- Un anno fa, imbottito di chissà quali teorie demenziali e razziste, sintetizzate in un documento che aveva pubblicato on-line, Tobias R. pianifica l’azione, sceglie con attenzione i luoghi dove, in poco tempo, può raggiungere più persone, che seleziona per il colore della pelle, per i posti che frequentano.
- Sin dai primi giorni dopo la strage, parenti delle vittime e attivisti hanno cercato di non far dimenticare i nomi dei morti: «Per noi c’è un solo modo di raccontare questa storia e, cioè, dalla prospettiva di chi è morto, ecco perché chiediamo a stampa e istituzioni: pronunciate i loro nomi».
- La rabbia monta, la sensazione è quella di essere cittadini di seconda classe. Del resto, la morte dell’attentatore priva i familiari anche di un processo con il quale provare ad elaborare questa tragedia.
Ad Hanau ha sparato un razzista, «ma il mandante è la Germania»
18 febbraio 2021 • 19:37