Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del decreto di archiviazione dell’inchiesta “Sistemi criminali”, della Procura della Repubblica di Palermo, del 21 marzo 2001.


Specifico riscontro alle dichiarazioni di Barreca circa il ruolo di Romeo nel piano eversivo-secessionista deriva anche dall’accertamento dei suoi stretti rapporti con l’avvocato Giuseppe Schirinzi (anch’egli in passato militante di Avanguardia Nazionale), Presidente della Lega Sud Italia costituita nel 1990 a Reggio Calabria. Secondo le concordi dichiarazioni di Barreca e Lauro, l’avv. Romeo farebbe anche parte della massoneria.

In particolare, Barreca, il quale nell’interrogatorio del 5 maggio 1993 al P.M. di Reggio Calabria aveva dichiarato di avere appreso da varie fonti che l’avv. Romeo era massone ed appartenente alla struttura “Gladio”, nonché legato ai “Servizi Segreti”, nell’interrogatorio reso in data 8 novembre 1994 al pm di Reggio Calabria dichiarava: “Ho partecipato ad alcuni degli incontri avvenuti a casa mia tra Freda, Paolo Romeo e Giorgio De Stefano.

Tali discorsi riguardavano la costituzione di una loggia super segreta, nella quale dovevano confluire personaggi di ’ndrangheta e della destra eversiva e precisamente lo stesso Freda, l’avvocato Paolo Romeo, l’avvocato Giorgio De Stefano, Paolo De Stefano, Peppe Piromalli, Antonio Nirta, Fefè Zerbi. Altra loggia dalle stesse caratteristiche era stata costituita nello stesso periodo a Catania.” Anche sulla base di tutte tali risultanze il Romeo, in data 12 ottobre 2000, è stato condannato dalla Corte d’Assise di Reggio Calabria alla pena di cinque anni di reclusione per il reato di cui all’art. 416 bis c.p.

Le dichiarazioni di Nucera sull’integrazione fra massoneria e ‘ndrangheta convergono con quelle di Leonardo Messina, il quale ha rivelato che tutti i vertici di Cosa Nostra sono inseriti nella massoneria deviata a far data dalla fine degli anni ’70. Ed anche il collaboratore Maurizio Avola ha riferito di avere appreso da Marcello D’Agata, consigliere della famiglia di Catania, che i vertici di Cosa Nostra sono inseriti nelle logge segrete della massoneria e che, in particolare, Benedetto Santapaola in virtù del suo inserimento nella massoneria segreta era stato presentato a personaggi autorevoli del mondo accademico e delle istituzioni di Catania [ Vanno tenute in considerazione anche le dichiarazioni di Gioacchino Pennino sulla storia dei rapporti fra Cosa Nostra, la ‘ndrangheta e la massoneria. È noto, del resto, che l’inserimento di alcuni esponenti di Cosa Nostra nella massoneria è provata anche documentalmente.].

Con particolare riferimento, poi, ai rapporti di Licio Gelli - indagato nel presente procedimento - con la ’ndrangheta vanno segnalate le dichiarazioni di Bruno Villone che saranno riportate oltre (cfr. parte II cap. 2 § 3). Significativi, infine, sono i riscontri acquisiti dalla D.I.A. in relazione alle dichiarazioni di Nucera sull’indagato Giovanni Di Stefano. Come risulta, infatti, dalla nota della Dia del 30/5/2000, il Di Stefano è effettivamente risultato legato a finanzieri serbi e ad esponenti politici vicini all’ex Presidente serbo Milosevic, nonché amico del criminale di guerra Zeljiko Razjatovic, meglio conosciuto come Comandante Arkan (ucciso a Belgrado in un misterioso agguato il 15 gennaio 2000 e già destinatario di numerosi provvedimenti restrittivi di autorità giudiziarie di vari paesi europei: Olanda e Svezia per rapina a mano armata e Croazia per genocidio).

Dalla medesima nota della Dia risulta inoltre che il Di Stefano ha anche numerosi precedenti. Arrestato, da ultimo, il 24 novembre 1999 in territorio italiano in esecuzione di un mandato di cattura emesso in data 8 luglio 1994 dalla magistratura britannica per associazione criminale a scopo di frode e commercio fraudolento, è stato arrestato anche in Serbia (ma rilasciato dopo pochi giorni) con l’accusa di traffico illegale e falsificazione di valuta.

Egli risulta essere rientrato in Italia nel 1995, allorquando si stabilì a Termoli, ove partecipò, con scarso successo, alle elezioni politi che del 1996 costituendo la formazione “Lega Sud”.

In tale contesto egli rilasciò una dichiarazione dicendosi “pronto a difendere l’unità nazionale contro la Lega Nord di Bossi con oltre 11.000 uomini messi a disposizione dal Comandante Arkan”. Da una nota della Questura di Campobasso dell’8 maggio 1996 risulta, altresì che il Di Stefano avrebbe manifestato l’intenzione di candidarsi nella città di Palermo ed avrebbe reso noto che il Comandante Arkan aveva deciso di sovvenzionare l’iniziativa. Parziale conferma alle dichiarazioni di Nucera è desumibile anche dalle dichiarazioni di Rade Cukic, già Ufficiale dei Servizi di Sicurezza della ex-Jugoslavia e di venuto collaboratore di giustizia a seguito del suo coinvolgimento in un’indagine per traffico d’armi e stupefacenti della Procura di Napoli.

Il Cukic, sentito da questo Ufficio in data 19 maggio 1999, dichiarava infatti di avere conosciuto il Di Stefano, che ha indicato come “stretto collaboratore” di Arkan, e di essere a conoscenza dei rapporti illeciti del Di Stefano e di Arkan con la criminalità organizzata internazionale e italiana, specialmente nel settore dei traffici di armi e di droga.

In particolare, Cukic dichiarava di avere appreso, intorno al 1994, da un uomo di fiducia di Arkan che questi aveva fatto avere alla mafia siciliana in quel periodo un cospicuo quantitativo di armi pesanti (in particolare, lancia missili terra-aria portatili, che dovevano servire per abbattere elicotteri, kalashnikov ed altro). Ed aggiungeva ancora di aver saputo che Arkan aveva finanziato un movimento politico italiano denominato “Lega Sud” con somme ingenti di denaro (un milione di dollari all’incirca).

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