Ma il consumo di suolo si è fermato in Italia? La domanda è legittima, visto che il tema è scomparso dall’agenda politica dopo che per due legislature se ne era molto parlato e sembrava di essere vicini a una legge nazionale. Era il 2012, quando il governo Monti presentò il primo disegno di Legge in materia, ma da allora risultati zero. Bisognerebbe invece occuparsene, non solo perché il fenomeno non si è affatto fermato, come raccontano le analisi di Ispra, ma per capire le ragioni in un paese dove non si fanno più figli ma si continuano a costruire palazzi, centri commerciali, gigantesche distese di asfalto per parcheggi. E poi seconde, terze, quarte case nei luoghi più belli del paese.

Per evitare schematismi, questo non è un tema per ambientalisti ma riguarda la visione del paese, va al cuore del modello di sviluppo dei prossimi anni e non può essere estraneo a una destra di governo che proprio sulla riscoperta e conservazione dell’identità nazionale punta per larga parte della propria narrazione.

La casa è un grande tema politico

L’esplosione dei prezzi delle case a Milano, le liste d’attesa infinite per gli alloggi di edilizia popolare nelle grandi città, l’emergenza sfratti sono questioni derubricate alla cronaca locale. Dagli anni Ottanta, infatti, il tema casa è scomparso dall’agenda politica nazionale ed è lasciato al mercato di trovare soluzioni. Ma è proprio questo modo di ragionare che è alla base dei problemi sociali e economici che vivono milioni di famiglie, delle difficoltà a far incontrare domanda e offerta di lavoro, ed è il motore di un processo per cui si continuano a costruire case inaccessibili come prezzi per chi ne avrebbe bisogno, che rimangono vuote.

Il rischio è che questa situazione non cambi perché l’opposizione risulta poco credibile, dopo aver fallito nell’approvare una legge quando era al governo, e i partiti della destra continuino ad assecondare un’idea di libera iniziativa privata che copre abusivi – i condoni edilizi del 1994 e 2003 sono targati Berlusconi – e la parte più becera del settore immobiliare, contraria persino al libretto del fabbricato e alle classi energetiche degli edifici, perché gli inquilini è meglio che non sappiano.

Questo è uno di quei temi su cui la nuova segretaria del Pd Elly Schlein potrebbe far pesare il suo portato di novità e discontinuità con il passato, intorno a due questioni che tutti i cittadini italiani capiscono bene. La prima è quella dell’accesso alla casa, per dare risposta a partire da dove c’è più bisogno e con formule innovative. E poi l’impegno a fermare la distruzione dei paesaggi più belli del nostro paese che vengono divorati anno dopo anno da ville e villette abitate per pochi mesi all’anno.

Nuove idee e nuove politiche

L’Italia del 2023 è molto diversa da quella degli anni Settanta dove la lotta per la casa era una questione che portava la gente in piazza e che spaccava governi e partiti. Inoltre, le città non sono tutte uguali, perché basta vedere i prezzi delle case a Milano e Enna, delle stanze in affitto a Bologna e Rovigo, per vedere differenze abissali e capire che serve una cabina di regia nazionale, con priorità, risorse e strumenti di intervento come avviene negli altri paesi.

Se le analisi dicono che mancano circa 800mila alloggi tra edilizia popolare e a prezzi calmierati, questi vanno realizzati nelle città dove la crisi è più grave, e non distribuiti a pioggia, con la solita assurda divisione su base regionale. Soprattutto, vanno progettati nell’ambito di interventi di rigenerazione urbana, visti gli ampi spazi dismessi e da recuperare che esistono dentro le città. E vanno realizzati a emissioni zero così da aiutare le famiglie a risparmiare in bolletta.

Ma arriviamo al problema politico: interventi di questo tipo in Italia sono impossibili da realizzare in tempi ragionevoli per le norme esistenti e non hanno finanziamenti. Possibile che nessuno si voglia intestare questa battaglia? E poi, il secondo corno del problema, oramai in Italia meno della metà delle aree costiere è ancora libero da costruzioni, ma la pressione immobiliare non si ferma e continua a divorare e omologare gli ultimi tratti di paesaggi sopravvissuti. Tutto legale, perché larga parte delle regioni non ha ancora approvato piani paesaggistici e perché il ministero dei Beni culturali si occupa solo di fermare eolico e solare. Proprio sicuri che una battaglia su questi temi oggi sarebbe impopolare?

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