Il giornale più influente in Germania, la Bild, ha perso la sua mente. Julian Reichelt, alla guida della testata dal 2017, è stato licenziato dai dirigenti del gruppo editoriale Axel Springer dopo che il New York Times ha rilanciato le accuse di abuso di potere che lo avevano investito in primavera rivelando ulteriori dettagli.

Allora il settimanale Spiegel aveva raccontato che Reichelt aveva approfittato della sua posizione per avere relazioni sessuali con stagiste e aveva fatto uso di droghe sul luogo di lavoro. Le accuse, che il direttore aveva respinto, gli avevano procurato un’indagine interna e una sospensione di due settimane, al termine delle quali l’editore lo aveva reintegrato non avendo «individuato nessuno spunto che potesse indicare molestie a sfondo sessuale». Reichelt aveva ammesso però di aver confuso rapporti professionali e privati.

Le testimonianze del New York Times

Nel weekend il quotidiano americano ha rivelato che la stagista coinvolta nella relazione aveva fatto una dichiarazione di fronte agli avvocati dell’editore. La giornalista ha raccontato che Reichelt nel 2016 le aveva confidato che avrebbe perso il posto se la relazione fosse diventata di dominio pubblico.

Nello stesso periodo, un’altra donna aveva denunciato le molestie subite. Il giornalista era comunque riuscito a fare carriera e diventare direttore del giornale più letto di Germania. 

Che i metodi di Reichelt fossero almeno  ambigui era oggetto di discussione pubblica da tempo. La Bild è da sempre un tabloid che mescola gossip, cronaca nera e politica generando un prodotto di infotainment che in più di un’occasione è stato accusato di ignorare le regole deontologiche della professione, soprattutto per quanto riguarda la superficialità nel lavoro e la tutela della privacy dei protagonisti delle storie di cronaca.

Ma durante l’ultimo periodo, i toni si sono fatti ancora più duri  del normale: Bild in passato si è scagliata contro l’ondata dei migranti siriani accolti in Germania e in campagna elettorale ha dato l’endorsement ad Armin Laschet, il candidato conservatore. 

Reichelt, figlio d’arte con entrambi i genitori già giornalisti della Bild, è stato a inizio carriera reporter di guerra, scalando poi prima le gerarchie della sezione online e passando poi alla direzione del giornale.

Le sue posizioni estreme non sono però riuscite ad aumentare le vendite: pur rimanendo il quotidiano più letto del paese, durante il periodo in cui è stato direttore la testata è passata da 1,8 milioni di copie vendute a 1,24 milioni. 

Il tabloid resta un punto di riferimento per la parte più conservatrice e nazionalpopolare della Germania, oltre a rappresentare il prodotto di punta del potentissimo editore: il gruppo Axel Springer ha dominato la scena dei media tedeschi dal Dopoguerra ad oggi. Oltre alla Bild possiede anche il quotidiano Welt, alcuni giornali locali cartacei e online, diversi settimanali e una rete televisiva.

Il fondatore del gruppo si era posizionato fin dagli anni Cinquanta come campione dell’anticomunismo criticando più tardi anche i movimenti pacifisti sessantottini e, ancora più tardi, ogni deriva “buonista”.

L’ultimo traguardo dell’azienda è stata la creazione di Bild-Tv, lo spinoff televisivo del tabloid, lanciato durante le ultime settimane di campagna elettorale: per avere una prova del suo potere, basta sapere che uno dei primi dibattiti tra Laschet e Olaf Scholz è avvenuto proprio in quegli studi. Ad agosto, invece, aveva perfezionato l’acquisizione del gruppo americano Politico.

© Riproduzione riservata