L’ansia di recuperare nei sondaggi (e nelle elezioni regionali) rischia di essere cattiva consigliera. I liberali tedeschi della Fdp sembrano bloccati in una spirale di risultati elettorali pessimi che li portano a irrigidirsi sempre di più sui loro temi identitari anche a livello nazionale. Un circolo vizioso da cui non riescono a uscire e in cui trascinano anche i partner di governo socialdemocratici e Verdi. 

È stato un anno da dimenticare, per i liberali: dopo una serie di consultazioni locali in cui non hanno superato la soglia di sbarramento per entrare nei parlamenti regionali, i sondaggi li danno oggi tra il 5 e il 7 per cento, dimezzati rispetto alla loro performance alle ultime elezioni politiche. 

Nonostante la situazione disastrosa, nessun membro di spicco del partito è nelle condizioni di sfidare il leader Christian Lindner, vicecancelliere, ministro delle Finanze e frontman che ha riportato i liberali al Bundestag nel 2017 dopo che la Fdp nella tornata elettorale precedente era scivolata sotto il 5 per cento. Ma, in mancanza di spazio di manovra sui volti da presentare agli elettori, i liberali non possono che puntare sui temi di riferimento. La libertà, nelle sue declinazioni più varie, su tutti gli altri.

Il concetto di libertà

Per esempio la libertà di guidare una macchina inquinante, di viaggiare senza limite di velocità in autostrada e di non installare una pompa di calore a casa propria. 

Si tratta di alcune delle ultime battaglie che il partito di Lindner ha combattuto, quasi sempre vincendole. Il più recente colpo andato a segno dal punto di vista della Fdp è il rinvio a data da destinarsi del voto sul regolamento europeo sull’addio ai motori a scoppio nel 2035. La presidenza svedese ha deciso di non sottoporre agli ambasciatori permanenti dei paesi il testo dopo che l’Italia aveva promesso voto contrario e la Germania aveva fatto capire che si sarebbe astenuta.

A capo del ministero dei Trasporti c’è Volker Wissing, un uomo di Lindner: la sua richiesta a Bruxelles di ulteriori soluzioni per l’utilizzo degli E-fuels, i carburanti sostenibili, da utilizzare anche nei motori tradizionali, ha bloccato tutto. Questo nonostante esperti, sviluppatori e persino pezzi grossi dell’automotive tedesco abbiano già ammesso che questo tipo di carburanti non avranno un ruolo di rilievo nella produzione automobilistica del futuro. 

Il rinvio, sostenuto anche da Polonia e Italia, è stato già rinominato Lex Porsche, ma Lindner – che pure è appassionato collezionista delle auto di lusso prodotte a Stoccarda – sostiene di voler soltanto difendere la «libertà tecnologica» di produttori e consumatori. La sintesi della linea liberale nel governo l’ha data lui stesso in una recente intervista: «Facciamo in modo che il paese resti su una rotta orientata dalla ragion pratica». 

Quel che è certo è che Lindner negli ultimi mesi ha spesso ricoperto il ruolo del difensore dell’antitesi alle iniziative del resto dell’esecutivo, e si candida a farlo di nuovo. È successo con la proposta dei Verdi di introdurre un limite di velocità in autostrada, respinta dai liberali, o con la loro linea dura sulla chiusura di tre centrali nucleari, mantenute in vita oltre il limite concordato per fronteggiare la crisi energetica di fine 2022.

Sta succedendo in questi giorni dopo che l’altro vicecancelliere, Robert Habeck, ministro verde per l’Economia e il Clima, ha proposto il divieto di montare nuovi sistemi di riscaldamento a petrolio o a gas dopo il 2024, privilegiando invece le pompe di calore. 

Anche in questo caso, i liberali non cedono. Il responsabile energia del partito firma un editoriale sul magazine conservatore Focus in cui promette: «Noi possiamo salvare il Suo impianto di riscaldamento dall’ideologia delle pompe di calore di Habeck».

Problemi futuri

I conflitti con Verdi e socialdemocratici non sono destinati a esaurirsi presto. Non è bastata, per raggiungere questo scopo, neanche la riunione di governo al castello di Meseberg, dove il cancelliere Olaf Scholz puntava a calmare le acque. Scholz spera di rassicurare i cittadini, preoccupati per il conflitto e la situazione economica. Ma il non detto dell’appuntamento, a cui era invitata anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, è l’auspicio del cancelliere che un po’ di fiducia e visione torni anche nel suo governo. 

Ma l’ambizione dei grandi progetti immaginati da Scholz, che il cancelliere vorrebbe vedere anche negli alleati, rischia di annegare nella meticolosità di Lindner, che nelle prossime settimane avrà l’occasione di mostrarsi più falco che mai.

All’ordine del giorno, infatti, c’è la stesura del bilancio 2024 e il ministro delle Finanze ha già attaccato briga con quasi tutti i suoi colleghi, da Habeck a Boris Pistorius della Difesa, che chiede nuovi fondi per finanziare il riarmo dell’esercito, passando per Lisa Paus, ministra della Famiglia, che vuole più denaro per l’assicurazione universale per i minori. Progetti di ampio respiro che mal si conciliano con la priorità assoluta di Lindner, il risparmio.  

C’è chi ha sospettato che il cancelliere, ripreso a raccogliere la neve di fronte al castello di Meseberg, volesse sfidare i partner di governo a palle di neve. Difficile che i risentimenti accumulati nei mesi si risolvano così facilmente. 

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