Petrolio, rifiuti, appalti dell’alta velocità, costruzioni e compravendite immobiliari. Sono i settori economici nei quali il clan di camorra Moccia ha investito soldi e riciclato denaro attraverso una rete di imprenditori compiacenti e politici asserviti. Una rete che è finita coinvolta nell’inchiesta della distrettuale antimafia di Napoli, guidata dal procuratore Giovanni Melillo, dall’aggiunto Rosa Volpe, pubblici ministeri Ida Teresi, Giancarlo Scarfò, Giorgia De Ponte.

Una delle più grandi imprese mafiose sgominate negli ultimi anni, sia per numero di soggetti coinvolti, cinquantasette persone, sia per i segmenti produttivi interessati dalle infiltrazioni del clan.

Il clan ha una struttura piramidale con i vertici che non parlano con la base, quella violenta e feroce, che in strada gambizza chi osa opporsi e fa saltare i negozi di chi non vuole pagare il pizzo. In mezzo ci sono i senatori che guidano gruppi e cellule del clan, ma dipendono direttamente dai padroni della famiglia.

La piramide del clan vede alla guida stabilmente i fratelli Luigi, Angelo, detto Enzuccio, Antonio Moccia e Filippo Iazzetta, tutti nuovamente arrestati dai carabinieri del Ros. Gli imprenditori compiacenti sono diventati negli anni monopolisti nel settore, a disposizione di un clan che ha spostato gli affari a Roma e in tutta Italia mantenendo un legame con Afragola, in provincia di Napoli, dove ha mosso i primi passi.

Gli imprenditori del clan

L’imprenditoria, targata Moccia, ha un ruolo di primo piano nel clan. Molti dei nomi coinvolti nell’indagine erano presenti al matrimonio della figlia di Angelo Moccia, Teresa, celebratosi a Roma nel 2017. Domani aveva rilevato in un’inchiesta gli affari della famiglia e i partecipanti alla festa del clan.

Alcuni degli ospiti presenti erano imprenditori impegnati nei settori economici più redditizi e sono finiti in carcere nell’inchiesta della procura napoletana. Tra i nomi degli arrestati c’è Giuseppe De Luca, imparentato con la famiglia e dirigente del clan. De Luca, negli anni attraverso turbative d’asta e illeciti, si è aggiudicato appalti indetti da Rfi, rete ferroviaria italiana, prima direttamente e poi come riferimento occulto di società allineante agli interessi del clan. Tra queste società c’è la Kam costruzioni, aggiudicataria di diverse gare indette da Rfi, i cui titolari Manlio e Giovanni Esposito sono stati arrestati perché a disposizione del clan e corruttori di funzionari pubblici.

Per truccarla le gare milionari vertici e imprenditori del clan hanno costruito un accordo con le altre ditte partecipanti. Per aggiudicarsi gli appalti servono anche funzionari compiacenti, sono coinvolti nell’inchiesta Salvatore Maisto e Stefano Deodato, funzionari di Rfi, il primo direttore dei lavori, accusati di aver ricevuto una mazzetta da 29 mila euro per lavori nella stazione alta velocità di Afragola.

La stazione è cosa loro

La stazione di Afragola è una delle opere infrastrutturali più importanti realizzate nel nostro paese, inaugurata nel 2017 dall’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. I lavori sono finiti, però, nella mani della famiglia criminale grazie alle aziende di Giovanni Esposito, amico di Angelo Moccia. Giovanni Esposito risulta dipendente della Kam, ma ne era di fatto il gestore, anche se l’azienda era intestata ai figli.

Moccia ed Esposito hanno trascorso una vacanza insieme a Dubai ed Esposito è presente al matrimonio di Lucia Moccia e al funerale di Anna Mazza, madre dei Moccia e conosciuta come la vedova nera della camorra. Dalle carte dell’inchiesta emerge che i due hanno partecipato insieme anche a un’udienza pubblica, a Roma, da papa Francesco. Insomma i due sono legati da affari e amicizia.

L’indagine, scrive nell’ordinanza la giudice Maria Luisa Miranda, ha consentito di accertare che «i Moccia sono a pieno titolo coinvolti in alcune Ati (associazione temporanea di imprese)» per appalti indetti da Rete ferroviaria italiana, società del gruppo Ferrovie dello stato, sotto il controllo del ministero dell’Economia.

