Si stanno tornando a progettare e realizzare grandi infrastrutture per la produzione di energia solare su terreni agricoli. L’impatto di questi “parchi fotovoltaici” sul paesaggio è notevole. Inoltre, installarli comporta il sacrificio di un bene scarso e non riproducibile: il terreno coltivabile.
- Dopo un fermo di qualche anno, dovuto al venir meno degli incentivi per gli impianti fotovoltaici a pieno campo, si stanno tornando a progettare e realizzare grandi infrastrutture per la produzione di energia solare su terreni agricoli.
- L’impatto di questi “parchi fotovoltaici” sul paesaggio è notevole: richiedono grandi superfici, recinzioni, manufatti, e spesso sono facilmente visibili anche a grande distanza.
- Inoltre, installarli comporta il sacrificio di un bene scarso e non riproducibile: il terreno coltivabile. Vale la pena di penalizzare ulteriormente la superficie agricola italiana quando esistono alternative per la produzione di energia solare?
Situato a una cinquantina di chilometri a nord di Roma, il monte Soratte è una presenza familiare a molti romani. Per quanto piuttosto basso, neanche 700 metri, sorge isolato dagli altri rilievi della Sabina, e ha una forma inconfondibile, quasi una cresta di stegosauro, increspata da sei cime, nella quale molti vedono il profilo di un volto umano. Anche chi non vive a Roma, se ha qualche reminiscenza classica, ricorda poi il famoso incipit di una delle più note Odi di Orazio, dove si parla del



