La prima domanda riguarda la tua esigenza di scrivere questo libro insieme alla figlia della giornalista Politkovskaja
Giustamente l’hai chiamata esigenza. Eravamo ad aprile dell’anno scorso, quando è scoppiata la guerra, quindi 2022, e sentivo l’esigenza come giornalista di provare a raccontare il conflitto in maniera un po’ laterale quindi prescindendo da scene di guerra che tanti bravi colleghi stavano testimoniando al fronte ma provando a raccontare anche chi, in qualche modo, in Russia, stava provando a resistere, e quindi mi è tornata subito immediatamente alla mente la figura di Anna Politkovskaja, che per la libertà del giornalismo aveva dato la vita.

Quindi mi sono chiesta se Anna avesse dei figli, se avesse lasciato in qualche modo il testimone a qualcuno di questa sua battaglia e facendo un lavoro di ricerca mi sono resa conto che Anna aveva due figli, fra questi Vera. Mi sono messa in contatto con lei e ho intercettato la sua angoscia perchè Vera, al momento dello scoppio della guerra, poche settimane dopo, è dovuta scappare dalla Russia perchè il clima nei confronti di quel nome e di quel cognome ancora, anche passati tanti anni, continua ad essere un problema ed essere un pericolo per la sua incolumità e per sua figlia. Quindi nasce proprio dall’esigenza soprattutto di un racconto che potesse portare alla luce, che potesse testimoniare anche chi oggi in Russia si oppone contro il regime e il silenzio.

La storia della giornalista Politkovskaja è quanto mai attuale proprio per la repressione del dissenso dei giornalisti che sono contro il regime di Putin.
Si, esattamente si, pensa che appunto Anna è stata assassinata 17 anni fa ma ancora oggi quel cognome che porta la nipote, perchè la nipote porta il suo nome e il suo cognome Anna Politkovskaja, è stato motivo di minacce di morte, nel libro viene raccontato, la loro casa di famiglia dove Anna scriveva i suoi libri è stata bruciata e il clima nei confronti di chi si oppone al pensiero comune e alla propaganda si è fatto molto più velenoso e molto più insostenibile. Questo ha costretto Vera alla fuga, una fuga disperata, nel senso che poi è una fuga senza un vero paese pronto ad accoglierli, questa è un’altra delle questioni aperte di cui ci dovremmo occupare, perchè oggi i Russi i cittadini russi sono messi tutti sullo stesso piano, sia chi è dissidente sia chi è a favore del conflitto, c’è una serie di questioni burocratiche che non aiutano, di lavoro, di permessi, conti bancari bloccati, perciò Vera e la sua famiglia ancora una volta hanno dovuto ricominciare da zero.

Che effetto fa il fatto che in Italia si sia scelto di inserire – nella lettura dei nomi degli innocenti che avviene ogni 21 marzo – la giornalista come vittima di mafia? 
Se per mafia si intende anche un sistema mafioso, nel senso un sistema omertoso, che ha protetto in qualche modo i suoi assassini, sicuramente si, perchè dopo 17 anni ancora non esiste una verità su questo omicidio di Stato, quindi non c’è ancora la verità sui mandanti di quell’omicidio, ci sono diverse tesi, è stata assassinata il giorno del compleanno di Putin, chi pensa che i mandanti siano per opera di mano di Kadyrov, chi per mano di Putin, chi appunto semplicemente per opera di un sistema che in generale ha protetto il potere che vede di cattivo occhio chi in qualche modo si mette di traverso rispetto a questo. Se per un sistema mafioso si intende questo, si. Non ci sono altri elementi che di fatto possano confermare la tesi della mafia, però se per mafia si intende un sistema omertoso, un sistema che ha protetto i mandanti e un sistema che ha protetto anche gli assassini stessi allora si, senz’altro si.

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