Due poliziotti si arrampicano su una staccionata di legno, le stecche si rompono e i due cadono a terra. Gli agenti si rialzano e raggiungo la fila di poliziotti in piedi di fronte a loro. Tra la staccionata rotta e i poliziotti ci sono due alberi, in cima si sono arrampicati due attivisti. Sotto si affollano manifestanti, vestiti con le tute bianche che contraddistinguono il movimento ambientalista tedesco. Urlano. Gli agenti usano spray al peperoncino e manganelli per respingerli dall’altra parte della strada. Anche due giornalisti vengono colpiti con lo spray urticante. Dopo circa un quarto d’ora la polizia si ritira. Gli attivisti sugli alberi si stanno dando da fare per appendere uno striscione. In realtà non ci sarebbe motivo per usare violenza.

È sabato pomeriggio e ci sono 4.500 agenti di polizia nel centro di Monaco. Non se n’erano visti così tanti negli ultimi vent’anni. Dai gruppi della sinistra radicale alle grandi organizzazioni civiche, da tutta la Germania il movimento ambientalista si è dato appuntamento nella capitale bavarese.

Lì si è svolta da martedì a domenica la Fiera internazionale dell’automobile (Internationationale Autoausstellung – Iaa): con circa 700 case automobilistiche partecipanti è uno dei più grandi saloni dell’auto al mondo, nonostante quest’anno alcune aziende come Opel, Tesla e Toyota non abbiano voluto partecipare. Invece mai così numerose sono state le proteste al riguardo: per il clima e per un cambiamento radicale del sistema della mobilità.

Biciclette o automobili?

“Vietato andare in bicicletta” si legge sui cartelli in diversi punti di Monaco, dove le case automobilistiche espongono le loro vetture. Le piazze più belle del centro storico sono state trasformate per l’evento in open space: la città ha messo a disposizione spazi espositivi aggiuntivi oltre all’area della fiera, una delle innovazioni dell'Iaa di quest'anno.

Per molti residenti è una piacevole occasione per celebrare il proprio benessere e l’entusiasmo verso le automobili, per i manifestanti è un affronto insopportabile. Riconquistare le aree urbane è un passaggio decisivo verso una mobilità indipendente dall’automobile: è una lotta per il territorio.

Il ministero dell'Interno bavarese ha registrato nel fine settimana oltre 50 manifestazioni. In concomitanza con l’inaugurazione della fiera gli attivisti hanno bloccato in cinque punti le autostrade intorno a Monaco, coprendo la segnaletica stradale con la scritta «Smash car lobby. No Iaa». Venerdì gli attivisti dell’unione di sinistra “Sand im Getriebe” («sabbia nell’ingranaggio») hanno bloccato con azioni di disobbedienza civile vari open space.

La parte principale delle proteste è seguita sabato. Circa 4.000 manifestanti hanno sfilato nel centro città, divisi in due blocchi: prima le grandi ong e organizzazioni ambientaliste come Deutsche Umwelthilfe e Greenpeace, poi gli attivisti della disobbedienza civile. Al comizio finale si sono aggiunti altri circa 20mila manifestanti in bicicletta, i partecipanti ai sedici cortei organizzati nell’area di Monaco dai club di ciclisti.

A parte brevi rovesci di pioggia il tempo ha giocato a favore dei manifestanti. Non si può dire lo stesso del comportamento delle autorità locali e della polizia. Gli organizzatori della manifestazione ciclistica hanno dovuto rivedere i loro percorsi con breve preavviso. Gli attivisti hanno dovuto combattere in tribunale per ottenere il permesso di allestire un campeggio nel centrale Theresienwiese: dove da oltre 200 anni si svolge l’Oktoberfest hanno dormito per la prima volta un migliaio di dimostranti.

