Ci siamo! O almeno, per metà: Friedrich Merz ieri ha presentato la squadra di governo per quanto riguarda i ministri cristianodemocratici. Ora manca ancora il via libera dei socialdemocratici, che stanno votando il testo del contratto di governo entro stasera a mezzanotte.

Mezzo governo

La lista dei ministri cristianodemocratici è stata presentata e ha già sollevato parecchie critiche. Merz non ha scelto esattamente le prime file del partito e il gruppo parlamentare ha preso nota che, di nuovo, il cancelliere in pectore ha voluto prendere la sua decisione in autonomia. Era già successo sulla decisione di votare una mozione sulla sicurezza nel vecchio Bundestag, quando la Cdu aveva finito per votare assieme ad AfD e di nuovo quando Merz aveva presentato al partito la propria linea sul freno al debito: a dispetto di una campagna elettorale tutta improntata all’austerità, ha deciso di eliminare lo Zero nero dalla Costituzione e ha già previsto due generosi fondi speciali a debito per difesa e infrastrutture, una inversione a U che nella Cdu non è stata particolarmente apprezzata. 

Merz inizia il suo mandato tra l’incudine e il martello, con l’imperativo di consegnare ai suoi qualche successo politico, magari sull’immigrazione, e l’obbligo di guadagnarsi una posizione di peso in politica estera: ci sono i dazi da allontanare dall’economia tedesca già in difficoltà, c’è un ruolo internazionale da riconquistare. Abbiamo messo in fila le priorità del nuovo cancelliere qui

Cina vicinissima

Vi avevamo già raccontato del caso di presunto spionaggio intorno all’ex capolista di AfD alle europee Maximilian Krah, che poi si era dovuto fare da parte per le sue dichiarazioni controverse sulle Ss. Alla fine, l’ufficio del procuratore federale accusato il collaboratore Jian G. di aver lavorato per i servizi segreti cinesi. Insieme a lui è indagata una possibile complice. Il collaboratore attraverso il suo rapporto con l’ex europarlamentare – ora deputato al Bundestag – avrebbe avuto accesso a documenti di partito e relativi ai lavori del parlamento europeo. Jian G. avrebbe trasferito oltre 500 documenti in parte catalogati come sensibili, ma si sarebbe occupato anche di raccogliere informazioni sui vertici di AfD, tra cui un dossier su Alice Weidel e uno su Tino Chrupalla.

Molte informazioni si baserebbero su conversazioni private con Krah, che nel frattempo ha preso le distanze dall’ex collaboratore, così come il resto del partito. Jian G. si sarebbe occupato anche di tenere d’occhio cinesi espatriati in Germania in quanto oppositori del governo di Pechino: un’attività che il presunto agente avrebbe svolto principalmente sui social network, presentandosi come dissidente e tentando così di ottenere informazioni. Jian G. avrebbe anche intrattenuto rapporti con un’ulteriore fonte, una donna cinese impiegata all’aeroporto di Lipsia, che gli passava informazioni su trasporti di dispositivi militari. 

Niente più memoria 

Un sondaggio pubblicato in questi giorni rivela come per la prima volta nella storia una maggioranza relativa dei tedeschi vorrebbe mettere la parola fine alla gestione della memoria del regime nazionalsocialista. Rispondendo all’indagine Memo della fondazione Verantwortung Zukunft (Responsabilità futuro), solo il 42,8 per cento degli intervistati ha risposto di ritenere importante che continui la memoria dei crimini del nazionalsocialismo. Il 38,1 per cento degli interpellati, invece, ha risposto di essere molto o abbastanza d’accordo con la proposta di “chiudere con la rielaborazione del periodo del regime nazista”. È la prima volta che sono più persone a essere d’accordo con questa affermazione che a respingerla: a essere particolarmente concordi sono persone di mezza età. I gruppi molto giovani o molto anziani e gli interpellati con un titolo di studio più alto tendevano a respingerla. 

Ma anche le altre risposte fanno pensare. Una maggioranza relativa del 43,6 per cento era d’accordo con la proposta di “occuparsi di più dei problemi contemporanei”, mentre il 44,8 per cento si dice indignato del fatto che “ancora oggi ai tedeschi vengono contestati i reati contro gli ebrei”. Preoccupante anche il calo di consapevolezza di cosa è effettivamente successo negli anni Trenta del Novecento in Germania: solo un terzo degli interpellati ha saputo spiegare cosa significasse nel contesto del periodo nazista il termine eutanasia, mentre i tre quarti delle persone non erano in grado di stimare il numero di vittime del regime. 

Gli interpellati restano critici nei confronti di AfD: quasi sei su dieci considerano il partito di Alice Weidel invotabile, il 50 per cento lo considera pericoloso per la società tedesca come lo fu la Nsdap, il 58 per cento ritiene giusto definirlo “di estrema destra”. Intanto, però, un sondaggio sulle intenzioni di voto rivela oggi come AfD consolidi un sottile vantaggio sulla Cdu: l’estrema destra resta primo partito al 26 per cento, contro il 24 della Cdu. 

Uomo al volante

Chiudiamo con la storia della scuola guida berlinese Weiberwirtschaft. L’ha fondata nel 2004 Cornelia Leuenberger per offrire alle sue clienti uno spazio sicuro dove ci sono solo insegnanti donne e si può evitare la sessualizzazione che torna sempre più spesso agli onori delle cronache. 

Non esiste infatti un riferimento a cui denunciare le molestie che tante allieve che stanno tentando di ottenere la patente devono subire. Sono stati però diversi i casi di cronaca che in tempi recenti sono sfociati in accuse giudiziarie: la scuola di Leuenberger che racconta la Zeit aggira il sessismo che subiscono spesso le donne alla guida, da istruttori e a volte anche da esaminatori. Di fronte a un allievo maschio, però, Leuenberger avrebbe preferito mandarlo altrove. «Non perché fosse uomo, ma perché non era vittima di un trauma». Prima di aprire la scuola guida, Leuenberger era terapeuta musicale e ha imparato ad applicare le conoscenze del suo vecchio lavoro al nuovo ambito per rassicurare le allieve, in modo da metterle a proprio agio. 

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