Le dimissioni di Christine Lambrecht, la ministra della Difesa di Olaf Scholz, non sono cadute dal cielo. Già venerdì circolavano indiscrezioni su un passo indietro imminente. Ieri mattina Lambrecht ha rimesso il suo mandato, dopo una lunga serie di gaffe e poca capacità di incidere nel suo ministero. Il suo passo indietro apre una sfida per il cancelliere: da una parte lo toglie dall’imbarazzo di dover coprire le spalle a una ministra che non è all’altezza dell’ammodernamento di cui ha bisogno la Bundeswehr, dall’altro apre la spinosa questione della scelta del successore.

L’ex avvocata Lambrecht non sembra essere mai entrata completamente nel suo ruolo, ma ora, se vuole che la sua Zeitenwende, il cambio epocale in campo geopolitico che ha promesso con la guerra in Ucraina, abbia successo, Scholz non può permettersi altri passi falsi.

Lambrecht è una politica navigata: rieletta per cinque legislature, nell’ultima è stata prima sottosegretaria al ministero delle Finanze guidata dallo stesso Scholz, poi promossa a ministra della Giustizia, una decisione coerente con la sua formazione.

Dopo le dimissioni di Franziska Giffey ha assunto anche l’incarico di ministra della Famiglia. Durante la formazione del governo semaforo a fine 2021 hanno iniziato a circolare indiscrezioni sulle sue ambizioni ministeriali: alla fine il cancelliere le ha assegnato il ministero della Difesa, da sempre un incarico poco ambìto e costellato di difficoltà. Da parecchi anni l’esercito è stato fonte di problemi, dalla mancanza di forniture ai mezzi che non funzionano, passando per episodi poco gloriosi di neonazismo nelle truppe d’élite. I problemi si sono stratificati e nessuno dei ministri è riuscito a mettere mano allo stato della truppa.

Uno stato delle cose in parte ormai dato per acquisito, finché la guerra in Ucraina e la Zeitenwende di Scholz non hanno acceso un faro sulle disastrose condizioni della Bundeswehr. A quel punto, il dicastero ha assunto tutta un’altra centralità nei piani del cancelliere socialdemocratico, che in un primo momento ha tentato anche di coprire le spalle alla sua ministra.

Un’operazione difficile, visti i tanti passi falsi della ministra. A partire da quel volo su un elicottero del governo ad aprile 2021, quando Lambrecht ha portato con sé suo figlio: la ministra era in viaggio verso un’unità di stanza nel nord del paese. Il giorno seguente, insieme alla scorta Lambrecht si era recata sull’isola di Sylt per una vacanza pasquale.

L’ultimo episodio che l’ha messa in imbarazzo risale invece a capodanno, quando Lambrecht ha registrato un video per i suoi canali social. La ministra ha parlato della guerra in Ucraina e di come le abbia dato «l’occasione di incontrare tante persone fantastiche». Parole considerate fuori luogo e irrispettose, tanto più che il video è stato registrato all’aperto, con il sottofondo delle esplosioni dei botti di capodanno.

Il successore

(Bernd von Jutrczenka/picture-alliance/dpa/AP Images)
L’ultimo video ha reso evidente che i giorni di Lambrecht al ministero erano ormai contati, ma il suo addio apre alla difficile scelta di un successore all’altezza della sfida. I nomi più quotati sono quelli di Eva Högl, delegata parlamentare per la tutela delle istituzioni democratiche nella Bundeswehr, della sottosegretaria alla Difesa Siemtje Möller, il ministro del Lavoro Hubertus Heil e il segretario socialdemocratico Lars Klingbeil, tutti della Spd. Heil è noto per essere pratico e al suo ministero ha già raggiunto il progetto di campagna elettorale del futuro cancelliere, il salario minimo a 12 euro l’ora. I suoi traguardi lo rendono un buon candidato, ma la nomina lo costringerebbe a lasciare un grosso vuoto nella sua posizione attuale, territorio d’elezione dei socialdemocratici. Anche Klingbeil è uomo di fiducia del cancelliere, ma al suo posto è essenziale per tenere in riga il gruppo parlamentare, sensibile ai cali nei sondaggi. Högl e Möller, oltre a fornire un contributo competente, risolverebbero il problema della composizione paritetica del governo promessa da Scholz a inizio mandato: al posto di Lambrecht dovrebbe andare una donna. Diversamente, dovrebbe farsi da parte un altro membro maschio dell’esecutivo. A essere chiamato in causa è anche il capo della cancelleria Wolfgang Schmidt. Spostarlo dal suo incarico attuale alla Difesa sarebbe per Scholz un “all in”: i due lavorano insieme da quando il cancelliere era ancora sindaco di Amburgo, più di dieci anni fa. Schmidt ha seguito il suo mentore , diventando negli anni il suo alter ego. Il rapporto di fiducia è stato coronato dalla nomina a capo della cancelleria a dicembre 2021. Ora però Scholz potrebbe aver bisogno di lui per mettere a terra quella che il cancelliere vorrebbe fosse la sua eredità, la nuova identità geopolitica della Germania, sostenuta da una difesa nazionale all’altezza.

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