«Lützerath è diventata il simbolo della battaglia contro i combustibili fossili in tutto il mondo». Sono parole di Cecilia Fiacco, un’attivista italiana che ha partecipato alla resistenza finale  – un numero che oscilla tra 15mila e 35mila persone –  nel villaggio della Renania, in Germania, contro l’espansione di una miniera di lignite, la variante più inquinante della fonte fossile più tossica per il clima.

Con l’allontanamento di ieri degli ultimi nuclei di resistenza, lo sgombero nel paesino disabitato della Germania occidentale è completo.

Da un punto di vista pratico, la militarizzazione tedesca della politica energetica – ciclicamente invocata pure in Italia quando si parla di rigassificatori –  ha avuto successo, ma dal punto di vista politico ha vinto il movimento europeo per il clima.

La credibilità ecologista del governo tedesco e del suo azionista ambientalista, i Grünen, cioè i Verdi di Germania, esce in grande difficoltà dai video delle rincorse della polizia contro gli attivisti nel fango delle campagne in Renania.

Forza simbolica

Con la fotografia degli attivisti in piedi sul dirupo della miniera di fronte alla scavatrice del colosso energetico Rwe, Lützerath ha consegnato all’opinione pubblica globale immagini di una forza simbolica impossibile da ignorare, quasi l’equivalente ambientalista dell’uomo in camicia bianca contro il carro armato a piazza Tienanmen in Cina, e ha messo il dito dentro una serie di ipocrisie energetiche tedesche ed europee.

Lo stesso governo che, dietro il paravento dell’Unione europea, durante i vertici dell’Onu chiede alle economie emergenti del mondo di «consegnare il carbone alla storia» ha messo in campo tutta la forza possibile per continuare a bruciarne a casa propria fino al termine di questo decennio, come spiegato dal verde di credo pragmatico Robert Habeck, ministro dell'economia e del clima.

Secondo gli ultimi dati del governo tedesco, l’elettricità prodotta da carbone è salita dal 31,9 per cento del 2021 al 36,3 per cento del 2022.

L’anticipo del phase-out promesso dal governo eletto un anno fa sembra un miraggio, la realtà della risposta alla crisi energetica dopo l’invasione russa in Ucraina dice +13 per cento di carbone nel mix elettrico tedesco in un anno.

Dice sempre l’attivista italiana: «Nell’immaginario comune la Germania coltiva l'immagine di paese che traina l’Europa e il mondo verso la transizione, ma nel 2023, sotto gli occhi e l'approvazione di un governo sostenuto dai Verdi, decide di abbattere un villaggio per espandere una miniera di carbone».

Il movimento europeo per il clima ha eletto Lützerath come ground zero della transizione energetica europea: una delle tante resistenze locali nel continente, un’occupazione che andava avanti da due anni, è diventata la battaglia di una generazione che aveva bisogno di recuperare forza politica ed energia, dopo anni complicati, in cui la pandemia aveva svuotato le piazze e la crisi energetica aveva fatto lo stesso con la narrazione.

Rinascita

Le ultime settimane in Renania hanno rappresentato allo stesso tempo una sconfitta e una rinascita. Giovanni Cioni è un’attivista italiana di Extinction Rebellion partita da Maastricht per la manifestazione di sabato.

«C’erano molte più persone di quelle che si aspettavano, anarchici con i passamontagna ma anche famiglie con bambini, la scena che si siamo trovati di fronte era quasi apocalittica, il cordone di polizia era impressionante».

Gli attivisti sapevano di non poter fermare per sempre, con le case sugli alberi e i tunnel, a mani nude contro manganelli e polizia antisommossa a cavallo, l’espansione della miniera di lignite, ma hanno ottenuto l'effetto di rimettersi dentro la storia.

Le manifestazioni più importanti post pandemia erano state ai margini delle conferenze sul clima, quella oceanica di Glasgow in Scozia del 2021, quella più piccola ma simbolicamente densa contro la repressione egiziana a Sharm el Sheikh di pochi mesi fa.

Gli scioperi nelle città europeei però non erano mai riusciti a tornare ai numeri del 2019 e la formula del 2022 era stata soprattutto quella dell'azione individuale o per piccoli gruppi, gli attacchi con la vernice o i blocchi del traffico.

Lützerath invece somigliava a una sollevazione di massa, in un contesto difficile, ostile e pericoloso. Ha dimostrato che il neoambientalismo nato nel 2018 con gli scioperi di Greta Thunberg e i blocchi di Extinction Rebellion, non è a fine ciclo, ma sta cambiando pelle e trovando ricambio generazionale, ed è in grado di motivare e mettere in viaggio migliaia di persone verso un campo di fango nel nulla per protestare contro una miniera.

Non a caso Greta Thunberg, da anni parca di apparizioni pubbliche, ha partecipato alla resistenza ed è anche stata fermata dalla polizia.

A Lützerath c’erano Fridays for Future, Extinction Rebellion, Ultima generazione, Ende Gelände, più i gruppi locali: insomma, tutti.

Per il governo di Scholz permettere l’espansione della miniera ha avuto un prezzo simbolico e altissimo, ed era questo l’obiettivo del villaggio autonomo e resistente di Lützerath.

Il parallelo americano

Negli Stati Uniti durante gli anni più bui della presidenza Trump, nei quali il paese era uscito dall’accordo di Parigi, era stata proprio una resistenza comparabile a Lützerath a tenere vivo e coeso il movimento, quella contro un’infrastruttura ridondante e fuori tempo massimo, l'oleodotto Keystone XL.

Quando è diventato presidente, Biden ha implicitamente riconosciuto l’importanza di quella resistenza: nei suoi primi ordini esecutivi non solo firmò il rientro nell’accordo di Parigi, ma anche la dismissione del progetto Keystone XL.

Lützerath è la versione europea di quel cammino, con il paradosso di combattere contro un governo amico e sensibile, per il quale molti dei manifestanti avevano votato un anno fa.

Le sedi dei Verdi di Düsseldorf e Flensburg (il distretto di Habeck) sono state occupate, a Leipzig e Aachen sono state distrutte le finestre. Habeck ha detto che gli ambientalisti si sono scelti «il simbolo sbagliato» e ha confermato gli obiettivi a lungo termine del suo governo.

Le immagini di Lützerath però hanno aperto una nuova fase, sia per il governo tedesco che per il movimento europeo. 

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