Sarebbero probabilmente stati di più se non ci fossero state le dichiarazioni intimidatorie del capo della polizia bavarese Thomas Hampel: «La polizia di Monaco è molto ben preparata. Qui non c’è posto per i sovversivi, possono risparmiarsi il viaggio». Ma le azioni delle forze dell’ordine non hanno riguardato soltanto i manifestanti: alla fine della settimana l’unione dei giornalisti tedeschi Dju ha contato 15 aggressioni della polizia contro la stampa e prepara un’azione giuridica, mentre il partito dei Verdi ha già presentato interrogazioni parlamentari sull’operato delle forze dell’ordine.

«Anche affrontando una massiccia resistenza, siamo riusciti a bloccare l'industria automobilistica», ha dichiarato domenica la portavoce di "Sand in Getriebe" Lola Löwenzahn. Gli organizzatori sono soddisfatti delle proteste. A causa però della massiva presenza di poliziotti, spray al peperoncino e manganelli, un intero corteo venerdì mattina non è riuscito ad avanzare più di 500 metri dal campo base. Il centro espositivo della fiera che voleva raggiungere era a 12 chilometri di distanza.

Biciclette elettriche, aerei e mezzi pubblici elettrici: è difficile riconoscere un'auto sul manifesto dell'Iaa, tutt’al più una elettrica. Con il titolo di “Iaa-Mobility” la fiera di quest'anno vuole dedicarsi a una mobilità orientata al futuro, digitale e a impatto zero. Per la prima volta hanno partecipato anche 70 produttori di biciclette.

Ci sono state anteprime mondiali di stampo ecologico: Bmw ha presentato un’auto realizzata al 100 per cento con materie prime rinnovabili e materiali riciclati. Ma anche se tra futuristiche auto elettriche dalla forma ovale, e illuminate da luci al neon blu, le auto con motore a combustione hanno continuato a essere presenti. Il 95 per cento delle vetture vendute oggi in Germania è ancora di questo tipo, secondo l'esperto per la mobilità di Greenpeace Benjamin Stephan.

La maggior parte dei visitatori della mostra non comprende però l'accusa di "greenwashing" che il movimento per il clima muove contro l'Iaa. Sembra loro inappropriato, soprattutto ora che l'industria automobilistica si mostra sensibile alle questioni ambientali. La stessa cancelliera Angela Merkel all’inaugurazione ufficiale si è espressa a favore della nuova veste eco-friendly dell'automotive.

Il cambiamento non basta

Ma per gli avversari dell'Iaa le auto elettriche non rappresentano di per sé un’alternativa positiva. In primis perché per costruirne le batterie sono necessarie materie prime come il litio e il cobalto, metalli spesso importati dal sud del mondo ed estratti in circostanze discutibili. Il movimento per il clima non si accontenta di un'industria automobilistica verde, pretende cambiamenti radicali verso un tipo di mobilità collettiva: una rete più ampia di trasporti pubblici gratuiti, più piste ciclabili, l’espansione dell’infrastruttura ferroviaria e la conversione dei posti di lavoro dell'industria automobilistica.

Sono molte richieste, soprattutto per l'”Autoland”: in Germania oggi sono immatricolate circa 48 milioni di auto: a fronte di una popolazione di poco più di 80 milioni, più di un'auto ogni due persone.

L'introduzione di un limite di velocità sulle autostrade tedesche è oggetto di continue e appassionate discussioni, anche in campagna elettorale. I media hanno seguito da vicino, oltre alla fiera in sé, anche le proteste, in parte grazie al comportamento repressivo delle forze dell’ordine. Inoltre, la tempistica gioca un ruolo importante: soltanto lo scorso luglio forti inondazioni hanno colpito il paese e tra poco meno di due settimane si vota per le elezioni federali.

Il dibattito sul clima che i manifestanti hanno riportato al centro dell’attualità potrebbe aiutare nelle urne i Verdi e la Linke a guadagnare voti: i programmi dei due partiti sono i più vicini alle richieste del movimento ambientalista. Resta però aperto l’interrogativo maggiore: riuscirà la politica tedesca a creare uno spazio pubblico per discutere la trasformazione della mobilità? Gli appassionati dell’auto e i suoi avversari oggi non si parlano. E devono cominciare a farlo.

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