la settimana della scienza

L’Homo naledi di fronte alla morte, cosa impariamo dalle sue sepolture

Illustrazione di Dario Campagna
Illustrazione di Dario Campagna

Nel cuore del Sudafrica, nelle profondità del sistema di grotte Rising Star, il paleoantropologo Lee Berger e il suo team dell’Università del Witwatersrand hanno trovato prove che una specie ominina vissuta tra 335.000 e 245.000 anni fa potrebbe aver compiuto gesti rituali complessi. La comunità scientifica si è divisa

Un ominide con un cervello grande un terzo del nostro che seppelliva i suoi morti? È questa l’audace ipotesi che, da un paio d’anni, scuote il mondo della paleoantropologia. Nel cuore del Sudafrica, nelle profondità del sistema di grotte Rising Star, il paleoantropologo Lee Berger e il suo team dell’Università del Witwatersrand hanno trovato prove che Homo naledi, una specie ominina vissuta tra 335.000 e 245.000 anni fa, potrebbe aver compiuto gesti rituali complessi: seppellire intenzionalmente

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