C.  Soltanto il 6 per cento ha detto che riusciremo a rimanere sotto 1.5°C, la prospettiva più ottimistica.

Altri aspetti interessanti: gli scienziati giovani sono più pessimisti di quelli anziani. Le scienziate sono più pessimiste degli scienziati. Tenere l’aumento delle temperature sotto 1.5°C è un obiettivo politico, ma non è un obiettivo simbolico. È una soglia indicata dalla scienza: è lì che i ricercatori hanno fissato collettivamente l’asticella di un cambiamento climatico sostenibile. E lo avevano fatto proprio con un report Ipcc, uscito nel 2018. Oggi solo una ristretta minoranza tra i più autorevoli ritiene che riusciremo a stare entro quei parametri.

Lo scenario energetico 

La prospettiva cambia se si legge il Global Electricity Review 2024 di Ember, uno degli studi più importanti dell’anno per valutare come sta andando la transizione energetica. Nel 2023 il 30 per cento dell’energia elettrica a livello globale è stato prodotto da fonti rinnovabili. L’elettricità non è tutta l’energia, ma è il pezzo della transizione da completare prima (2035 per i paesi Ocse, 2045 per il resto del mondo) ed è un abilitatore di altri cambiamenti, come la decarbonizzazione nei trasporti o dei riscaldamenti: auto elettriche o pompe di calore sono sostenibili solo se quell’energia viene da fonti pulite.

Secondo Ember, il 2023 potrebbe essere però ricordato come l’ultimo anno di crescita delle fossili nella produzione di elettricità. «Questo decennio sarà ricordato come quello in cui la transizione energetica è entrata in una nuova fase», scrivono gli esperti di Ember. Il direttore del global insights program, Dave Jones, ha aggiunto: «Il futuro rinnovabile è arrivato, il solare in particolare sta accelerando più di quanto chiunque avrebbe mai creduto possibile. Il 2023 sarà ricordato come un anno chiave nella storia dell’energia».

Oggi le rinnovabili sono un terzo dell’elettricità, nel 2000 erano il 19 per cento: la crescita è tutta dovuta a solare ed eolico, che nel 2000 erano lo 0,2 per cento e che 23 anni dopo sono il 13,4 per cento dell’elettricità globale. La principale forza motrice di questa crescita è la Cina, che nel 2023 ha portato il 51 per cento della crescita di fotovoltaico e il 60 per cento dell’eolico. Il fotovoltaico è da quasi vent’anni la fonte di energia con la crescita più veloce al mondo.

A soffrire è invece l’idroelettrico: secondo le analisi di Ember, se avesse tenuto il passo delle altre rinnovabili le fossili avrebbero iniziato a calare già quest’anno, ma le siccità hanno spinto verso l’alto il carbone: quasi tutta la crescita (95 per cento) della più sporca delle fonti fossili, cioè il carbone è stata in soli quattro paesi. Il problema è che sono quattro paesi molto grandi: Cina, India, Messico e Vietnam.

Sono cinque le tecnologie che stanno guidando la crescita della domanda di elettricità: auto elettriche, pompe di calore, elettrolizzatori per fare l’idrogeno, aria condizionata (è stato pur sempre l’anno più caldo di sempre) e data center.

Ragioni di ottimismo 

Secondo Ember lo scenario va guardato con ottimismo: nella produzione di elettricità le fonti fossili caleranno per la prima volta nella storia umana nel corso di quest’anno.

Non perché calerà la domanda di elettricità (che anzi crescerà) ma perché l’energia pulita in crescita supererà l’aumento di domanda. Se non ci fossero stati eolico e fotovoltaico la crescita delle fossili sarebbe stata del 22 per cento nel 2023. Insomma, la transizione sta avvenendo.

Ancora troppo lentamente, ma sta avvenendo. Per raggiungere il ritmo richiesto dagli impegni climatici l’accordo di Cop28 andrebbe rispettato alla lettera: triplicando le rinnovabili, avremmo il 60 per cento dell’elettricità decarbonizzata entro fine decennio, le emissioni dimezzate e, secondo Ember, saremmo ancora sulla strada per tenere l’aumento di temperature sotto 1.5°C. In questa fase, gli ingegneri sono più ottimisti degli scienziati.

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