Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci del lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 presieduta da Tina Anselmi


Non si può non sottolineare a tale proposito che questa sottile strategia giudiziaria è imputabile in modo esclusivo alla sede centrale del Grande Oriente e che fu attuata solo superando le vivaci resistenze della sede circoscrizionale, con palesi violazioni degli statuti massonici.

Ma il risultato ancor più rilevante è che la sospensione del Gelli comportava, come abbiamo detto, la sospensione per tre anni, poneva cioè una certa distanza di sicurezza tra il Venerabile ed il Grande Oriente, anche se ciò era solo nell'apparenza delle cose perché noi sappiamo che nella sostanza l'intreccio Salvini-Gelli Gamberini continuava come sempre ad operare, pur tra i contrasti, nella stessa immutata direzione di sostegno e di incentivazione dell'operazione piduista.

A stretto rigore di ortodossia statutaria si dovrebbe comunque fermare la storia massonica della Loggia P2 al termine del 1976. È a tale artificiosa situazione procedurale che evidentemente si fa riferimento quando si afferma che la Loggia Propaganda 2 altro non è che un gruppo privato del Gelli da questi organizzato all'insaputa del Grande Oriente, attivata valendosi abusivamente delle insegne di questo: tale assunto sarebbe comunque valido limitatamente al periodo di sospensione citato, che decorre dal luglio 1976, ma in realtà anche in tale più circoscritta accezione questa tesi non può essere accettata.

Ostano infatti a tale interpretazione alcune circostanze che risultano provate da atti in possesso della Commissione. 1) In primo luogo il 20 marzo 1979 il Gelli scrive al nuovo Gran Maestro, Ennio Battelli, quanto segue: «In relazione a quanto concordato in data 14 febbraio 1975 con il Tuo illustre predecessore, mi pregio confermare che i nominativi al VERTICE del R.S. A.A., non appariranno "nei pie di lista" del R.L. Propaganda 2 (P2) all'ORIENTE di ROMA «Resta ben inteso che della R.L. continuerà ad avere giurisdizione nazionale ed i Fratelli non potranno essere immessi nell'anagrafe del G.O.. mentre le capitazioni saranno da me pagate».

Si noti in tale documento il richiamo alla lettera del 14 febbraio 1975 sopra citata (2), che denota una continuità mai interrotta di rapporti tra il Grande Oriente e la Loggia P2 e denuncia in maniera inequivocabile la natur a fittizia e strumentale del pie di lista ufficiale. 2) Altrettanto esplicito è il significato della seguente lettera inviata da Lino Salvini a Licio Gelli in data 15 aprile 1977: «Ti delego ai rapporti con i FFr. inaffiliati, ossia a quei FFr. che non risultano iscritti ai ruoli né delle Logge come membri attivi né del Grande Oriente come membri non affiliati.

«Sono dunque i FFr. nella tradizione massonica italiana chiamati Massoni a memoria quelli di cui dovrai curare i contatti, ai fini di perfezionarne la vocazione e la preparazione massonica. «Per effetto di tale delega, risponderai soltanto a me per quanto farai a tale scopo, promuovendo e sollecitando quelle realtà che Tu stesso reputerai di interesse e di utilità per la Massoneria. «Sono sicuro che Tu svolgerai questo importante ruolo con l'animo intrepido che hai rivelato di fronte ai proditori attacchi dei traditori della Istituzione».

3) In terzo luogo è provato che sia il Salvini che il Battelli non cessarono di consegnare al Gelli tessere in bianco per procedere ad iniziazioni in assoluta autonomia. 4) Queste iniziazioni erano per lo più celebrate dal Gamberini nella sua qualità di passato Gran Maestro, la quale, d'altronde, lo abilitava a partecipare ai lavori della giunta direttiva del Grande Oriente. 5) Nel 1980 il Gelli invia al Grande Oriente la somma di lire 4 milioni quale versamento delle quote degli iscritti per il triennio precedente.

6) Si aggiunga infine a tali elementi, la normativa predisposta nell'autunno del 1981, con la quale si fissavano da parte del Grande Oriente le modalità per il reinserimento degli iscritti alla Loggia P2 nel circuito ordinario della vita massonica.

Ma al di là dei riferimenti testuali e documentali, pur inequivocabili, da inquadrare peraltro nella assoluta disinvoltura con la quale il Grande Oriente gestiva le procedure, l'elemento che va realisticamente considerato è che non appare assolutamente credibile sostenere che l'attività di massiccio proselitismo portata avanti in questi anni dal Gelli — che coinvolgeva alcune centinaia di persone, per lo più di rango e cultura di livello superiore — sia potuta avvenire frodando allo stesso tempo ed in pari misura il Grande Oriente e gli iniziandi.

Né appare dignitosamente sostenibile che tutto ciò si sia verificato senza che il primo venisse mai a conoscenza del fenomeno ed i secondi non venissero mai a sospettare della supposta frode perpetrata a loro danno, consistente nell'affiliazione abusiva ad un ente totalmente all'oscuro di tale procedura.

Sembra invece più ragionevole ritenere che la sospensione decretata nel 1976 rappresentò una più sofisticata forma di copertura, alla quale fu giocoforza ricorrere perché Galli e la sua loggia costituivano un ingombro non più tollerabile per l'istituzione. Si pervenne così al duplice risultato di salvaguardare nella forma la posizione del Grande Oriente, consentendo nel contempo al Gelli di continuare ad operare in una posizione di segretezza che lo poneva al di fuori di ogni controllo proveniente non solo dall'esterno dell'organizzazione ma altresì da elementi interni.

A tal proposito si ricordi che non ultimo vantaggio acquisito era quello di avere eliminato dall'organizzazione il gruppo dei cosiddetti «massoni democratici», avversari di lunga data del Gelli e dei suoi protettori.

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