Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie del Blog Mafie è dedicata al maxi processo in occasione del trentunesimo anniversario della strage di Capaci


Tralasciando quanto riferito dal Contorno sui singoli personaggi coinvolti nel traffico di stupefacenti (di cui si terrà conto nell'esaminare la posizione processuale degli imputati), e soffermandoci sugli aspetti generali del traffico degli stessi, le sue dichiarazioni sull'argomento possono così riassumersi: a Palermo operavano almeno tre laboratori di eroina, mentre ve n'era un altro in territorio di Mazara del Vallo, gestito dalla "famiglia" di Mariano Agate, intimo amico di Francesco Mafara e conosciuto personalmente dal Contorno perché entrambi, come tanti altri, frequentavano assiduamente Michele Greco.

Un'altra raffineria era installata nel baglio "Favarella" di Michele Greco e nalla stessa il Contorno vide lavorare i fratelli Giuseppe e Rocco Marsalone. Successivamente, Michele Greco, preoccupato del viavai di persone che frequentavano il baglio Favarella, aveva fatto spostare il laboratorio presso il primo piano di una casa di Salvatore Prestifilippo a Croce Verde Giardini, che è stata identificata e riconosciuta dal Contorno in via Ciaculli n.280/A, 282/A e 284/A.

Marchese Mariano gestiva nei suoi fondi, a Villa Ciambra, per conto di Bernardo Brusca, un laboratorio di eroina. I Vernengo sicuramente gestivano un laboratorio d'eroina, anche se il Contorno non ne aveva mai conosciuto l'ubicazione. Anzi, Antonino Vernengo, inteso "u dutturi", aveva fama di provetto chimico ed aveva addestrato, per la trasformazione della morfina-base in eroina, Francesco Marino Mannoia, Vernengo Luigi, Vernengo Cosimo, De Simone Antonino, Costantino Antonino, Vernengo Giuseppe fu Giovanni, Vernengo Ruggero.

Anche Pietro Vernengo ed il genero Urso Giuseppe erano stati addestrati da Antonino Vernengo, divenendo esperti "chimici"; Antonino Vernengo, a sua volta, era stato istruito da un italiano, del quale però il Contorno non ricordava più il nome.

I Savoca non gestivano un proprio laboratorio, ma si occupavano, in collegamento con Nunzio La Mattina, dell'importazione di morfina-base, che veniva poi trasformata nel laboratorio dei Vernengo.

Anche Tommaso Spadaro si occupava dell'importazione di morfina base ed anche di esportazione dell'eroina, ma non aveva un proprio laboratorio, come, del resto, Salvatore Inzerillo.

La "famiglia" di Mazara del Vallo (Mariano Agate) e quella di San Giuseppe Jato (Bernardo Brusca) sono strettamente collegate coi corleonesi anche nel traffico di stupefacenti; uomo di punta è Giuseppe Ganci, fedelissimo di Giuseppe Bono. Orazio Saccone lo aveva informato che Oliviero Tognoli era "nelle mani" di Leonardo Greco, il quale lo utilizzava per le sue finalità.

Nel corso del dibattimento, il Contorno, oltre a reiterare tali dichiarazioni, aggiungendo ulteriori ed interessanti particolari, ha chiarito con quali sistemi ed usando quali tecniche si occultava la droga durante i trasporti (es: sotto le pedane di legno usate negli autocarri per accatastare le mattonelle).

Ha, poi, precisato che il traffico degli stupefacenti era saldamente sotto il pieno controllo di "Cosa Nostra" palermitana e che tutte le "famiglie" di "Cosa Nostra" e gli "uomini d'onore" vi partecipavano, tranne Panno Giuseppe, "rappresentante" della "famiglia" di Casteldaccia e Bontate Stefano, "rappresentante" di quella di S. Maria di Gesù.

Costoro, dati gli ingenti profitti che la droga procurava, non potevano, tuttavia, evitare che i loro adepti, ai quali non erano in grado di garantire i medesimi guadagni con altre attività illecite, si inserissero nel traffico. Inoltre, Contorno ha confermato che l'organizzazione si serviva anche di estranei, dato che l'ansia di arricchirsi aveva sconvolto le menti di tutti e, pur di guadagnare miliardi, non si stava più attenti se tal uno, impostosi come pedina importante e necessaria di una determinata fase del traffico, non fosse "uomo d'onore".

I canali del traffico per far pervenire la morfina-base, l'eroina o l'hashish in grosse quantità, rimanevano quelli tradizionali del contrabbando di sigarette (Turchia, Bulgaria) ed erano conosciuti e utilizzati, anche secondo Contorno, le cui dichiarazioni riscontrano in pieno quelli di Buscetta, da La Mattina Nunzio, Spadaro Tommaso, Savoca Giuseppe, Agate Mariano e Rotolo Antonino.

L'enorme vantaggio rispetto alle sigarette di contrabbando, afferma Contorno, era anche costituito dal volume della merce in relazione al suo valore e dalla conseguente possibilità di effettuare sbarchi della sostanza stupefacente in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo, tramite velocissimi motoscafi d'alto mare, difficilmente intercettabili dagli organi di vigilanza navale.

Gli ingenti capitali per finanziare il traffico, venivano poi approntati, anche qui secondo il collaudato sistema del contrabbando di tabacchi, "a caratura", cioè a quota-parte cui avrebbe in seguito corrisposto un guadagno in percentuale.

In genere, a fornire tali mezzi finanziari erano chiamati dai capi, con necessarie funzioni di coordinamento e di direzione, gli "uomini d'onore" delle rispettive "famiglie", scelti tra i più validi e meritevoli, però, afferma Contorno, qualche affiliato avrebbe potuto ricevere segretamente ed in via del tutto personale danaro da parenti ed amici ed incrementare la propria quota di partecipazione.

In relazione ad ogni carico di sostanza stupefacente vi era una precisa divisione di compiti, per cui taluni provvedevano ad importarla, altri a raffinarla ed altri ancora a spedirla, preferibilmente negli Usa, perchè era quello il mercato che garantiva i più lauti guadagni, anche se aumentavano rischi. Tra coloro che avevano creato canali privilegiati per la spedizione negli Usa, Contorno ha citato parecchi nomi tra cui anche Spadaro Tommaso, Savoca Giuseppe, Ganci Filippo e Milano Nicolò, entrambi collegati con i fratelli Bono, Catalano Salvatore, Mazzara Gaetano, Castronovo Francesco, Greco Salvatore cl.1933, Greco Leonardo, Inzerillo Salvatore ed altri.

Circa i rapporti con gli associati campani e catanesi, Contorno ha riferito che, di volta in volta, costoro si inserivano nella fase più conveniente per entrambe la parti, sia ai fini dell'approvvigionamento, sia ai fini della spedizione che, però, effettuavano a loro rischio e pericolo. Mentre la raffinazione, lascia intendere il Contorno, rimaneva sempre appannaggio delle "famiglie" palermitane.

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