Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per un mese pubblichiamo ampi stralci della prima grande inchiesta di Giovanni Falcone, l’ordinanza di rinvio a giudizio “Rosario Spatola e altri” del 1980


Con rapporto del 6 maggio 1980, la Squadra Mobile della Questura, il Reparto Operativo dei CC. ed il Nucleo Regionale di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo denunziavano alla locale Procura della Repubblica le prime cinquantacinque persone indicate in epigrafe ed esponevano che le stesse facevano parte di una articolata e pericolosissima associazione per delinquere di tipo mafioso, dedita, fra l'altro, al traffico di stupefacenti (eroina) con gli Stati Uniti d'America, ed all'impiego in attività imprenditoriali degli ingenti profitti.

A conferma di tale accusa, i verbalizzanti riferivano:

A) che le indagini concernenti numerosi sequestri di eroina, recentemente effettuati in Italia e negli U.S.A., e, in particolare, quello di 24 kg. di droga, avvenuto il 16.1.1980 all’Aeroporto Kennedy di New York, e quello di 40 kg., avvenuto di in Cedrate di Gallarate il 18.3.80, avevano acclarato precise responsabilità a carico di alcuni dei denunziati, ma che tutta l’organizzazione era responsabile di tale traffico;

B) che la conferma dei rapporti illeciti fra i denunziati era data dalle numerose telefonate rilevate tra i membri della organizzazione residenti negli U.S.A. e quelli residenti in Sicilia;

C) che gli stretti vincoli di parentela e di affinità fra i denunziati rendevano l'organizzazione criminosa ancora più impermeabile alle indagini di polizia giudiziaria;

D) che le intercettazioni relative alle utenze telefoniche della Inzerillo Sanitari S.r.l. e delle abitazioni di Inzerillo Rosario fu Pietro, di Piraino Filippo e di Mangano Vittorio avevano posto in evidenza un traffico di stupefacenti fra Milano e Palermo ed un traffico di valuta estera (dollari) in Palermo, che si era giovato della compiacente intermediazione di impiegati di banca, come Antonino Gaudesi e Antonino Schisano;

E) che le famiglie mafiose che dirigevano il traffico di stupefacenti e le altre attività illecite erano quelle di Salvatore Inzerillo (di Giuseppe), di Giovanni Gambino e di Rosario Spatola;

F) che le indagini conseguenti all'omicidio del noto mafioso Giuseppe Di Cristina, consumato in Palermo il 30.5.78, avevano posto in luce, oltre a gravi sospetti nei confronti di Salvatore Inzerillo (di Giuseppe) e di Salvatore Montalto, un imponente flusso di danaro (assegni e vaglia cambiari), proveniente da Napoli, che aveva come destinazione alcuni dei membri più in vista dell'organizzazione;

G) che alcuni dei denunziati avevano goduto di appoggi nell'ambito dei pubblici appalti e che l'omicidio del Presidente della Regione, On. Piersanti Mattarella, era da ascrivere al suo coraggioso tentativo di stroncare il malcostume e le connivenze dei pubblici uffici con l'ambiente mafioso;

H) che le indagini in corso relative alla scomparsa di Michele Sindona, (avvenuta a New York il 2 agosto 1979 mentre il banchiere era in libertà provvisoria nel processo relativo al fallimento della Franklyn Bank), avevano già rivelato che in tale vicenda aveva avuto un ruolo predominante l'organizzazione mafiosa in questione, come era dimostrato dall'arresto di Spatola Vincenzo, avvenuto a Roma il 9/10/1979 dopo che lo Spatola aveva consegnato all'avvocato Guzzi una lettera del Sindona, e dalla presenza in Palermo di Giovanni Gambino durante il periodo della scomparsa del Sindona, riapparso a New York il 16.10.79 con una ferita alla coscia sinistra. Inoltre, erano sintomatici i rapporti fra la famiglia del Sindona ed un medico palermitano, il dott. Giuseppe Miceli Crimi, che, durante la scomparsa del banchiere, aveva effettuato frequenti viaggi tra Palermo e New York e si era incontrato con Giovanni Gambino e col genero di Michele Sindona, Pier Sandro Magnoni.

Sulla base di tali argomentazioni, i denunzianti sostenevano che anche tutti coloro che avevano attivamente collaborato per far allontanare Sindona da New York e ne avevano favorito la latitanza (Pier Sandro Magnoni, Giuseppe Miceli Crimi, Giuseppe Macaluso e Antonio Caruso) facevano parte dell'organizzazione mafiosa di Giovanni Gambino, anch'egli sicuramente implicato nella vicenda Sindona.

Stranamente, non veniva denunziato anche Michele Sindona.

Le persone denunziate venivano, in parte, tratte in arresto dalla Polizia Giudiziaria, nella fragranza del delitto di associazione per delinquere (in numero di ventotto), in parte erano detenute per altri procedimenti penali (in numero di sette), in parte si rendevano irreperibili o erano residenti negli Usa.

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