Oltre sedicimila vittime accertate, 156mila vite sconvolte per la perdita dell’abitazione o dei mezzi di sostentamento, due miliardi di euro di danni: è questo il conto annuale della crisi climatica in Europa, che ormai può essere considerato il continente più direttamente colpito al mondo dal riscaldamento globale.

L'Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) e l'Osservatorio Copernicus hanno diffuso una nuova edizione del rapporto State of the Climate in Europe. Lo studio è la fotografia di un anno tragico – il 2022 – che secondo il direttore di Copernicus, Carlo Buontempo, «non può essere considerata un'annata straordinaria, frutto di un'anomalia climatica, ma come parte di una traiettoria di crescita degli eventi estremi».

La nuova normalità del più fragile dei continenti. Non casualmente, i primi giorni di giugno del 2023 in Europa hanno già battuto ogni record di aumento di temperatura, e anche l'Italia sta affrontando la sua prima ondata di calore (condizione nella quale la penisola iberica si trova già dalla fine di aprile).

In totale, nei prossimi anni l'Europa meridionale avrà l'aumento percentuale più alto su scala globale delle giornate con temperature superiori ai 40°C e di giornate consecutive senza precipitazioni. A dispetto delle ultime settimane piovose in Italia –  una normale variabilità del meteo – il trend dell'Europa è verso un clima più arido e caldo. Il dato più preoccupante è proprio l'aumento della curva delle temperature: perché nessuna regione al mondo si sta scaldando così velocemente, Artico a parte. È una crisi «con impatti profondi non solo ecosistemici, ma anche socio-economici», scrivono WMO e Copernicus.

Costi umani ed economici

Rispetto all'inizio del riscaldamento globale causato dalle emissioni di gas serra, nel 2022 la temperatura media in Europa è stata di +2,3°C sopra la normalità, esattamente il doppio della media globale (+1,15°C): se l'accordo di Parigi si applicasse solo al nostro continente, potremmo dichiarare già superati gli obiettivi fissati nel 2015. Solo negli ultimi trent'anni, in Europa la temperatura è già aumentata di un grado e mezzo.

Con il rapporto di WMO e Copernicus inizia a essere chiaro anche come sono distribuiti i costi umani ed economici dei vari eventi estremi: l'acqua (o la sua assenza) mettono in grave difficoltà le economie, mentre il vero killer climatico silenzioso sono le giornate di caldo insopportabile e le notti tropicali, le stesse che hanno fatto un centinaio di vittime in India negli ultimi giorni.

Due terzi (67 per cento) dei danni economici causati da eventi climatici in Europa sono dovuti ad alluvioni, inondazioni e precipitazioni estreme, mentre la quasi totalità delle vittime (più del 99 per cento) sono da attribuire alle eccezionali ondate di calore della scorsa estate. Tutti gli ecosistemi vitali per la sopravvivenza dell'Unione sono minacciati, dalle foreste agli oceani.

La superficie forestale bruciata dagli incendi è stata la seconda di sempre per estensione e le ondate di calore marine, dall'Atlantico al Mediterraneo, stanno portando a migrazioni ed estinzioni di massa, all'arrivo di specie aliene e al collasso generale della biodiversità acquatica. Il Mar Nero, il Mar Baltico e il Mediterraneo orientale hanno fatto registrare temperature di tre volte superiori alle medie. I ghiacciai sulle Alpi hanno perso 34 metri di spessore, un problema per le forniture idriche, mentre la perdita di copertura di ghiaccio in Groenlandia ha contribuito da sola a un aumento del livello del mare globale di 14,9 millimetri.

Anomalia nell’anomalia

State of the Climate in Europe però offre anche una lettura positiva: l'Europa è un'anomalia globale non solo per gli impatti della crisi climatica, ma anche per la sua reazione a essa. La transizione energetica sta iniziando a mostrare i suoi effetti, nonostante la guerra in Ucraina e l'inflazione.

Il 2022 è stato l'anno più caldo della storia per la maggior parte della regione, ma è stato anche il primo anno nel quale la produzione di elettricità dalle fonti rinnovabili ha superato quella da combustibili fossili. Il 22,3 per cento dell'elettricità europea è stato prodotto con eolico e fotovoltaico, contro il 20 per cento derivante dal gas. L'attuale assetto di potere politico in Europa, prodotto dalle elezioni del 2019, ha dato vita al Green deal e a tutte le politiche collegate, rafforzando gli strumenti a disposizione della transizione e rendendo possibile il sorpasso delle rinnovabili, anche in un contesto di crisi energetica e spinte contrastanti (come la ricerca di gas su mercati internazionali dopo il ripudio della Russia come partner energetico o le fiammate di ritorno verso il carbone nei periodi peggiori di panico energetico).

Questi risultati sono incoraggianti e possono controbilanciare il pessimismo dei dati climatici, ma non sono sufficienti: l'obiettivo europeo è arrivare al 42 per cento di produzione da rinnovabili entro la fine del decennio, per riuscirci tutte le policy del quinquennio 2019-2024 dovranno essere confermate e potenziate dalla prossima Commissione. È una delle possibili letture di questo rapporto: i numeri di State of the Climate in Europe sono un modo per sottolineare l’importanze cruciale delle prossime elezioni europee. 

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