Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del decreto di archiviazione dell’inchiesta “Sistemi criminali”, della Procura della Repubblica di Palermo, del 21 marzo 2001.


Con particolare riferimento a quanto di specifico interesse nel presente procedimento, dalle indagini espletate è poi emerso con evidenza che dietro la costituzione del nuovo soggetto politico vi era un progetto di ben più ampio respiro che investiva non solo Palermo e provincia, bensì tutti i territori siciliani caratterizzati da cospicue presenze di Cosa Nostra; e che nell’esperienza di Sicilia Libera si era trasfusa la stessa commistione, ravvisata nelle leghe meridionaliste costituite qualche anno prima da Gelli e Delle Chiaie, di personaggi di estrazione diversa, per lo più riconducibili a tre ambienti di provenienza: la criminalità organizzata, la massoneria e l’estrema destra.

In provincia di Catania, il movimento Sicilia Libera venne fondato il 28 ottobre 1993 da Antonino Strano (nominato segretario regionale del movimento nel novembre 1993 e poi candidato alla Presidenza della Provincia di Catania alle elezioni amministrative del 1994), dall’avv. Giuseppe Li Pera (difensore di fiducia di vari uomini d’onore della famiglia mafiosa di Catania fra cui Alfio Fichera e Santapaola Salvatore, fratello di Nitto) e da Gaspare Di Paola (dirigente del gruppo imprenditoriale dei Fratelli Costanzo).

Nell’atto costitutivo si indicavano come obiettivi politici del movimento, fra gli altri, quello di “pervenire alla realizzazione di piccoli Stati, dotati di ampia autonomia, riuniti in uno Stato federale” e quello di trasformare la Sicilia in una “...isola felice del divertimento...” anche aprendo case da gioco.

Dagli accertamenti espletati proprio il segretario regionale Antonino Strano è risultato essere al centro di una rete di relazioni che, da una parte, lo collegava con esponenti della criminalità organizzata, in particolare con i fratelli Cappello Santo e Salvatore (cfr. nota Dia n. 3815/98 del 31/1/1998) e – secondo i collaboratori Cannella e Pattarino – anche con Alfio Fichera, uomo d’onore di spicco, rappresentante degli interessi di Nitto Santapaola all’interno del movimento Sicilia Libera [Così lo indicano i collaboranti Tullio Cannella e Francesco Pattarino] e, dall’altra, lo riconnetteva con la pregressa esperienza delle leghe meridionali “gellia ne”, visto che egli era stato anche segretario provinciale della Lega Meridionale dell’avvocato Egidio Lanari (si noti che Catania è stata una delle poche province italiane ad essere sede di una segreteria provinciale di quel movimento).

Anche l’onorevole Strano, peraltro, proveniva politicamente dalle file della destra tanto che, dopo il fallimento dell’esperienza “Sicilia Libera”, è confluito in Alleanza Nazionale.

Nel trapanese all’attività del movimento Sicilia Libera era direttamente interessato il rappresentante provinciale Vincenzo Virga, circostanza affermata prima da Cannella e poi confermata dal collaboratore Sinacori Vincenzo (reggente del mandamento di Mazara del Vallo) e soprattutto da Marceca Giuseppe, il quale, chiamato in causa da Cannella come l’uomo politico incaricato dal Virga di organizzare Sicilia Libera nella provincia di Trapani, ha ammesso di avere svolto tale ruolo, confermando gli incontri con Cannella, con lo stesso Virga e con altri personaggi da questi de legati a curare gli “interessi politici” di Cosa Nostra nella provincia.

Dalle dichiarazioni di Marceca è emersa anche la conferma del progressivo disinteresse di Cosa Nostra verso Sicilia Libera registratosi nel corso del 1994: il Virga infatti, anche sulla base delle perplessità manifestategli dal Marceca, si andò disimpegnando da quell’avventura politica e lo stesso Marceca finì per confluire nelle file di Alleanza Nazionale.

Peraltro, tale diffusione sul territorio siciliano era inserita – così come dichiarato da Cannella – in un ben più ampio progetto di coordinamento del movimento politico con altre similari organizzazioni dell’Italia meridionale. Ulteriori conferme in merito sono state acquisite con particolare riferimento al la riunione di Lamezia Terme.

In particolare, Marchioni Giovanni, un imprenditore vicino alla Lega Italia Federale (articolazione romana della Lega Nord) ha conferma to la partecipazione a quella riunione dei rappresentanti di Sicilia Libera (Edoardo La Bua per Palermo e Antonino Strano per Catania), Calabria Libera (l’onorevole Beniamino Donnici, organizzatore del convegno, ed indicato da Cannella come persona vicina alla ‘ndrangheta), Lucania Libera e Campania Libera e ha confermato altresì quanto dichiarato da Cannella sulla partecipazione del Principe Domenico Orsini, che si pro pose come candidato unico del futuro raggruppamento di tutte quelle organizzazioni.

