Merkel ha deciso sull’onda del disastro di Fukushima del 2011 di anticipare l’addio al nucleare della Germania: il risultato sono stati lauti risarcimenti alle aziende energetiche e un difficoltoso riassestamento dell’equilibrio delle forniture energetiche di un paese che ancora oggi, a un anno dallo stop, rischia di doversi rivolgere in misura maggiore al carbone
- Dopo 10 anni, la contesa è finita: la Germania pagherà 2,4 miliardi di euro a 4 società per l’uscita anticipata dal programma nucleare decisa nel 2011.
- La scelta del governo tedesco fu dettata dal disastro di Fukushima in Giappone, che ebbe una grande eco nel paese.
- Delle 17 centrali attive nel 2011 ne sono rimaste soltanto 6 e l’ultima chiuderà nel 2022. Questo porterà la Germania a produrre più energia dal carbone.
Una storia lunga quasi dieci anni. L’8 marzo 2021 il governo federale ha raggiunto un accordo con le quattro compagnie che detenevano la proprietà delle centrali nucleari tedesche, Rwe, Vattenfall, EnBW e Eon/PreussenElektra, per risolvere il contenzioso sulla chiusura anticipata decisa nel 2011, dopo l’incidente nella centrale di Fukushima in Giappone. Un evento che costrinse l’allora governo di Angela Merkel, un’alleanza tra Cdu e partito liberale (Fdp), a fare marcia indietro e ad anticipare