I soldi dei Moccia finanziano le aziende che partecipano alle gare che, grazie a quella liquidità, riescono ad aggiudicarsi gli appalti perché in grado di presentare un ribasso d’asta più conveniente per la stazione appaltante rispetto alle altre aziende.

In carcere sono finiti anche gli imprenditori edili Enrico Petrillo e Angelo Piscopo, ma anche Umberto e Giuseppe Esposito, tutti secondo la procura svolgevano la loro attività sotto la guida dei Moccia, destinatari degli investimenti occulti della famiglia criminale.

Ma non ci sono solo gli appalti nelle costruzioni e nell’alta velocità, ma anche quelli nel settore dei rifiuti. Soloil Italia è l’azienda di Francesco Di Sarno, considerato affiliato al clan, e che ha costruito un monopolio nel settore della raccolta degli oli esausti in Puglia.

I politici a disposizione

Per agire indisturbati, il clan aveva bisogno anche di appoggi politici. Per traffico di influenze aggravata dall’aver favorito il clan è indagato Pasquale Finocchio, ex vicepresidente del consiglio comunale di Bari, in quota Forza Italia. Coinvolto nell’indagine anche Roberto Falco, ex segretario cittadino di Forza Nuova e attivista no-vax, definito «soggetto legato al sodalizio criminale denominato clan Parisi».

Finocchio si è occupato di agevolare l’espansione della Soloil favorendo il rilascio dell’autorizzazione unica ambientale da parte della città metropolitana di Bari e del comune di Modugno.

Ai domiciliari è finito anche Andrea Guido, ex assessore del comune di Lecce, esponente di Fratelli d’Italia (il partito lo ha sospeso) che avrebbe stretto «un accordo corruttivo» con Giuseppe D’Elia, soggetto impegnato a favorire l’espansione della ditta cara al clan. Guido avrebbe ricevuto 2500 euro per favorire l’affidamento alla ditta del clan del servizio di raccolta degli oli esausti nel comune di Lecce. Politici che si dichiarano estranei alle accuse e in grado di dimostrare la loro estraneità ai fatti contestati.

C’è anche Aniello Esposito tra gli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa (il gip ha negato l’arresto, la procura ha fatto ricorso) perché «impegnato nel delicato ruolo di intermediario tra diversi imprenditori sottoposti o da sottoporre a estorsione» e «garantito i rapporti con la classe politica, sia locale che nazionale, grazie ai propri rapporti personali con alcuni esponenti di essa nonché strumentalizzando l’attività politica di sua moglie, consigliere comunale di Afragola».

Esposito già coinvolto in un’indagine in Calabria è sposato con Cristina Acri che, nel 2019, era assessora al comune e si fece fotografare insieme a Matteo Salvini in visita in città quando era ministro dell’Interno.

L’olimpo del crimine

Il clan Moccia rappresenta il più riuscito esempio di trasformazione dei poteri criminali.

Negli ultimi anni i vertici della famiglia hanno continuato a dirsi estranei a logiche criminali, ma vengono inseguiti da indagini e processi e sono diventati così i signori della camorra. Una capacità indiscussa di fare paura, incutere timore e vestire, contemporaneamente, gli abiti della buona borghesia, della imprenditoria che conta. Basta ascoltare le intercettazioni per capire la fama criminale che li precede e il livello raggiunto.

«I soldi li hanno fatti con gli appalti mamma…con le costruzioni…con le costruzioni mamma, con che li hanno fatti i soldi…mica con la droga», dice un soggetto in contatti con la famiglia. Il clan è stato coinvolto, lo scorso anno, anche in un’altra inchiesta che indagava sugli affari nel settore petrolifero con il coinvolgimento anche della showgirl Anna Bettozzi, oggi sotto processo. «Gigino comanda tutto, lo chiamano colletto bianco», «però è camorra pulita mamma, mica con la droga», dice un altro.

La camorra pulita che dalla guerra contro il boss Raffaele Cutolo negli anni ottanta è passata per la dissociazione, una strategia difensiva che ha protetto il gruppo dalle parole dei pentiti, dalla vendetta dei nemici, ma soprattutto gli ha consentito di inabissarsi. Tra chi ha creduto alla conversione anche magistrati che hanno scarcerato i vertici del clan nel corso degli anni nonostante un passato di omicidi, stragi e malavita.

Vertici che ora sono stati nuovamente arresti insieme a imprenditori, funzionari e politici conniventi.

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