Rientrare negli accordi di Parigi sulle emissioni è un segnale lanciato al mondo. La sfida difficile è stravolgere un’economia che penalizza poveri e minoranze
- Con i primi ordini esecutivi, Biden rientra negli accordi di Parigi, blocca l’oleodotto Keystone XL e le trivellazioni nell’Artico: sono i primi segnali simbolici dell’azione che definirà la sua presidenza, quella climatica.
- La due grandi sfide sono energia elettrica pulita entro il 2035 e zero emissioni totali entro il 2050. Per la prima, servirà vincere le inerzie del sistema energia, oggi al 60 per cento ancora dipendente da carbone e gas. Per la seconda, dovranno arrivare soluzioni tecnologiche per i settori nei quali è più difficile abbattere le emissioni: industria pesante e trasporti.
- Il suo punto di riferimento sarà il lavoro, la creazione di 10 milioni di green job per unire transizione energetica e ripresa economica post Covid. È anche la sua versione della giustizia climatica: evitare che i costi del cambiamento (climatico ed energetico) ricadano su poveri e minoranze.
I primi ordini esecutivi di un presidente degli Stati Uniti hanno valore simbolico più che politico. Nel 2009 Obama dispose la chiusura di Guantanamo, per ricucire con la stagione di George W. Bush e della guerra al terrore. Tra le prime firme di Biden la più significativa è quella che riporta gli Stati Uniti negli accordi di Parigi, invertendo la rotta di Donald Trump. Guantanamo però era un simbolo e poteva essere usato come tale: la chiusura a Obama non riuscì, la firma passò comunque alla s



