Se dovessimo scegliere un solo numero per raccontare lo stato del clima nel momento in cui l’emisfero boreale si trova nel pieno della primavera del 2023, con un’estate più che preoccupante in vista, sarebbe +13,8°C. È lo sbalzo di temperatura rispetto alle medie degli ultimi trent’anni registrato da uno studio del Mercator Ocean International nell’Oceano Atlantico al largo della costa orientale degli Stati Uniti.

È uno sbalzo spaventoso: quando la Bbc ha riportato la notizia, ha provato a sentire diversi oceanografi per commentarla, e alcuni non hanno voluto parlare alla stampa, perché «terribilmente stressati e preoccupati». Forse è questo il «tipping point» umano: non quando la scienza ci lancia allarmi, ma quando la scienza inizia a rinunciare a lanciare l’allarme. Perché a volte il racconto della crisi climatica sembra una sfilza di numeri su uno schermo ma, per chi li sa leggere, quei numeri possono essere terrificanti. L’aumento della temperatura degli oceani sta diventando il segnale più lineare e preoccupante della crisi climatica.

Intanto la prima ondata di calore dell’anno è arrivata in Europa, senza nemmeno aspettare l’arrivo del mese di maggio, e ha colpito la Spagna e il Portogallo: un blocco di aria calda in risalita dall’Africa ha portato le temperature in Andalusia a 38.8°C, siamo 11°C sopra le medie che si dovrebbero sperimentare alla fine di aprile. Il servizio meteo spagnolo ha fatto sapere che almeno venti città hanno raggiunto il proprio record storico per questo mese, situazioni simili in Portogallo e Nord Africa, le scuole stanno attuando misure di cautela che di solito si fanno scattare all’inizio dell’estate, la metropolitana di Madrid fa più corse per ridurre tempi di attesa e malori, le piscine pubbliche hanno aperto con un mese di anticipo.

Il 60 per cento della Spagna è in siccità, la produzione di cereali è dimezzata, ed è anche la dimostrazione che la capacità di invaso (cioè di raccogliere la pioggia) non è il proiettile d’argento contro la siccità. In Spagna è il triplo che in Italia ma questo non ha protetto l’agricoltura iberica, l’adattamento è una cosa molto più complessa del progetto laghetti (che pure avrà una sua utilità).

Siccità indiana

La scorsa primavera l’India fu colpita da un’ondata di calore spaventosa, quest’anno il clima sta offrendo il bis in tutta l’Asia. In Thailandia per la prima volta è stata superata la temperatura di 45°C ad aprile, in Cina c’è una siccità paragonabile a quella europea, che rischia di far crollare la produzione industriale, in particolare nei distretti dell’alluminio. Temperature record anche in Myanmar, Bangladesh e Vietnam. Colpisce quello che sta succedendo nell’altro emisfero, nel tardo autunno del Sudafrica, della Namibia, del Botswana e dell’Angola sono stati superati i 35°C, anche oltre i mille metri di altitudine.

Fine del giro sull’Isola di Breevort, in Canada, dove sono stati raggiunti 11.1°C. Non sembra una temperatura incredibile, ma siamo nel territorio del Nunavut, nell’Arcipelago artico canadese, a 63°C di latitudine. Record precedente polverizzato. Il mondo sta bollendo, è solo fine aprile e stiamo per uscire da un ciclo fresco di La Niña. I primi segnali del ritorno di El Niño sono stati registrati al largo di Peru ed Ecuador, vuol dire che ci siamo, l’oscillazione ciclica sul Pacifico sta cambiando verso, stiamo per uscire dalla fase fresca (durata insolitamente tanto, tre anni, e abbiamo visto che triennio è stato) per entrare in quella calda. Il passaggio da La Niña (che rinfresca la temperatura degli oceani e del mondo) a El Niño (che aumenta quella temperatura) è un fenomeno naturale che rischia di potenziare il riscaldamento globale causato dalle attività umane.

Secondo il Potsdam Institute for Climate Research, da solo questo passaggio aggiunge fino a 0.25°C di aumento di temperatura ai 1.15°C dove già ci troviamo in questo momento ed esiste la possibilità che il 2024 sarà l’anno più caldo della storia, il primo nel quale supereremo, anche se solo temporaneamente, la soglia di sicurezza di +1.5°C di riscaldamento globale (ricordiamo che l’Europa si riscalda al doppio di questa velocità, l’Artico al triplo). È per questo che alcuni scienziati non sono più in grado di parlare in modo sereno con la stampa: perché questi non sono solo numeri.

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