Importanti, anche, le ammissioni dello stesso Principe Orsini, anch’egli proveniente dalle file dell’estrema destra e transitato nella Lega Italia Federale, il quale ha confermato, oltre la sua partecipazione alla riunione di Lamezia Terme, anche i suoi rapporti con Cannella e l’offerta di candidatura alle successive elezioni nazionali che gli propose lo stesso Cannella.

L’Orsini ha ammesso inoltre di avere chiaramente intuito il tipo di interessi che Sicilia Libera intendeva tutelare, specialmente dopo che Cannella gli disse esplicitamente che “occorreva tenere un discorso all’Ucciardone per poi perorare la causa del noto 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario” (l’invito – ha dichiarato Marchioni – era esplicito: “bisognava fare qualcosa per i carcerati”), sostenendo di essersi tirato indietro dal movimento non appena aveva compreso che dietro il movimento “si potesse celare qualcosa di illecito” (che ha poi esplicitamente indicato in “una entità misteriosa che non ho dubbi a chiamare mafia”).

Successivamente anche Orsini proseguì il suo impegno politico all’interno di Alleanza Nazionale. Appare, inoltre, utile evidenziare che il Principe Orsini, secondo le dichiarazioni di Tullio Cannella e del piduista Giorgio Billi, è anch’egli massone ed in rapporti con Licio Gelli, che lo stesso Orsini ha ammesso di avere conosciuto recandosi presso la sua villa di Arezzo.

Conferme sono emerse anche dalle indagini della Dia.

Si è accertato che già il 26 Settembre 1993 si è svolta, in Calabria, una riunione alla quale sono stati in vitati anche rappresentanze dei Movimenti federalisti della Sicilia, della Puglia e del la Campania, con l'impegno di mettere in moto un “processo di liberazione del Meridione”, soprattutto attraverso la costituzione di una “Lega dei Meridionali”, primo passo per gettare le basi della fondazione di uno stato federalista.

Successivamente, verso la fine del mese di ottobre 1993, si svolgeva a Napoli una riunione ristretta a cui partecipavano i responsabili dei principali movimenti meridionalisti (fra cui il calabrese Beniamino Donnici, fondatore di Calabria Libera; Belmonte Vincenzo, esponente della Lega Lucana, considerato referente politico di Umberto Bossi, Tempesta Biagio, fondatore di Abruzzo Libero, Bigliardo Roberto, già militante della Lega Nazional Popolare di Stefano Delle Chiaie).

E, in esito alla “I Convenzione Nazionale dei Movimenti Meridionalisti”, tenutasi a Napoli nel gennaio 1994, venne fondato un nuovo movimento denominato “Unione Mediterranea”, alla presenza – fra gli altri – in rappresentanza dei rispettivi movimenti di: Orsini Domenico (Movimento Autonomo del Lazio), Belmonte Vincenzo (Movimento Autonomo Lucano), Donnici Beniamino (Movimento Calabria Libera), Dell'Omo Antonino (Lega Italia Federale di Bari), Gabbianelli Giancarlo (Movimento Sociale per Viterbo), Tempesta Stefano (Italia Federale Lazio), Tempesta Biagio (Movimento Abruzzo Libero), Strano Antonino (Movimento Sicilia Libera).

Nel corso dei lavori veniva eletto Presidente della Convenzione l’Onorevole Staiti di Cuddia, già aderente al Msi e ad Alternativa Nazional Popolare (la formazione che faceva riferimento a Stefano Delle Chiaie). Nei mesi successivi, tuttavia, l’operazione politica si rivelava sempre più velleitaria ed i risultati raccolti nelle successive elezioni amministrative e politiche, svoltesi nello stesso 1994, dai vari movimenti meridionalisti si rivelava assai modesto.

Il che corrisponde alla ricostruzione della vicenda che ha fornito Tullio Cannella, dall’ottica di Cosa Nostra. Cosa Nostra, ma si potrebbe dire l’intero sistema criminale, non “credeva” più nelle prospettive – a breve scadenza – di un progetto di tipo separatista. La ristrutturazione delle relazioni politiche avvenne con altri interlocutori, verso direzioni e nell’ambito di strategie diverse. Il tentativo di Leoluca Bagarella, e con lui di alcuni pezzi del sistema criminale, di riprendere il progetto originariamente elaborato nel 1990-91 si rivelò velleitario e fallimentare.

Ed infatti, lo stesso Bagarella, vero “artefice” di Sicilia Libera, abbandonò il progetto per allinearsi alle diversa strategia adottata dagli altri capi di Cosa Nostra, da Provenzano e dai Graviano in particolare.

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