C'è posto anche per i «Comitati endoconsiliari» nella nuova Alitalia (ora ribatezzata Ita). La loro esistenza è prevista da un comma dell'articolo 11 (Gestione della società) del decreto governativo che lancia la newco. Nel testo si specifica che il nuovo Consiglio di amministrazione della compagnia indica il numero dei componenti di questi Comitati, le norme di funzionamento e i compensi. In questo contesto il Cda promuove un «organismo paritetico» con i sindacati che dovrebbe essere consultato preventivamente sulle linee strategiche della società.

Detto in altro modo e fuori dall'ufficialità, governo e nuovi amministratori Alitalia con la creazione dell'«organismo paritetico» cercano di rendere meno bruciante lo schiaffo inferto ai sindacati con l'esclusione di un loro rappresentante dal Consiglio di amministrazione.

L'obiettivo finale non esplicitato, ma vero, è quello di non compromettere, anzi, se possibile di implementare il feeling che da tempo lega la compagnia e i sindacati firmatari degli accordi contrattuali.

Solo i rappresentanti delle sigle firmatarie possono far parte dei Comitati partecipando a quella che almeno nelle intenzioni vorrebbe essere una sorta di concertazione in sedicesimo, lontana parente della cogestione alla tedesca e dello sfortunato tentativo di 25 anni fa di coinvolgere i lavoratori Alitalia concedendo loro il 20 per cento di azioni dell'azienda.

È probabile che le nomine ricadano sui sindacalisti responsabili del settore specifico del trasporto aereo ed è plausibile, per esempio, che per la Uil, forte soprattutto tra i piloti, il prescelto sia Ivan Viglietti. 2

Sentito da Domani Viglietti, sindacalista che crede molto nella concertazione e già fa parte del Fondo speciale del trasporto aereo, non esclude l'eventualità di una sua nomina, anche se non si dimostra entusiasta della scelta Alitalia per i Comitati: «Avremmo voluto altro, comunque sempre meglio che un calcio nel sedere». L'argomento della composizione del Comitato al momento non è stato ancora affrontato né dalla sua organizzazione né dagli altri sindacati.

Nei Comitati possono essere nominati anche i componenti delle Rsu, le Rappresentanze sindacali unitarie elette dai lavoratori dell'azienda. Ma qui sorge un problema non da poco: all'Alitalia le Rsu non ci sono.

C'è invece la Rsa, Rappresentanza sindacale aziendale, scelta solo dai lavoratori iscritti a un sindacato. La differenza tra i due organismi non è solo semantica e di qualità della rappresentanza, ma all'Alitalia è molto più concreta, risalente a molti anni fa e collegata alla spinosissima faccenda dei distacchi e dei permessi sindacali.

Il nuovo organismo paritetico creato in Alitalia è considerato una specie di terza scelta dai sindacati. Il governo, cioè i due ministri direttamente interessati alla faccenda, entrambi Pd, Paola De Micheli dei Trasporti e Roberto Gualtieri del Tesoro, avevano promesso ai sindacati un posto in Consiglio di amministrazione che però all'ultimo minuto è sfumato.

Nessuno riesce a spiegare per quale motivo i due ministri abbiano deciso di cambiare linea e non è chiaro se si siano piegati e perché alle richieste di segno opposto provenienti presumibilmente da qualche lobby o partito.

All'inizio della partita sulla nascita della newco i sindacati avevano avanzato un'altra richiesta: avrebbero voluto un Consiglio di sorveglianza.

Anche in questo caso non si tratta solo di parole, le differenze sono evidenti: mentre il Comitato appena istituito ha solo poteri di consultazione, il Comitato di sorveglianza sul modello tedesco sarebbe stato dotato di poteri molto più ampi, soprattutto un diritto di veto su scelte riguardanti il lavoro.

Stando così le cose è difficile riuscire a capire quali saranno i veri compiti del nuovo organismo paritetico Alitalia e che cosa esso potrà fare davvero.

Il timore di molti lavoratori è che anche questo nuovo organismo sia di fatto ridotto ad affiancare l'azienda nello sgradevole compito di dividere i «buoni» dai «cattivi» in vista dei prevedibili tagli di personale collegati alla nascita della newco.

«Ci sono precedenti terribili» ricorda Antonio Amoroso, segretario Cub dei Trasporti: «Nel 2008 l'arrivo dei Capitani coraggiosi di Silvio Berlusconi comportò una macelleria sociale e i sindacati confederali fornirono di fatto una mano all'azienda per la decimazione. Sei anni dopo ci fu il bis. Non vorremmo che dietro al paravento della cogestione sindacale si stesse preparando la terza puntata».

 

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