Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del decreto di archiviazione dell’inchiesta “Sistemi criminali”, della Procura della Repubblica di Palermo, del 21 marzo 2001.


Gianfranco Modeo, già esponente di spicco della criminalità organizzata pugliese, nell’interrogatorio al pm di Palermo del 13 novembre 1997, ha dichiarato che, ben prima della stagione stragista del ’92-’93, il fratello Claudio (anch’esso elemento di spicco della locale criminalità organizzata) era stato avvicinato dal noto faccendiere Aldo Anghessa, il quale aveva cercato di indurlo ad impegnare anche la sua organizzazione nella strategia stragista già programmata, dicendogli: “o accelerate i tempi o ne sarete coinvolti tutti”.

Secondo Modeo, analoghi “messaggi” erano pervenuti ai capi di Cosa Nostra che avevano aderito a tali sollecitazioni. Risentito più dettagliatamente il 18 settembre 1998, dichiarava che già nel 1984 i “catanesi” avrebbero voluto attuare una strategia di attentati per reagire all’irrigidimento carcerario, ma che il “veto” dei palermitani ne impedì l’esecuzione.

Analoga strategia venne proposta al fratello Claudio nel 1991 da Aldo Anghessa, nella quarta sezione del carcere di Bari. Anghessa disse a Claudio Modeo “che la situazione si stava mettendo male; che bisognava reagire; che stava crollando tutto il vecchio sistema anche politico che aveva agevolato la criminalità organizzata; che per salvare questa situazione occorreva mettere in atto una strategia di attentati indiscriminata; che i palermitani avevano già accettato questa proposta che gli era stata fatta da Licio Gelli il quale era appositamente andato a Palermo”.

Il Modeo ha dichiarato però di non avere aderito alla proposta, tanto che fece sapere al fratello che bisognava lasciare perdere l’Anghessa. Egli ha comunque aggiunto che successivamente ebbe conferma da Nino Madonia (con lui detenuto nel carcere di Cuneo) della proposta di Anghessa e di avere poi saputo che Aldo Anghessa aveva cercato di contattare altri esponenti della criminalità organizzata pugliese e che analoga richiesta era stata fatta anche ai “calabresi”.

Le dichiarazioni di Marino Pulito

Risalgono al medesimo periodo (in particolare al 1991) l’intensificazione di rapporti di Licio Gelli con personaggi aderenti o vicini alla Sacra Corona Unita, di cui ha riferito il collaboratore pugliese Marino Pulito. Egli ha infatti dichiarato che Gelli aveva interesse ad irrobustire tali rapporti (rendendosi anche disponibile per l’aggiustamento di processi in cassazione) al fine di ottenere appoggi per l’esperienza politica dei movimenti leghisti meridionali (in particolare per la Lega Meridionale di Egidio Lanari, sulla quale si tornerà oltre: cfr. parte II cap. 2).

Dalle dichiarazioni di Marino Pulito e da altre risultanze è invero emerso che, sempre nello stesso periodo, Licio Gelli si incontrò con esponenti della Sacra Corona Unita e della ‘ndrangheta al fine di ottenere il sostegno elettorale per i movimenti leghisti meridionali da lui fondati. In particolare, nell’interrogatorio del 15 febbraio 1993 ha, fra l’altro, dichiarato: “Confermo che vi é stato un rapporto tra me Licio Gelli e Serraino per un interessa mento del Gelli per la revisione del processo a carico dei fratelli Modeo Riccardo e Gianfranco....(Serraino, ndr) mi disse che faceva parte della Lega Meridionale e .... mi chiese se potevo procurargli dei voti nella provincia di Taranto. Ci siamo incontrati (con Gelli, ndr) a Roma in un albergo di Via Veneto....d'altra parte io mantenni la promessa di occuparmi di recuperare voti al Gelli in Calabria.”

Dalla deposizione del collaboratore Annacondia Salvatore si evince che il Pulito, nell’estate del 1992, durante un periodo di codetenzione nell’istituto penitenziario di Ascoli Piceno, gli riferì di essersi interessato della revisione della condanna alla pena di 22 anni di reclusione inflitta ai fratelli Riccardo e Gianfranco Modeo per l'omicidio Marotta, di avere incontrato in un albergo a Roma il Gelli, e di avergli chiesto di intervenire per assicurare un esito favorevole del procedimento di revisione.

E a questo punto Gelli gli aveva detto “che non vi erano problemi”, ma che in cambio occorreva sostenere politicamente la Lega Meridionale. Tale circostanza è stata confermata anche dal collaboratore messinese Costa Gaetano, codetenuto con Riccardo Modeo fra il 1991 ed il 1992. Ulteriori specifici riscontri alle dichiarazioni di Pulito sono emersi dalle intercettazioni ambientali, eseguite nel gennaio 1991 all’interno del deposito di carni di Pulito, prima che questi venisse arrestato ed iniziasse a collaborare.

