«Nel miglior scenario possibile dovremo comunque imparare a convivere con un clima di +3°C più caldo», è stata questa la risposta ufficiale della Commissione al cupissimo studio dell'Agenzia europea dell'ambiente sul futuro climatico del continente che si riscalda più al mondo: il nostro.

«Dovremo fare ancora di più», ha ammesso il commissario al clima Wopke Hoekstra in risposta agli scienziati. Per capire cosa possa significare «di più», con elezioni in arrivo e il rigetto ambientalista nelle piazze, il posto migliore si trova appena fuori i confini settentrionali dell'Unione.

Nuuk, pittoresca cittadina di 18mila abitanti, capitale della Groenlandia, territorio autonomo (ed extra-Ue) della Danimarca. Ursula von der Leyen ha tirato fuori i suoi vestiti più invernali (anche se in questi giorni si scende a -5°C, nemmeno lontanamente il freddo che dovrebbe fare a marzo) ed è andata ad aprire il nuovo ufficio della Commissione in Groenlandia.

Una scelta strategica, che contiene molte storie diverse: un messaggio agli scienziati (lo vediamo il collasso in atto sopra il Circolo Polare Artico, sappiamo che ci riguarda), uno alla Cina (che sta cercando di portare i suoi interessi minerari anche qui) e uno ai settori produttivi europei (impedire la deindustrializzazione dell'Unione).

Una nuova tavola periodica

La visita di von der Leyen in Groenlandia insomma è una storia di clima, ma soprattutto di transizione. Per elettrificare e decarbonizzare il nostro sistema energetico serve un'intera nuova tavola periodica di metalli: la Commissione ne ha individuati 34.

Sono metalli di cui i paesi europei non abbandonano. Anche quando ne avremmo da estrarre, tendono a causare proteste e guai: chiedere ad António Costa, ex primo ministro di successo del Portogallo, il cui progetto di socialismo di governo è crollato su uno scandalo legato all'estrazione di litio.

Ed è per questo che la grande isola artica può essere un partner così strategico: nei suoi suoli sono presenti 25 dei 34 metalli strategici per il futuro individuati dalla Commissione, che ha siglato col governo della Groenlandia un accordo già a novembre.

Il potenziale più alto è quello delle terre rare, un gruppo di 17 metalli (tra cui lantanio, neodimio, itterbio) che si trova in tutti dispositivi digitali o di transizione, dai cellulari alle turbine eoliche. Nel mondo sono stimate 120 milioni di tonnellate di terre rare. In Groenlandia ce ne sono 38,5 milioni di tonnellate. Un quarto delle riserve globali, in mano a una popolazione di 56mila persone

Ed ecco il nuovo ufficio, ed ecco la visita ufficiale di von der Leyen, in piena campagna elettorale per la riconferma a presidente della Commissione. C'è margine per agire.

Per la Cina penetrare sul mercato minerario della Groenlandia è stato più difficile del previsto: per l'attenzione che ha la popolazione all'impatto ecologico dell'estrazione e anche per l'intreccio di interessi geopolitici che si aggrovigliano qui. Le aziende cinesi avrebbero voluto costruire due nuovi aeroporti e un porto, ma i progetti sono saltati per il veto degli Stati Uniti.

Fare affari con i groenlandesi, in questo contesto, è difficile: a ottobre un'azienda australiana (Greenland Mining and Energy) ha fatto causa al governo per 11 miliari di dollari in profitti persi per una licenza di estrazione di terre rare prima concessa e poi ritirata.

Valore locale

«Vogliamo agire in pieno rispetto per il nostro partner e creare valore per i locali, non vogliamo semplicemente estrarre e scappare. Altri fanno questo, la Cina in particolare, non noi», ha detto prima della visita il consigliere di von der Leyen per il commercio Tomas Baert. Non poteva essere più chiaro.

L'Unione ha disperato bisogno dei metalli artici per le sue filiere industriali e le sue fabbriche di batterie, sul piatto mette interessi di buon vicinato e un modello meno estrattivista di quello cinese.

La Groenlandia è un territorio povero, vive ancora principalmente di pesca, economia del passato, ma sta cercando un modo di far funzionare le economie del suo futuro (metalli, ma anche turismo) in modo non distruttivo. Il viaggio di von der Leyen serve a mostrare che questa è la stessa idea della Commissione.

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