Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci del lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 presieduta da Tina Anselmi


Quando si passi ad esaminare il ruolo ricoperto da Gelli nella massoneria e la portata dell'influenza da lui esercitata nell'ambito dell'istituzione, e fuori di essa valendosi della sua posizione massonica, il dato al quale occorre in primo luogo dare adeguato rilievo è quello relativo alla data relativamente recente della sua militanza massonica.

Il Gelli infatti, personaggio che domina la scena massonica dalla fine degli anni sessanta sino all'inizio degli anni ottanta, entra in massoneria solo nel 1965 e apparentemente non senza contrasti, poiché la sua domanda di ammissione viene fermata per un anno prima di essere messa in votazione. Ma già l'anno successivo il Gran Maestro aggiunto, Roberto Ascarelli, segnala Licio Gelli al Gran Maestro, Giordano Gamberini, raccomandandolo come elemento in grado di portare un contributo notevole all'istituzione, in termini di proselitismo di persone qualificate.

Così che il Gelli, ancora fermo al primo grado della gerarchia (apprendista), viene prima cooptato dalla originaria Loggia Romagnosi alla Loggia riservata Hod che fa capo allo stesso Ascarelli — con un provvedimento di avocazione del fascicolo personale preso direttamente dal Gran Maestro Gamberini — per essere quindi nominato nel 1971 segretario organizzativo della Loggia Propaganda che diventa «Raggruppamento Gelli-P2».

Se il procedimento di cooptazione è, come prima rilevato, tipico della organizzazione massonica, bisogna pertanto constatare che esso funziona, nel caso dì Gelli, in modo particolarmente accelerato, poiché successivamente al primo trasferimento ricordato, già di per sé anomalo, il Gelli appare già nei 1969 investito di delicate mansioni che concernono questioni dì massimo rilievo per l'intera comunità massonica nazionale.

Pur senza infatti rivestire alcuna carica ufficiale nel vertice di Palazzo Giustiniani, il Gelli nel 1969 ha l'incarico, secondo un documento in possesso della Commissione, di operare per la unificazione delle varie comunità massoniche, secondo l'indirizzo ecumenico proprio della gran maestranza di Gamberini, che operava attivamente sia per la riunificazione con la comunione di Piazza del Gesù, sia per far cadere le preclusioni esistenti con il mondo cattolico.

Licio Gelli quindi, a pochi anni dal suo ingresso in massoneria, appare ricoprire un ruolo di rilievo, d'intesa con il vertice dell'istituzione ed in modo del tutto personale, sia per la por-i tata delle questioni affidate alla sua gestione, sia per la posizione affatto speciale che gli viene attribuita.

La posizione di preminenza assunta con rapida ascesa da Licio Gelli nella comunione di Palazzo Giustiniani non è in realtà spiegabile se non attraverso l'analisi dei rapporti che questi riuscì ad intrattenere con i dirigenti dell'organizzazione ed in particolare con i Gran Maestri, a cominciare dal Gamberini, che patrocinò l'ascesa iniziale di Gelli, in sintonia con il Gran Maestro aggiunto Roberto Ascarelli.

Terminata la Gran Maestranza del Gamberini nel 1970, a questi succedeva, all'insegna della continuità, il medico fiorentino Lino Salvini, il quale provvedeva a ritagliare al predecessore un proprio spazio di influenza, affidandogli l'incarico retribuito di sovrintendere alle pubblicazioni della comunione, nonché quello di tenere i rapporti con le massonerie estere e, secondo vari testimoni, con la CIA.

Di fatto quindi il Gamberini veniva ad assumere il ruolo di plenipotenziario per i contatti internazionali del Grande Oriente conservando nell'istituzione una posizione di personale prestigio e influenza, che gli avrebbe consentito di traversare indenne, a differenza del suo successore Salvini, le vicende burrascose e le aspre polemiche, spesso poco «fraterne», che contrassegnano la vita della comunità negli anni settanta.

Sarà comunque il Gamberini, all'uopo retribuito dal Gelli, a presenziare, nella sua qualità di Gran Maestro, alle iniziazioni che si tenevano presso l'Hotel Excelsior ed è ancora il Gamberini che secondo un documento in possesso della Commissione (debitamente periziato) provvede a redigere la minuta della lettera con la quale il Salvini eleva nel 1975 il Gelli alla dignità di Maestro Venerabile.

Un documento, questo, che getta una luce invero rivelatrice sulla natura dei rapporti che correvano tra Gelli e la Gran Maestranza, quale ne fosse il titolare, palesando una continuità di indirizzo per la quale è legittimo chiedersi quali radicate motivazioni essa avesse e quali ambienti ne fossero la reale fonte ispiratrice. Non meno stretti sono peraltro i rapporti di Gelli con il Gran Maestro Salvini che egli dichiarava, agli inizi degli anni settanta, di poter distruggere in qualsiasi momento.

A testimonianza del legame non certo limpido tra i due personaggi vale a tal fine ricordare l'attacco che il Gelli, manovrando dietro le quinte, fece portare da Martino Giuffrida al Gran Maestro nel corso della Gran Loggia di Roma (1975). L'operazione sostanziata da una serie di precise accuse sul piano della correttezza e moralità personali, venne fatta cadere solo dopo un incontro riservato tra il Gelli ed il Salvini, intervenuto a seguito della mediazione dell'onnipresente Gamberini.

Quanto infine ai rapporti con il successore del Salvini, generale Battelli, basti qui ricordare i documenti in possesso della Commissione che riportano le dichiarazioni scritte di testimoni, secondo le quali il Battelli ed il suo Gran Segretario, Spartaco Mennini, erano finanziati dal Gelli per le spese di campagna elettorale, oltre che regolarmente retribuiti.

In questa cornice di rapporti, che si svolgono sotto il segno della prevaricazione e della compromissione reciproche, vanno inquadrate la carriera massonica di Licio Gelli e lo sviluppo della Loggia Propaganda Due, luna e l'altra strettamente connesse, poiché vedremo che non solo la presenza e l'opera di Licio Gelli nella massoneria si risolvono sostanzialmente nella sua gestione della Loggia P2, ma altresì che l'organizzazione e la consistenza di questa seguono di pari passo la storia personale del suo Venerabile Maestro e le vicende che lo vedono protagonista, al di dentro come al di fuori della istituzione.

La costante relazione tra il personaggio e l'organismo a lui affidato, che viene alla fine a risolversi in una sostanziale identificazione, costituisce non solo, come vedremo, un valido strumento interpretativo ma si pone altresì come fonte di preziose considerazioni in sede conclusiva.

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