Nel corso delle conversazioni intercettate si parlò esplicitamente proprio di tali contatti con Licio Gelli e dei suoi rapporti con l’avv. Lanari, indicato come “l’avvocato della P2” che stava “difendendo” Ciancimino. E gli incontri di Gelli con i personaggi e nei periodi indicati da Marino Pulito sono risultati confermati anche dalle agende di Licio Gelli e dai controlli sulle visite a Villa Wanda.

In ordine, infine, ai rapporti di Licio Gelli con la Lega Meridionale si rinvia a quanto evidenziato nella parte II (cap. 2), ove si evidenzia anche il ruolo che Serraino ebbe effettivamente all’interno del movimento fondato dall’avv. Egidio Lanari, dal quale poi si distaccò per seguire Licio Gelli [I rapporti fra Gelli e Serraino sono ampiamente riscontrati dalle annotazioni relative al Serraino rinvenute sulle agende sequestrate a Licio Gelli ed acquisite in copia agli atti del presente procedimento].

Valenza probatoria e riscontri

Le dichiarazioni di Gianfranco Modeo appaiono di speciale rilevanza, perché costituiscono ulteriore riprova dell’esistenza nel 1991 di un progetto criminale, che aveva come contenuto la realizzazione di attentati indiscriminati, e un obiettivo politico: la sostituzione dei vecchi referenti politici della criminalità organizzata, ritenuti non più affidabili. È chiaro che il Modeo non sa attraverso quali fasi intermedie e mediante quali strumenti sarebbe stato possibile realizzare un siffatto obiettivo politico, in quanto evidentemente Anghessa si era limitato a fare cenno ad una stagione di attentati senza entrare nei particolari.

Ad ogni modo, tali dichiarazioni confermano l’ambizione del progetto criminale, che mirava a coinvolgere tutte le più pericolose organizzazione di tipo mafioso operanti in Italia: non solo Cosa Nostra e la ’ndrangheta, ma anche la pugliese Sacra Corona Unita.

Ed è inoltre emersa un’ulteriore risultanza in linea con l’ipotesi oggetto del presente procedimento: e cioè che personaggi “esterni” alla criminalità organizzata erano coinvolti nel piano, se non nella qualità di veri e propri “ispiratori” (come, per la verità, sembrerebbe proporsi Anghessa per il tipo di prospettazioni fatte a Claudio Modeo), quanto meno come soggetti “interessati” alla sua realizzazione.

Va, in proposito, rilevato che Aldo Anghessa è personaggio noto per i suoi tra scorsi rapporti con ambienti della massoneria e dei servizi segreti, ma che è risultato essere in contatto anche con elementi pugliesi della criminalità organizzata. Dall’informativa Dia del 16/11/1998, risulta che Anghessa, già in contatto con i servizi segreti ai quali si è spesso proposto anche come informatore, è stato oggetto di indagine in vari procedimenti penali anche per traffico di armi, nonché per i suoi collegamenti con esponenti proprio della criminalità organizzata pugliese.

Positive anche le verifiche sui periodi di codetenzione dei soggetti protagonisti delle vicende riferite da Modeo: in particolare, è risultato che Modeo Claudio, fratello di Gianfranco, è stato effettivamente codetenuto con Aldo Anghessa nel carcere di Bari a cavallo fra il 1990 ed il 1991 [Precisamente dal 12.11.1990 all’11.1.1991: cfr. l’informativa Dia del 10.2.1999.].

Si rinvia, inoltre, alla lettura delle schede redatte dalla Dia sui fratelli Modeo e sugli altri soggetti indicati nelle dichiarazioni di Gianfranco Modeo, per verificare il loro indiscutibile spessore criminale all’interno della Sacra Corona Unita. Quanto alle dichiarazioni di Marino Pulito, esse costituiscono un’ulteriore conferma dei rapporti mantenuti negli anni da Licio Gelli con la criminalità organizzata, in questo caso con quella pugliese.

Ciò che connota di speciale rilievo nel presente procedimento dette dichiarazioni è il fatto che esse evidenziano che proprio nel 1991, quando - cioè – si avviava il progetto eversivo secessionista, ed Anghessa proponeva alla S.C.U. di aderire al piano criminale di destabilizzazione, Gelli irrobustiva i suoi rapporti con personaggi aderenti o vicini alla Sacra Corona Unita (rendendosi anche disponibile per l’aggiustamento proprio dei processi di interesse per i fratelli Modeo, ai quali Anghessa contestualmente avanzava la proposta di compartecipazione al piano eversivo) e contemporaneamente ricercava, presso i medesimi ambienti criminali pugliesi, appoggi per i movimenti leghisti meridionali da lui costituiti in quel periodo.

© Riproduzione riservata