Occorre adesso procedere all’esame delle risultanze probatorie riguardanti l’organizzazione palermitana che si occupa della produzione e dell'invio della droga negli Stati Uniti. L’episodio del sequestro dell’eroina ai fratelli Adamita ha consentito, in proposito, di acquisire molteplici informazioni e di individuare diversi personaggi responsabili di tale traffico
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per un mese pubblichiamo ampi stralci della prima grande inchiesta di Giovanni Falcone, l’ordinanza di rinvio a giudizio “Rosario Spatola e altri” del 1980
Finora, percorrendo a ritroso il cammino della droga dall’America in Sicilia, sono stati esposti gli elementi acquisiti in ordine al traffico di stupefacenti, che riguardano prevalentemente l’organizzazione degli acquirenti, anche se è stato posto in rilievo come, in tutti gli episodi finora passati in rassegna, la droga provenisse da Palermo e i personaggi implicati, pur se residenti negli Usa fossero originari della Sicilia e, comunque, mantenessero tuttora stretti rapporti con l’ambiente di provenienza.
Occorre adesso, specificamente, procedere all’esame delle risultanze probatorie riguardanti l’organizzazione palermitana che si occupa della produzione e dell’invio della droga negli Stati Uniti.
L’episodio del sequestro dell’eroina ai fratelli Adamita ha consentito, in proposito, di acquisire molteplici informazioni e di individuare diversi personaggi responsabili di tale traffico.
Al termine di pazienti indagini, durate diversi mesi, la Guardia di Finanza e la Criminalpol di Palermo hanno denunziato, con rapporto del 25 giugno 1980, come implicati nella spedizione dell’eroina sequestrata agli Adamita, Giorgio Muratore (n.62 dell’elenco imputati), Lo Presti Francesco (n.63), Battaglia Franca (n.54), Di Pasquale Mario (n. 65), Lo Presti Epifania Letizia (n. 66), Ferrara Salvatore (n. 67), Ferrara Esmeralda (n.68), Di Pasquale Sergio n. 69), Di Salvo Giovanni (n. 70), Ficano Angelo (n. 71), Castronovo Francesco (n. 72), Vella Angelo (n. 73), Ragusa Filippo (n. 45), Ricupa Filippo (n. 46), ed altri soggetti non ancora identificati (...).
È bene precisare le premesse dalle quali hanno tratto origine le indagini.
Nei primi mesi del 1979, perveniva alla Finanza segnalazione colla quale si esprimeva la possibilità che soggetti, indiziati di appartenenza ad associazioni mafiose, fossero implicati nel traffico di stupefacenti e si assumeva che gli stessi utilizzavano le utenze telefoniche della rete di Palermo 517645, di pertinenza del Supermercato Seidita, gestito da Tommaso Scaduto di Bagheria, e 454713, intestata a Mineo Francesco ed in uso al medesimo Tommaso Scaduto.
Le intercettazioni telefoniche e le successive indagini di polizia giudiziaria portavano alla denunzia di Tommaso Scaduto indiziato di appartenenza alla mafia e pregiudicato per contrabbando di tabacchi quale capo della organizzazione che aveva eseguito il sequestro dell’industriale emiliano Danilo Montanari, rilasciato il 27 febbraio 1979.
Nel corso della perquisizione domiciliare eseguita nella abitazione di Tommaso Scaduto, venivano rilevati i seguenti numeri telefonici, annotati in una rubrica: 408644, della rete di Palermo, intestato a Grassi Rosa Margherita, madre di Ferrara Esmeralda (quella Ferrera Esmeralda, appunto, che era a Milano in compagnia di Filippo Ragusa, col quale si era recata anche al ristorante Vecchio Quattrocento) e coniugata con Ferrara Salvatore; 8171629 della rete di Roma, intestato, del pari, a Grassi Rosa Margherita ed installato nell’appartamento sito in Via Monte Meta n. 4 scala C interno 4.
Veniva accertato inoltre che, più volte, dalla utenza installata nel Supermercato Seidita, era stata chiamata quella di Bagheria n. 632713, intestata a Giorgio Muratore. Infine, nella medesima rubrica di Tommaso Scaduto era annotata l’utenza U.S.A. 3810125, con l’annotazione a fianco: "Ragusa Fifo". Detta utenza è intestata a Lorenzo Scaduto, fratello di Tommaso, residente al 379 Blecker Street, Brooklyn, N.Y., genero di Filippo Ragusa.
Fin qui, appaiono evidenti i collegamenti fra Tommaso Scaduto (implicato in un sequestro di persona), Filippo Ragusa (la cui responsabilità nel traffico di stupefacenti è stata già ampiamente dimostrata), la famiglia di Ferrara Esmeralda e Giorgio Muratore. Va posto in evidenza, altresì, che Lo Presti Francesco (n. 63) è coniugato con Battaglia Franca (n.64) ed è fratello di Lo Presti Epifania Letizia (n. 66) coniugata con Mario Di Pasquale (n. 65) e di Lo Presti Maria - coniugata con Filippo Ragusa (n. 45) e che Sergio Di Pasquale (n. 69) è fratello di Mario Di Pasquale.
Si è in presenza, dunque, di un gruppo, legato da vincoli familiari, che fa capo all’americano Filippo Ragusa, la cui appartenenza ad organizzazioni mafiose dedite al traffico di stupefacenti è indiscutibile. Si è già detto, in proposito, che Giuseppe Vallelunga fu visto incontrarsi con Rosario Gambino e, quindi, fermarsi davanti al panificio “Franca Bakery” di Filippo Ragusa (...) e che l’utenza telefonica del panificio risulta chiamata da Rosario Gambino, Richard Cefalù e Fortunato Inzone.
Deve richiamarsi anche che, addosso a Gaetano Modica, arrestato e condannato in Usa per traffico di stupefacenti, furono trovate la carta intestata del panificio Franca Bakery, ed appunti con i numeri delle utenze telefoniche di Mario Di Pasquale e del panificio di Bagheria di Francesco Lo Presti e della Nino’s Pizzeria.
Tali molteplici contatti e le già accertate responsabilità di alcuni degli imputati in altri episodi di traffico di stupefacenti debbono indurre, quindi, a valutare con particolare attenzione le risultanze che subito si esporranno.
È opportuno occuparsi, in primo luogo, dell’esame delle intercettazioni relative alle seguenti utenze telefoniche: -632713 relativa all’abitazione, sita in Bagheria, di Giorgio Muratore, (dal 17/1/1980 all’1/3/1980 e dal 28/4/1980 al 12/5/1980: intercettazioni autorizzate dalla Procura della Repubblica di Palermo con decreti n. 3/80 ITF del 16/1/1980 e n. 45/20 ITF del 28/4/80 (...); -531528, relativa al panificio di Bagheria, corso Butera 51, gestito dalla famiglia di Francesco Lo Presti (dal 7/2 al 7/3/1980; intercettazioni autorizzate dal la Procura della Repubblica di Palermo con decreti n.11/30/ITF del 7/2/1980 e prorogate con decreto del 20/ 2/1980; ...).
Dalle telefonate registrate si rileva che Giorgio Muratore si era portato, improvvisamente, negli Usa, nel gennaio 1980, con la moglie. Rientrato a Bagheria, dal 6 al 12 febbraio si poneva in contatto telefonico con Salvatore Ferrara a Palermo, con Filippo Ragusa a Roma, per concordare la venuta di quest’ultimo in Sicilia.
In ordine al viaggio in Usa, si richiama l’attenzione sulla telefonata fra Cassini Maria Gabriella, moglie di Giorgio Muratore, e Letizia Lo Presti, moglie di Mario Di Pasquale, in cui la seconda mostra di essere informata della partenza per gli U.S.A. della prima che, a sua volta, le dice: «...’sta cosa così all’improvviso! Comunque, Giorgio lo sai come è fatto... Me lo ha detto a Roma, figurati! Credevo di andare in un posto ed invece mi sono trovata ad andare in un altro. Ma insomma, lui s’era preso il passaporto, capisci! (...)».
Inoltre, vi è tutta una serie di telefonate, ricevute dell’utenza di Giorgio Muratore nell’assenza di quest’ultimo, da cui si rileva che i suoi familiari evitavano accuratamente di far sapere che egli si trovava in America. […] È evidente, dunque, che gli interlocutori di Roma di Giorgio Muratore sono Filippo Ragusa e Filippo Ricupa (...).
Lo stesso giorno, Giorgio Muratore parla con Angelo e sollecita un incontro; gli dice di essere andato, la sera prime, “lassù” (“dda ’ncapu”) e di avere preso tempo (...). L’ 11 febbraio 1980, Giorgio Muratore dopo aver telefonato a Salvatore Ferrara ed avere appreso che Filippo non era ancora arrivato a Palermo (...), telefona, a Roma, a Filippo Ragusa, il quale l’informa che sarebbe arrivato l’indomani (...). […]
Infine, il 12.2.1980, alle ore 23,35, Filippo Ragusa telefona a Giorgio Muratore e l’informa che sarebbe arrivato l’indomani alle ore 15,30 (…). L’indomani alle 13,10, come è stato accertato dalla Guardia di Finanza, che ha scattato diverse fotografie di tale incontro (...), il Muratore, alla guida della sua autovettura, giungeva all’aeroporto di Punta Raisi ed ivi si incontrava con Salvatore Ferrara, giunto con la sua vettura.
Quindi, sbarcavano dall’aereo Roma-Palermo Filippo Ragusa, Ferrara Esmeralda, Filippo Ricupa e la moglie e i due figli di quest’ultimo. Filippo Ricupa andava via con l’autovettura del Muratore, mentre tutti gli altri salivano a bordo di quella del Ferrara.
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